Per le big tech americane niente spauracchio antitrust.
L’8 marzo Google ha annunciato un accordo da 5,4 miliardi di dollari per acquisire la società di sicurezza informatica Mandiant.
Il progetto di acquisizione arriva mentre il colosso tecnologico di Mountain View è coinvolto in una causa del Dipartimento di Giustizia (DoJ) degli Stati Uniti. Nell’ottobre 2020 il DoJ e undici Stati Usa hanno hanno avviato una causa per violazione delle regole antitrust da parte di Google, accusata di proteggere il suo monopolio sia per quanto riguarda il servizio di ricerca che gli annunci pubblicitari.
Si tratta della più grande azione legale in oltre 20 anni portata avanti dal governo federale americano contro una big tech dalla sua battaglia con Microsoft negli anni ’90.
Tuttavia, sembra che le grandi aziende tecnologiche non lascino che la pressione dell’antitrust impedisca loro di perseguire acquisizioni.
Infatti l’offerta di Google per Mandiant è soltanto l’ultima di una serie di acquisizioni di alto valore da parte delle Big Tech americane sottolinea Axios.
Tutti i dettagli.
L’ACQUISIZIONE DI MANDIANT DA PARTE DI GOOGLE
Secondo Axios, proprio il Dipartimento di Giustizia dovrebbe rivedere l’accordo tra Google e Mandiant. Ma ci sono anche altre fusioni nel settore tecnologico che devono ricevere il via libera dall’antitrust.
I PROGETTI DI MICROSOFT, AMAZON E META
Lo scorso gennaio Microsoft ha annunciato un accordo da 68 miliardi di dollari per la società di videogiochi Activision Blizzard. Una volta conclusa la transazione, il colosso di Redmond diventerà la terza maggiore società di videogiochi al mondo per fatturato, dietro a Tencent e Sony. Si tratta della maggiore acquisizione nella storia di Microsoft.
È ancora in fase di revisione normativa l’acquisto da 8,45 miliardi di dollari dello studio MGM da parte del colosso Amazon annunciato lo scorso anno.
Tuttavia, secondo il Wall Street Journal, la Federal Trade Commission (Ftc) — l’agenzia governativa americana che si occupa di tutela dei consumatori e di prevenzione delle pratiche commerciali anticoncorrenziali — è ormai prossima alla scadenza di metà marzo per presentare ricorso contro l’acquisizione di Mgm da parte di Amazon.
Inoltre, il 15 marzo anche l’Antitrust Ue dovrebbe pronunciarsi sull’accordo. Secondo Reuters l’operazione dovrebbe ottenere il via libera incondizionato da parte delle autorità europee.
Senza dimenticare che Meta (all’epoca Facebook) ha acquistato Kustomer per 1 miliardo di dollari e Giphy per 400 milioni nel 2020. Solo pochi mesi prima che la Federal Trade Commission facesse causa alla società di social media per le acquisizioni passate, sottolinea Axios.
BIG TECH SOTTO LA LENTE DEI LEGISLATORI USA
Eppure in questi ultimi anni alcuni legislatori statunitensi si sono espressi contro il consolidamento aziendale. Dopo audizioni con i ceo delle big tech, una serie di progetti di legge sulla concorrenza stanno passando al Congresso.
La scorsa estate la commissione di giustizia della Camera del Congresso Usa ha approvato sei disegni di legge antitrust. Tra le misure approvate ce n’è una che chiederà alle società che hanno in programma fusioni o acquisizioni di dimostrare che le operazioni siano conformi alla legge, e non più che sia l’autorità antitrust a dover dimostrare la loro illegalità. Inoltre, potrebbe costringere le piattaforme a vendere alcuni rami d’azienda. Ma l’iter è ancora lungo. Il dibattito si è spostato dalla commissione alla Camera, per poi finire in Senato.
Non è chiaro dove andranno a finire una volta che passerà alla discussione dell’aula del Senato.
IL RAFFORZAMENTO DELL’ANTITRUST USA
Allo stesso tempo anche la Ftc sotto Lina Khan ha rafforzato l’applicazione dell’antitrust, portando più casi in tribunale contro società e acquisizioni.
Tuttavia, ricorda Axios che a gennaio il capo dell’antitrust del DoJ Jonathan Kanter ha avvertito di essere scettico sulle condizioni imposte dai regolatori che hanno lo scopo di “aggiustare” le fusioni e cercherà invece di bloccare accordi che potrebbero ridurre la concorrenza.
“Le voci che vogliono il blocco delle acquisizioni semplicemente perché l’acquirente è una società Big Tech rimarranno probabilmente deluse”, ha detto ad Axios il fondatore e ceo di Chamber of Progress Adam Kovacevich. “Non è così che vengono valutate le fusioni di questo tipo”.
IN FUMO L’ACQUISIZIONE DI ARM DA PARTE DI NVIDIA
Infine, il colosso statunitense Nvidia ha abbandonato l’acquisizione da 40 miliardi di dollari del chipmaker britannico Arm dopo che la Ftc ha presentato causa per bloccare l’accordo.
“Ma ciò significa che le aziende procedono comunque con le fusioni aspettandosi di combattere le autorità di regolamentazione e di correre il rischio in tribunale”, ha concluso Kovacevich ad Axios.