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Tim, la rete alla Bernabé e le mire (vere e segrete) di Vivendi contro Elliott

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari

Scende in campo un pezzo da novanta come Franco Bernabé nella tenzone tra Vivendi ed Elliott che si contendono il controllo del consiglio di amministrazione di Tim.

L’ex numero uno di Telecom Italia ha criticato il progetto di Elliott di scorporo della rete, come emerge in un’intervista oggi al Sole 24 Ore. Una presa di posizione sorprendente, quella di Bernabé, per molti addetti ai lavori: “Proprio lui che aveva fortemente caldeggiato la separazione della rete a distanza di anni non ritiene più plausibile il progetto”, ha commentato il Corriere delle Comunicazioni.

Una linea più aderente a quella di Vivendi. D’altronde è nota l’avversione dell’ex numero uno di Telecom Italia per il fondo americano Elliott.

Bernabé, comunque, integra il no netto del gruppo di Bolloré allo scorporo suggerendo: “La soluzione più pratica sarebbe l’acquisto di Open Fiber, o il suo conferimento in Telecom con una valutazione che riconosca i costi finora sostenuti e l’effettivo valore dei contratti acquisiti. Fatto questo, Telecom dovrebbe garantire una totale terzietà della rete”, ha detto.

Oppure, ha aggiunto, “se non si intende vendere o conferire Open Fiber a Telecom, con la possibilità per Cdp di incrementare per questa via la quota in Telecom, una soluzione più semplice sarebbe una collaborazione tra le due reti mediante accordi che consentano a Telecom di utilizzare la rete di accesso in fibra in funzione dell’evoluzione della domanda. Questo avrebbe per Telecom il vantaggio di diminuire il fabbisogno di investimenti e per Open Fiber di aumentare i propri ricavi”.

Tra molti addetti ai lavori, l’intervista dell’ex amministratore delegato di Telecom Italia è un segnale chiaro: sarà Bernabé il riferimento della lista Vivendi alla prossima assemblea di Tim che il gruppo francese sta per chiedere con l’obiettivo di ribaltare gli equilibri nel cda ora a favore degli uomini di Elliott.

Così la prossima assemblea sarà sempre più di fatto una sorta di referendum pro o contro lo scorporo della rete e quindi il progetto del governo che al momento appare coincidente con quello di Elliott.

Ma mai dire mai: non è escluso – come già si vocifera in ambienti parlamentari – che M5S possa valutare anche l’opzione adombrata da Bernabé.

Molti nel governo, però, hanno un timore-convincimento: Vivendi ha bisogno di mantenere integra Tim perché avrebbe già di fatto un accordo di massima con Orange e Orange gradisce una società con la rete.

Alla prossima puntata della tenzone.

ECCO ALTRI BRANI DELL’INTERVISTA DI BERNABÉ OGGI AL SOLE 24 ORE

Secondo l’ex numero uno di Telecom Italia, oltre che vicepresidente di Tim in quota Vivendi, due reti sovrapposte e in competizione tra loro non consentirebbero né a Tim né a Open Fiber di procedere senza intoppi. Se è vero – ricorda il manager – che “in quasi tutti i Paesi occidentali c’è la rete telefonica e la rete della tv via cavo”, ossia esiste una doppia rete, è altrettanto vero che “in Italia però la rete alternativa non nasce per servire il pubblico della televisione – che peraltro utilizza due piattaforme alternative, il satellite e il digitale terrestre – ma insiste sullo stesso mercato servito dalla rete di Tim”.

Ecco perché Bernabé sostiene che “nella pratica è difficile che possano coesistere dato che nel mercato delle tlc i clienti li hanno Telecom e gli Olo e il processo di migrazione dei clienti a una rete alternativa rischia di essere molto lento”. Per attirare clienti “Open Fiber sarà costretta ad attuare una politica di prezzi molto aggressiva, a scapito del suo conto economico, mentre Tim sarà costretta ad accelerare la transizione verso la fibra, deprimendo il valore degli investimenti fatti nel Vdsl e aumentando l’indebitamento. Quindi, anche senza Rab, sarebbe più logico accorpare le due infrastrutture per evitare di duplicare gli investimenti”.

Secondo Bernabé, inoltre, “la soluzione più pratica sarebbe l’acquisto di Open Fiber, o il suo conferimento in Telecom con una valutazione che riconosca i costi finora sostenuti e l’effettivo valore dei contratti acquisiti. Fatto questo, Telecom dovrebbe garantire una totale terzietà della rete. Non credo però che sarà facile per gli azionisti accordarsi sui valori”. Il manager accende anche i riflettori sul futuro di Telecom al netto dell’infrastruttura: “Senza la rete Telecom diventerebbe un puro reseller di servizi, con ricavi declinanti e una struttura di costi insostenibile. Inoltre con il 5G ci sarà una sostanziale integrazione tra rete mobile e rete fissa e Telecom non potrà fare a meno della rete fissa che le garantisce di potere ampliare in accesso la fibra che serve a garantire i servizi del 5G. Credo comunque che il 5G e il potenziamento della rete Telecom renderanno ancora più difficile la sostenibilità di due infrastrutture”.

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