CHE COSA E’ SUCCESSO OGGI IN BORSA A TIM
Il titolo Tim è scivolato a Piazza Affari ai minimi da oltre cinque anni e vede la sua capitalizzazione ridursi sotto i 10 miliardi di euro. Le azioni ordinarie durante la giornata hanno ceduto il 2,01% a 0,478 euro, valore che non toccava dall’agosto 2013, mentre le risparmio arretrano dell’1,4%.
COME AGCOM DI CARDANI HA STRONCATO IL PROGETTO DI VIVENDI SULLA RETE
Nel frattempo le attenzioni degli addetti ai lavori sono appuntati sulla decisione di venerdì scorso dell’Autorità per le garanzie delle Comunicazioni sulla rete. In primis, il fondo azionista Elliott. “La decisione di Agcom conferma che il progetto di Vivendi di mantenere l’intero capitale di NetCo in Tim non solo non crea valore per gli azionisti, ma è considerata insufficiente anche per un cambiamento del quadro regolatorio” ed Elliott, ha dichiarato un portavoce, “ritiene che l’attuale cda debba intraprendere senza ulteriori ritardi i passi necessari per la creazione e la separazione di una rete unica, che possa creare valore per l’azienda e i suoi dipendenti, per gli azionisti e per il sistema Paese”.
LE CRITICHE DI ELLIOTT A VIVENDI
“I recenti risultati finanziari e la decisione di Agcom – ha aggiunto un portavoce di Elliott – evidenziano che le decisioni del precedente Cda sotto il controllo di Vivendi, motivate da presunte ragioni industriali, hanno avuto come risultato un anno di distruzione di valore e di tempo perso a spese di Tim, dei suoi azionisti, e dell’intero Paese”.
CHE COSA HA STABILITO L’AGCOM SULLA RETE TIM
Ma qual è stata la decisione dell’Agcom? Lo scorporo della rete in una società ad hoc non cambia la posizione di Tim che rimane un soggetto con una significativa forza di mercato (Smp) ai fini della definizione di mercato rilevante, sia per quanto riguarda la tipologia merceologica sia in relazione al livello di mercato. Le due società alle quali viene attribuita la rete rimangono comunque controllati e NetCo al 100%.
E’ questa la conclusione a cui è arrivata l’Authority per le Comunicazioni che ha messo a punto lo schema di provvedimento con cui notificherà la sua decisione a Tim, provvedimento che ha pubblicato sul proprio sito per avviare la procedura di consultazione pubblica che durerà 45 giorni e che era già in parte stata anticipata con un comunicato lo scorso dicembre.
AGCOM BOCCIA IL PIANO VIVENDI E NON QUELLO DI ELLIOTT
L’Autorità presieduta da Angelo Maria Cardani, in sostanza, ha bocciato il piano messo a punto a marzo dall’ex amministratore delegato Amos Genish, voluto da Vivendi, quando il consiglio di amministrazione di Tim era ancora controllato dal gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré, quindi prima del ribaltone in assemblea con la vittoria di Elliott. Per questo c’è chi, nel gruppo ex monopolista, borbotta: Genish ha fatto perdere all’azienda un anno di tempo.
CHE COSA DICONO EQUITA E FIDENTIIS
Secondo Equita e Fidentiis, la decisione finale dell’Autorità, attesa entro la fine di giugno dopo il periodo di consultazione, potrebbe cambiare se Tim presentasse un aggiornamento al piano di separazione della rete con una percentuale di possesso diversa dal 100%.
I PROSSIMI PASSI DI TIM SECONDO MEDIOBANCA
Ora tutto è nelle mani del nuovo capo azienda di Tim. Il nuovo piano strategico di Tim, che l’ad Luigi Gubitosi porterà in cda il 21 febbraio, “potrebbe prendere in considerazione un passo più ampio sulla separazione di NetCo, considerando la cessione di una partecipazione nell’asset (o un cambiamento nel perimetro di NetCo)”. E’ l’idea che si fa strada tra gli analisti, cui dà voce Mediobanca, dopo la bocciatura dell’Agcom al progetto presentato a marzo dall’ex ceo Amos Genish. “Tendiamo a vedere l’aggiornamento da parte del regolatore come una spinta indiretta ad essere più aggressivi nel processo” di separazione, commentano da Mediobanca Securities e tra gli aggiornamenti potrebbe esserci anche una cooperazione o consolidamento con Open Fiber. Dopo le ‘cattive notizie’ sui conti, ricordano gli analisti, ora le attese sono per conoscere le azioni che Gubitosi intende mettere in campo e citano tra i dossier possibili “la vendita di quote in Sparkle, Persidera, Inwit che potrebbero portare 3 miliardi in cash”.
IL COMMENTO DI BANCA AKROS
“Ci aspettiamo che l’azienda cambi l’architettura proposta con una separazione più radicale che produca benefici normativi tangibili. Un ulteriore colpo al prezzo delle azioni potrebbe offrire un punto di ingresso convincente” commentano gli analisti di Banca Akros.
IL REPORT DI INTERMONTE
“Il controllo della rete è uno dei principali punti di discordia tra Vivendi ed Elliott – ricorda Intermonte – Il governo e Cdp devono chiarire il loro piano, supponendo che ne abbiano uno, così che Tim possa dire se accetta le condizioni o no. L’alternativa è andare avanti con la struttura attuale: in questo caso, pensiamo che la strategia di Tim sarà quella di estrarre i massimi ritorni da gli investimenti fatti fino ad oggi e cercare di combinarli con la tecnologia 5G”. Un ruolo più incisivo del socio Cdp in Tim è stato auspicato nei giorni scorsi anche dall’associazione dei piccoli azionisti di Tim,
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