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Softbank Nvidia Arm

SoftBank getta la spugna sulla vendita di Arm a Nvidia

Nvidia ha annunciato di aver abbandonato l'acquisizione del chipmaker britannico Arm, di proprietà di SoftBank. Il conglomerato giapponese pensa ora alla quotazione per la controllata

 

Alla fine SoftBank e Nvidia hanno mollato sull’operazione Arm.

Il gruppo tecnologico giapponese SoftBank ha abbandonato il progetto di vendita della controllata britannica Arm, specializzata nei microchip, all’americana Nvidia per una serie di “ostacoli regolamentari significativi” hanno annunciato le società in una nota congiunta.

Di conseguenza Softbank ha annunciato l’intenzione di quotare nuovamente Arm entro il primo trimestre del 2023.

Si sgretola quindi un contratto record per il settore valutato come fino a 80 miliardi di dollari. L’accordo valeva fino a circa 40 miliardi di dollari quando è stato annunciato a settembre 2020, ma è aumentato con il decollo delle azioni di Nvidia.

Questa doveva essere la più grande fusione mai realizzata nel settore dei semiconduttori. Ma è stata colpita da ostacoli normativi e dall’opposizione del settore. A dicembre la Ftc, l’agenzia federale statunitense che si occupa di difesa dei consumatori e questioni antitrust, ha citato in giudizio Nvidia per bloccare l’operazione, sostenendo che i progetti di Arm sono fattori chiave per la concorrenza tra Nvidia e i suoi rivali. A novembre la Competition & Markets Authority (Cma), l’autorità antitrust britannica, aveva avviato un’indagine approfondita sull’acquisizione. Senza dimenticare che a ottobre anche l’Ue ha aperto un’indagine antitrust sull’operazione per valutare “possibili effetti distorsivi sul mercato e la concorrenza nel settore”.

Tutti i dettagli.

NIENTE ACQUISIZIONE

SoftBank e Nvidia hanno affermato di aver accettato di annullare l’accordo a causa di “significative sfide normative che impediscono il completamento della transazione, nonostante gli sforzi in buona fede delle parti”.

NUOVO CEO PER ARM IN VISTA DELL’IPO

Allo stesso tempo, Arm ha nominato un nuovo ceo con l’obiettivo di guidare l’azienda britannica verso una quotazione pubblica prima di marzo 2023.

Arm ha dichiarato in una dichiarazione separata di aver nominato Rene Haas per sostituire Simon Segars come amministratore delegato e membro del consiglio, con effetto immediato. Veterano dell’industria dei chip, Haas è entrato in Arm nel 2013 e prima ha lavorato sette anni in Nvidia.

I CONTI DI SOFTBANK

Il gigante degli investimenti giapponese ha dichiarato che riconoscerà come profitto nel quarto trimestre un break-up fee di 1,25 miliardi di dollari da Nvidia, rivela il Ft.

Softbank ha quindi diffuso i conti del terzo trimestre dell’anno fiscale ’21-’22 chiuso con un utile in netto calo a 29 miliardi di yen (-97,5% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente).

PERCHÉ TUTTA QUESTA AGITAZIONE SU ARM

Fondata nel 1990 in Inghilterra, Arm è specializzata in microprocessori con una quota di mercato globale schiacciante nel settore degli smartphone. I suoi chip, prodotti su licenza, si trovano anche in innumerevoli sensori, oggetti collegati e servizi cloud (remote computing).

Ha sede a Cambridge, ma ha anche uffici in tutto il mondo, inclusa una joint venture a Shenzhen, in Cina. SoftBank Group aveva acquistato il 100% di Arm nel 2016 per circa 31 miliardi di dollari.

Arm è uno dei principali fornitori di tecnologia dell’architettura per la maggior parte delle aziende di semiconduttori.

Le tecnologie di Arm sono utilizzate da aziende che producono chip semiconduttori e prodotti correlati, in concorrenza con Nvidia. Secondo Cnbc, le sue architetture di chip ad alta efficienza energetica sono utilizzate nel 95% degli smartphone del mondo e nel 95% dei chip progettati in Cina. Arm stima che il 70% della popolazione mondiale utilizzi la tecnologia basata su Arm.

IL COMMENTO

Come sottolinea Axios, Nvidia, che è tra le società che vendono chip basati sui progetti di Arm, aveva promesso di mantenere il modello di licenza aperto dell’azienda britannica, ma ciò non è bastato a dissipare i timori di una concorrenza limitata.

Il fallimento dell’accordo sottolinea ancora una volta la difficoltà che le aziende devono affrontare nel convincere i regolatori antitrust e i governi a dare il via libera ai grandi accordi tecnologici, in particolare nel settore dei semiconduttori.

Questa acquisizione sarebbe andata in porto ben tre anni dopo che Qualcomm aveva rinunciato ai suoi sforzi per acquistare NXP Semiconductors, anche a causa del contraccolpo normativo. Ma è andata in fumo. Così come è sfumato un accordo da 5 miliardi di dollari tra Taiwan GlobalWafers e il fornitore di chip tedesco Siltronic la scorsa settimana. Le autorità di regolamentazione tedesche non l’hanno approvato in tempo.

 

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