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Bluebell Tim

Le nuove stilettate (indirette) di Bassanini a Tim

L'articolo di Michele Arnese

“Come cent’anni fa quando si costruirono le reti in rame, la rivoluzione tecnologica richiede nuovi grandi investimenti greenfield. Con poche eccezioni (Telefónica), gli incumbent europei non possono farli: con il FttCab (fibra all’armadio) tendono a prolungare al massimo la vita della rete in rame, in un’ottica di breve periodo, anche per rinviare la svalutazione di un asset fondamentale”.

È quanto scrive l’ex ministro della Funzione pubblica, il costituzionalista Franco Bassanini, in un intervento sul quotidiano il Sole 24 Ore.

Lo spunto dell’intervento di Bassanini, ora presidente di Open Fiber, è una notizia di ieri: è entrato in vigore il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. (qui l’approfondimento di Start Magazine sulle novità introdotte dal codice)

Bassanini auspica che il Parlamento italiano recepisca al più presto la direttiva. Perché? “Nel nuovo Codice, lo sviluppo di connettività ad altissima capacità diventa così un primario obiettivo regolamentare (anche se non ancora un diritto universale), che si aggiunge ai preesistenti (concorrenza, mercato unico e tutela degli utenti). Governi e Parlamenti europei potranno dunque introdurre norme e incentivi per la promozione degli investimenti in reti ad altissima capacità. Le Autorità nazionali di regolazione dovranno tenerne conto nei loro interventi”, scrive Bassanini.

L’ex presidente della Cassa depositi e prestiti auspica un recepimento repentino della direttiva perché “l’Europa rischia di restare indietro”: “La penetrazione dell’Ftth in Corea è all’81,6%, in Giappone al 69,1%, in Cina al 61,6%, in Usa al 14,5 per cento. La media Ue è del 13,9%, l’Italia è tra gli ultimi al 2,3% (dati: Ftth Council). L’obiettivo per il prossimo decennio è per tutti il 100% o poco sotto. Per raggiungerlo, in Europa occorrerebbero 660 miliardi di euro di investimenti (dati: Bcg per Etno). Al ritmo attuale, servirebbero 25 anni: troppi!”.

Bassanini sottolinea – come ha approfondito di recente Start Magazine – che il Codice “prevede un regime regolatorio agevolato per questi operatori non verticalmente integrati e dunque attivi solo sul mercato B2B (wholesale only)”, come Open Fiber (controllata pariteticamente da Enel e Cassa depositi e prestiti.

È evidente dunque, secondo il presidente di Open Fiber, “l’intento di dare un segnale agli investitori incentivando gli investimenti verso gli operatori infrastrutturali wholesale only, che (a differenza degli incumbent) non hanno interesse a prolungare la vita del rame né a discriminare i service provider (dato che non competono con loro sui mercati residenziali)”, scrive Bassanini lanciando un’altra stilettata a Tim, seppure il gruppo ora guidato da Luigi Gubitosi non è mai menzionato nell’intervento sul Sole 24 Ore.

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