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leopard 2a8

Perché Leonardo ha mollato la tedesca Knds. Avanti tutta con Rheinmetall?

Leonardo ha annunciato lo stop alle trattative per l'alleanza con Knds a sei mesi dall'annuncio dell'avvio della stessa con l’obiettivo di arrivare a una collaborazione per la fornitura dei carri armati Leopard 2 all’Esercito italiano. In pole position Rheinmetall per il Mbt?

Non nascerà nessun “vero gruppo di difesa europeo” per costruire la nuova generazione di carri armati da Leonardo e Knds.

Ieri il colosso della difesa italiano e il gruppo nato dell’aggregazione di Kmw e Nexter, due dei principali produttori europei di sistemi terrestri militari con sede in Germania e Francia, hanno abbandonato le trattative per formalizzare una partnership “per definire una configurazione comune per il programma Main Battle Tank dell’Esercito Italiano e per sviluppare una più ampia collaborazione industriale”.

L’alleanza era stata annunciata il 13 dicembre 2023 dopo che i produttori europei avevano firmato un accordo per sviluppare una “cooperazione più intensa” per collaborare alla prevista fornitura da parte di Roma di 133 carri armati Leopard 2A8 per l’Esercito Italiano per una commessa da 8 miliardi di euro. Il carro armato Leopard è prodotto da KMW, la filiale tedesca di KNDS, e Rheinmetall.

Prima il comunicato di Knds, poi quello di Leonardo, hanno messo la parola fine al negoziato per l’alleanza nei carri armati.

All’epoca, l’impegno delle due parti riguardava anche la cooperazione sul futuro Main Ground Combat System (Mgcs) franco-tedesco: con la partecipazione italiana trainata da Leonardo l’ingresso nel programma Mgcs si prospettava più concreto, come auspicato dalla Difesa italiana: “L’acquisizione di carri Leopard di nuova generazione creerà condizioni vantaggiose per l’espansione della partnership al programma di sviluppo del futuro MBT europeo”.

Non è ancora chiaro quindi se la decisione di porre fine alla cooperazione con Knds impedirà a Leonardo di diventare un partner industriale nello progetto franco-tedesco.

E adesso? La rottura del Knds-Leonardo potrebbe annullare l’acquisto del carro armato italiano Leopard 2, scriveva ieri Defense News. Ma la Difesa ha espresso il requisito e lo scorso febbraio la Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha approvato il programma d’acquisto.

Tutti i dettagli.

L’ANNUNCIO DI KNDS RIGUARDO IL NEGOZIATO CON LEONARDO

In un annuncio a sorpresa, Knds ha affermato che la società “non è più in trattative con Leonardo in merito a una potenziale partnership”, relativa all’ultima versione della piattaforma e a un requisito italiano per un sistema di sistemi per la fanteria pesante.

Dal punto di vista operativo, ciò avrebbe dovuto assumere la forma di un ulteriore sviluppo e produzione congiunti del carro armato Leopard 2 A8 per un programma di approvvigionamento del Ministero della Difesa italiano e di una collaborazione nel programma di approvvigionamento italiano per un veicolo da combattimento di fanteria.

LE PAROLE DEL CEO HAUN

Nella nota, il ceo di Knds Frank Haun, ha dichiarato: “Con 18 paesi europei utilizzatori, il Leopard 2 è il carro armato standard del nostro continente e della Nato. È più importante che mai salvaguardare questo standard, che fornisce un contributo significativo all’interoperabilità e alla potenza di combattimento congiunta degli eserciti europeo e della Nato. Le parti non sono riuscite a trovare un accordo sulla configurazione e di conseguenza anche le trattative sulla partecipazione strategica di Leonardo a Knds sono fallite. Eppure Knds continua a impegnarsi a sostegno dell’Esercito Italiano”.

LA POSIZIONE DI LEONARDO SULLA FINE DELLE TRATTATIVE CON KNDS

Poco dopo la dichiarazione di Knds, anche Leonardo ha diffuso il proprio comunicato stampa.

“Nonostante gli sforzi intrapresi”, le trattative con il Knds “al fine di definire una configurazione comune” per il principale programma di carri armati dell’Esercito italiano e “per sviluppare una più ampia collaborazione industriale” sono state “interrotte”, indica la società di Piazza Monte Grappa senza ulteriori dettagli.

Allo stesso tempo, Leonardo “conferma il proprio impegno nel fornire all’Esercito Italiano una soluzione performante, interoperabile e aggiornata, che soddisfi le esigenze attuali e rimanga ben posizionata per gli sviluppi futuri verso il Main Ground Combat System, anche attraverso la cooperazione con altri qualificati partner internazionali”.

Ma come?

LE RIPERCUSSIONI POLITICHE

Certo è che da parte della franco-tedesca Knds c’è “una chiusura netta. Chiaramente, la rottura ha avuto l’avallo dell’esecutivo. Stando a quello che risulta a Repubblica, la presa di posizione di Krauss Maffei è stata sostenuta dalle autorità di Berlino e ha creato irritazione nel governo Meloni”, ha osservato Repubblica.

RETROSCENA

Prima di capire i possibili prossimi passi, come si è arrivati alla rottura?

“In questa fase stiamo valutando solo strategie tecnologiche”, ma “non è impossibile” prendere in considerazione eventualmente un possibile ingresso nel capitale di Knds”, aveva spiegato a marzo il numero uno di Leonardo, Roberto Cingolani.

Ed è proprio sulle definizioni delle strategie tecnologiche, ovvero la cosiddetta italianizzazione del carro, che l’intesa si è incrinata.

Leonardo puntava ad aggiungere quanti più equipaggiamenti nazionali sul mezzo, che doveva essere assemblato presso il suo stabilimento a La Spezia, in Italia, ma l’annuncio a sorpresa di Knds martedì indicava che Leonardo voleva più input di quanto Knds fosse disposto a offrire, scrive Defense News.

Come riportava il giorno prima Agenzia Nova, “la parte italiana vorrebbe che una buona parte dei nuovi carri fosse realizzata dalle industrie italiane: in particolare, la torretta dalla ex Oto Melara, l’elettronica da Leonardo e magari perfino lo scafo da Iveco Defence Vehicles. I tedeschi invece vorrebbero concedere alla parte italiana al massimo la fornitura di alcune componenti e, secondo alcune fonti, chiederebbero un accordo preliminare tra Leonardo e Iveco. Secondo quanto si apprende, Leonardo considererebbe queste condizioni inaccettabili ed è proprio il mancato scioglimento di questo nodo che avrebbe bloccato anche le trattative sull’acquisizione di Iveco Defence Vehicles da parte della ex Finmeccanica.” (Qui l’approfondimento di Startmag: Leonardo compra Iveco Defence (Exor), chi brinda di più?).

COSA HA DECISO LA DIFESA ITALIANA

Quindi ora l’Italia non comprerà più i Leopard 2 A8, come annunciato la scorsa estate dalla Difesa?

Lo scorso 24 gennaio il governo aveva trasmesso alla Commissioni Esteri e Difesa del Senato e alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 13/2023, per l’acquisizione da parte dell’Esercito Italiano del carro armato Leopard 2 A8 da affiancare alla flotta “Ariete” in versione ammodernata C2/C3, come previsto dal Dpp 2023-2025 redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto.

Nello specifico, il nostro paese prevede di acquisire 132 carri armati da combattimento Leopard 2A8IT e fino a 140 veicoli di supporto aggiuntivi come parte di un programma in due fasi, valutato a un costo stimato di 8,2 miliardi di euro e destinato a durare fino al 2037. Il programma è concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale, di presumibile avvio nel 2024 e della durata complessiva ipotizzata di 14 anni (fino al 2037). La prima fase (2024-2026) riguarda lo sviluppo, la produzione delle pre-serie e l’omologazione delle piattaforme.

Infine, anche se il programma riguarda l’acquisizione di mezzi già esistenti e individuati, di produzione tedesca, la scheda illustrativa del Parlamento rileva che la sua realizzazione avrebbe un positivo impatto sulle PMI italiane, creando un indotto orientato alla crescita tecnologica e del know how e al conseguimento di una maggiore competitività.

ENTRA IN GIOCO RHEINMETALL?

Ma la rottura dei colloqui tra Knds e Leonardo avrà delle ripercussioni sul prossimo Mbt italiano.

“Vista la situazione, la parte italiana avrebbe aperto un dialogo con Rheinmetall, che sta completando lo sviluppo del nuovo carro da battaglia Panther Kf51, un mezzo ancora non entrato in servizio, più potente e performante del Leopard. La dirigenza di Rheinmetall sarebbe più disponibile a prendere in considerazione almeno parte delle richieste degli italiani” rilevava Agenzia Nova.

D’altronde, proprio il colosso della difesa tedesco si è posizionato da tempo in prima fila per rispondere alla sfida del rinnovamento della componente terrestre e in particolare al segmento dei mezzi pesanti e corazzati del nostro paese.

“Noi ci offriamo di costruire in Italia e insieme ai campioni nazionali dell’Industria della Difesa il più grande polo terrestre Europeo che permetterà all’Italia di essere protagonista non solo nella dimensione avionica e navale ma anche nella componente tecnologica terrestre”  aveva rilanciato Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia, in audizione presso la commissione Difesa della Camera il 29 novembre.

Anche Pietro Batacchi, direttore di Rid, è convinto che “il candidato più credibile sembra essere proprio il Panther, svelato da Rheinmetall nel 2022 nel corso di Eurosatory: carro che nasce su requisiti multidominio, predisposto per l’integrazione con droni e loitering, con un peso che più o meno potrebbe essere quello giusto e che offre ottimi margini di crescita.”

LE RIPERCUSSIONI SUL PROGRAMMA AICS

Ma la rottura dei colloqui tra Knds e Leonardo solleva interrogativi anche su altri programmi terrestri, come il già citato Mgcs e l’Aics.

Il comunicato dello scorso dicembre sull’alleanza strategica tra Leonardo e Knds rammentava infatti che “il Ministero della Difesa italiano sta attualmente lavorando a due importanti programmi per il rinnovamento delle proprie Forze terrestri: l’approvvigionamento di Leopard Mbt e dei veicoli di supporto, oltre che di nuovi Veicoli da combattimento di fanteria (IFV) conosciuti con il nome Aics e di sistemi di supporto al combattimento”.

Il Dpp per la Difesa per il triennio 2023-2025 ha ufficializzato la previsione di spesa di 15 miliardi per l’acquisizione di un sistema di sistemi per la fanteria pesante (A2CS), incentrato su piattaforme sia combat (Armored Infantry Fighting Vehicle – Aifv) sia di supporto. Per quest’ultimo programma dell’esercito, fino allo scorso anno era previsto un fabbisogno complessivo di 6 miliardi, quindi nel nuovo Dpp la spesa raddoppia.

Secondo Defense News, Leonardo e l’italiana Iveco Defence Vehicles stanno attualmente selezionando un partner europeo con cui lavorare sul cosiddetto programma A2CS, con candidati tra cui Knds, che proporrebbe il suo veicolo cingolato Boxer come base di riferimento, mentre Rheinmetall ha offerto il suo Lynx.

Ma dopo l’annuncio di ieri, la collaborazione con Knds sul programma A2CS si allontana. “Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dal veicolo Cv-90 “evoluto” prodotto dalla britannica Bae Systems, Ma in pole position c’è Rheimetall”, segnala il Sole 24 Ore.

CHE NE SARÀ DELL’INGRESSO DELL’ITALIA A BORDO DEL CARRO ARMATO EUROPEO DEL FUTURO MGCS?

Infine, come già anticipato, la rottura tra Knds e Leonardo potrebbe anche avere conseguenze per l’auspicata adesione dell’Italia nel programma franco-tedesco per il carro armato europeo del futuro Main Ground Combat System (Mgcs).

Lo scorso 26 aprile il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu e l’omologo tedesco Boris Pistorius hanno firmato a Parigi l’accordo sul programma di realizzazione del Mgcs. Parigi e Berlino hanno avviato così la prima fase di sviluppo del programma Mgcs, lanciato dai due paesi nel 2017 (insieme al parallelo Fcas per il caccia di sesta generazione).

Secondo la filiale francese di Knds, il progetto societario tra le società di difesa Knds, Rheinmetall e Thales per lo sviluppo di un futuro carro armato da battaglia per Germania e Francia rimarrà per ora chiuso agli altri azionisti, riportava Defense News. Alla luce di ciò, risulta ancora più arduo intravedere a breve l’ingresso della compagine industriale italiano a bordo del Mgcs.

Nel frattempo, il 29 aprile il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il suo omologo francese avevano firmato una lettera di intenti per la creazione di un polo industriale europeo della difesa nel dominio terrestre. Segno che l’intenzione politica di rafforzare l’industria della difesa europea attraverso una maggiore cooperazione le industrie nazionali c’è, ma deve far comunque fronte agli interessi nazionali industriali.

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