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Recovery Fund: storia, fini e dubbi

Il 2021 è stato l'anno decisivo per il Recovery Fund. Ecco la storia del piano e i dubbi che ha suscitato. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

Nella lunga storia della genesi del Recovery Fund, che poi ha trovato nel PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) il suo strumento attuativo, il 2021 è stato l’hanno delle scelte decisive. Non a caso, è saltato pure un governo.

La storia comincia molto presto, ed i dubbi, per chi ha voglia di farsi le domande, cominciano ad assumere contorni netti.

4 gennaio 2021

In pratica, la Commissione è un procacciatore di fondi con obbligo di mezzi ma senza obbligo di risultato. Se il mercato è favorevole, come in questi mesi, fa il suo lavoro e trattiene una commissione annua del 0,20%, altrimenti se ne lava le mani. Ma allora perché montare questa ingarbugliata struttura finanziaria, quando l’Italia è il terzo emittente mondiale di titoli di Stato e, in caso di difficoltà, dovrebbe comunque necessariamente intervenire la Banca Centrale, perché pure la Commissione non garantisce nulla?

Se il mercato funziona, la Commissione non serve. Se il mercato non funziona, la Commissione non serve ugualmente, perché ci vuole la Bce.

Se il buongiorno si vede dal mattino, con che tranquillità il Governo si appresta a chiedere i 127 miliardi di prestiti previsti dal Next Generation EU? Come è possibile indebitarsi tenendo segreto il tasso, sia prima che dopo l’operazione?”

6 gennaio 2021

Perfino Federico Fubini sul Corriere della Sera avanza dei dubbi.

“i politici sembrano non capire i limiti dello Stato nell’allocare risorse nella nostra epoca di grande incertezza sulle tecnologie che prevarranno domani”

11 gennaio 2021

Si discute sui contenuti del piano.

“bisognerebbe aver studiato le centinaia di pagine di documenti pubblicati dalla Commissione dal 28 maggio ad oggi. Chi lo ha fatto non può non avere evidenza che i progetti inseriti dal Governo nelle bozze fin qui circolate, potrebbero suscitare molte perplessità, come in effetti sta accadendo, se messi in confronto con le linee guida definite dalla Commissione.”

13 gennaio 2021

Di tutto questo, incredibilmente, nel PNRR non c’è traccia. Come se nel rendiconto del vostro condominio ci fossero scritte solo le spese e non anche i contributi a vostro carico.

Ci auguriamo solo che nelle prossime settimane ci sia un dibattito trasparente ed equilibrato sui veri numeri di questo viaggio verso l’incognito (ma nemmeno poi così tanto) che il nostro Paese sta per intraprendere.

8 febbraio 2021

Saremo costretti a chiudere per mancanza di personale gli ospedali che abbiamo costruito con il Recovery Plan solo due anni prima?

L’enorme differenza tra Draghi ed il duo Conte-Gualtieri è che il primo queste cose le sa, i secondi no. Oltre ad essere del tutto privi di autorevolezza e carisma sui tavoli negoziali europei.

Riuscirà Draghi a cambiare le regole del Recovery Plan e quelle del Patto di Stabilità in modo più favorevole al nostro Paese?

I precedenti non depongono a favore ma, se fallisse, le prossime elezioni rischierebbero di essere un referendum sulla UE. Ed anche queste cose Draghi (e chi lo ha messo là) le sa benissimo e forse è sufficientemente accorto e saggio da non voler correre questo rischio.

13 febbraio 2021

“A questo punto, delle due, l’una: o il Presidente “in pectore” Mario Draghi riesce a mettere in quelle caselline delle risposte che vadano bene a Bruxelles e non condannino il Paese alla recessione, oppure prepariamoci ad altri anni di stagnazione. Nel migliore dei casi.”

16 febbraio 2021

“La formula di rito del giuramento parla di “interesse esclusivo della nazione” e di conseguenza il governo del neo Presidente Mario Draghi dovrà essere in grado di affermare in modo chiaro su tutti i tavoli europei che un piano per la ripresa i cui fondi sono condizionati al soddisfacimento di quei requisiti è, puramente e semplicemente, un danno per il nostro Paese. Far rientrare dalla finestra del Recovery Plan una serie di strumenti che sono stati cacciati dalla porta, seppure sotto l’emergenza dell’epidemia, trasforma il Next Generation Ue in un cavallo di Troia.”

21 febbraio 2021

“Durante il discorso programmatico Draghi ha dedicato ampio spazio a descrivere cosa c’è e, soprattutto, cosa non c’è nel Piano presentato alle Camere il 12 gennaio dal governo Conte 2. Ma ha mancato di rispondere alle domande più inquietanti, invece poste da un efficace dossier a cura del servizio studi del Senato.”

27 febbraio 2021

“La progettazione del Next Generation UE è avvenuta finora al contrario: ci abbiamo infilato dentro di tutto, purché concorresse a raggiungere la cifra messa a disposizione.”

“cosa serve allo sviluppo del Paese? Eseguire degli investimenti in opere, ancorché di minore importo ma scelte con attenzione, finanziate con titoli pubblici leggermente più costosi? Oppure spendere importi maggiori in opere di dubbia utilità, caricandoci di un debito che dovremo comunque rimborsare, con l’aggiunta di un groviglio di burocrazia, condizioni e controlli?”

8 marzo 2021

“Abbiamo supinamente subito importanti scelte politiche relative alle destinazioni di spesa ed alle condizioni per l’ottenimento dei fondi, e da luglio al MEF stanno impazzendo per “inventarsi” progetti che incrocino le linee guida della Commissione.”

18 marzo 2021

“Quando finalmente realizzeremo che in Italia si può e si deve investire senza farsi dettare le regole da Bruxelles, restando impantanati per mesi o anni, non sappiamo quanta parte del Paese sarà ancora in piedi.”

23 marzo 2021

“Sappiamo soltanto che siamo a marzo 2021, è passato un anno dalla peggiore recessione in tempo di pace e siamo ancora alle prese con l’approvazione di uno strumento che regge su gambe giuridicamente vacillanti e, che se tutto andasse bene, dovrebbe far affluire i fondi agli Stati membri in autunno”

31 marzo 2021

“Sono stanziati ben 118 miliardi (di cui 34 già impegnati per Industria 4.0 ed altri aiuti) in 3 anni per finanziare gli investimenti del NGEU, e quelli di Bruxelles saranno solo rimborsi. Allora è meglio si facciano gli investimenti tanto attesi dal Paese senza subire i dannosi condizionamenti di una Ue che non può assolvere compiti a cui non è adatta.”

23 aprile 2021

“Ci sarà pure un motivo se il Portogallo, primo Paese a presentare oggi ufficialmente il Recovery Plan, abbia deciso di sfruttare tutti i 14 miliardi di sussidi e prendere solo 2,3 miliardi di prestiti, pur avendo disponibilità fino a 14 (il 6,8% del Pil pari a circa € 200 miliardi)?

Sempre sicuri che questo Piano diluito in 6 anni serva alla crescita, misurabile con cifre da prefisso telefonico? O serve ad altro?”

26 aprile 2021

“È stato tenuto conto che tra quelle condizioni ci sarà il rispetto del Patto di Stabilità, di per sé recessivo, quando sarà disapplicata la clausola di salvaguardia? Oggi scegliere quei prestiti sarebbe come scegliere un mutuo ipotecario rispetto ad uno chirografario solo perché il tasso è più basso. Gli stessi motivi che ci hanno tenuto lontani dal prestito del Mes.”

2 maggio 2021

“Non ci facciamo illusioni sul dibattito, pur animato, per la loro revisione. Sappiamo solo che Draghi dovrebbe dire chiaramente la verità alle famiglie ed alle imprese: il fondo per la ripresa, finanziato con le condizioni e le regole della UE, rischia di non portare sviluppo e benessere all’Italia.

E poi specificare da che parte sta, perché i dubbi sono numerosi.”

3 maggio 2021

“Ma se non ci fossero investimenti da rendicontare, frenati proprio dalle difficoltà di cui sopra, non avremmo titolo per chiedere alcun prestito. In ogni caso, tale decisione sarà probabilmente presa da un governo uscito dalle elezioni politiche del 2023.

E le valutazioni di convenienza di quel governo potrebbero essere ben diverse da quelle attuali. Chissà quale tasso avrà il BTP, chissà cosa avrà deciso la BCE, chissà cosa ne sarà della riforma del Patto di Stabilità. Troppa acqua deve ancora passare sotto i ponti per dare per certo l’utilizzo di quei prestiti.

Ecco allora la vera motivazione di un piano di investimenti così rilevante, inclusivo di tutta la quota prestiti: portare a casa oggi l’anticipo più elevato possibile (tenendoli in acconto sulle opere da rendicontare) perché “del doman non v’è certezza”.”

7 maggio 2021

“L’insistenza della Commissione sulla destinazione del denaro dell’UE verso digitale e green è probabilmente la causa dell’irritazione diffusa proveniente dalle capitali nazionali. Bruxelles sta anche spingendo i Paesi ad adottare riforme economiche e amministrative per contribuire ad aumentare la crescita e migliorare la sostenibilità fiscale a lungo termine, come concordato la scorsa estate. Alcune capitali sostengono che queste riforme siano irrilevanti per la ripresa.”

12 maggio 2021

È allora ragionevole dedurre che nessuno Stato si sia voluto legare le mani con così largo anticipo, soprattutto considerando che si tratta comunque di debiti. Ed è di ben magra consolazione sapere che potrebbero arrivare a tassi più bassi rispetto all’indebitamento emettendo titoli sul mercato, perché, come più volte spiegato, un’analisi di convenienza sensata richiede di considerare le gravose condizioni e le garanzie che assistono i debiti verso la Ue rispetto a quelli verso il mercato.

Allora perché l’Italia si è precipitata a chiedere subito tutti i prestiti, una sorta di “all in” rivolto al croupier di Bruxelles?”

18 maggio 2021

“Quindi delle due, l’una: o non riusciremo a spendere tutti i fondi in tempo utile o, se procederemo speditamente, Bruxelles potrebbe bloccarli per la presenza di episodi fraudolenti o corruttivi. Tertium non datur.”

18 maggio 2021

“Il NGEU si caratterizza per un “processo di implementazione molto lungo e complesso, il che toglie efficacia al piano”. Il mostro burocratico messo in piedi dalla Commissione rischia di costituire il muro su cui si infrangeranno tutte le successive richieste di pagamento degli Stati.”

23 maggio 2021

“Sì, purtroppo ci risiamo, dopo 10 anni dall’austerità “espansiva”, tornano a raccontarci che le tasse portano crescita. Non andrà meglio.”

30 maggio 2021

“L’ultima volta che abbiamo fatto le riforme “perché ce lo chiede l’Europa” non è finita benissimo e siamo sprofondati in quasi tre anni di recessione.”

6 giugno 2021

“I piani nazionali sono figli delle norme condivise a livello europeo. Ma queste norme pongono anche vincoli molto stringenti, ed allora tali figli potrebbero subire la stessa sorte di quelli del Conte Ugolino, quando, dopo averli visti morire di fame, la fame del Conte ebbe il sopravvento sul dolore (“…più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno…”).”

16 giugno 2021

“Il tasso dello 0,09%, ritenuto ingannevolmente conveniente, è solo un regalo agli investitori che si ritrovano a ricevere circa 30/35 punti base in più rispetto al Bund tedesco con un livello di rischio sostanzialmente equivalente.”

19 giugno 2021

“Abbiamo appaltato una fetta consistente della gestione delle nostre esigenze di tesoriera pubblica ad un’agenzia esterna, di cui subiremo le strategie di finanziamento, speriamo azzeccate, e che ci farà penare se, prima di ogni pagamento semestrale, non avremo fatto tutte le famose riforme.

Un ricatto permanente almeno fino al 2026.”

14 luglio 2021

“Si tratta di un clamoroso regalo agli investitori, perché la Commissione sta pagando agli investitori un tasso più alto rispetto al Bund tedesco pur garantendo a questi ultimi un rischio sostanzialmente identico… Ecco perché gli investitori accorrono, Il rischio è quello del Bund ma il tasso è di 50 punti base più alto. Una vera cuccagna a spese degli Stati membri.”

29 agosto 2021

“La conferma che il denaro per gli investimenti previsti non fosse un problema, la si ottiene rilevando che le rate erogate dalla Ue – sempre che si conseguano tutti gli obiettivi – saranno un mero rimborso rispetto a somme già previste in bilancio (33 miliardi nel 2021 e 118 nel triennio).

Non avere una banca centrale normale significa dover finanziare un doveroso programma di investimenti, costringendoci a sostenere un fardello di condizioni il cui peso “apprezzeremo” presto.”

5 settembre 2021

“Per il solo fatto di aver bevuto oltre la razione consentita, si dovrà tornare a morire di sete. Queste sono le regole della UE che contribuiscono a mantenere l’eurozona come fanalino di coda delle aree economiche più sviluppate.

Ma purtroppo farsi bene i conti ed evitare di sognare conduce ad essere bollati come “gelidi antipatizzanti dell’UE”.”

25 settembre 2021

“Tutta questa fretta di riformare l’Italia, mentre a proposito dell’unica riforma davvero utile che dovrebbe fare la Ue, quella del Patto di Stabilità, in settimana il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire ha parlato di “nessuna fretta. Dobbiamo essere chiari, non ci sarà un accordo sotto la nostra presidenza”.

Nel frattempo, noi dobbiamo rivoluzionare, sotto dettatura, il Paese in 100 giorni, come una repubblica sudamericana sotto la tutela del Fmi.”

27 settembre 2021

“Chi ha deciso cosa serve al Paese per crescere non è a Roma, ma a Bruxelles. E là hanno deciso, per tutti i 27 Stati membri che gli investimenti da finanziare sono quelli per il digitale, per la transizione ambientale e altre “loro” priorità. A Roma è arrivato il pacchetto: prendere o lasciare.”

28 settembre 2021

“Preferite ristrutturare la casa pagando un tasso del mutuo leggermente superiore, ma liberi da ogni ipoteca e condizionamenti, o preferite risparmiare un piatto di lenticchie e subire il condizionamento del condominio che deciderà perfino il colore delle pareti e potrebbe imporre anche la demolizione di qualche muro portante?

Se aderire al NGEU fosse il dazio da pagare per non essere lasciati in balìa della sfiducia dei mercati, preoccupati per il progressivo ritrarsi dell’azione della Bce, è bene che qualcuno lo dica chiaramente al Paese.”

14 novembre 2021

“Prima progettano con meticolosa accuratezza la gabbia del Recovery Fund e poi cominciano a lanciare grida d’allarme quando il meccanismo infernale del Pnrr rischia di stritolarli”.

(2. continua; la prima parte si può leggere qui)

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