Alta tensione fra governo e opposizioni. E anche all’interno della maggioranza. E’ questo lo stato dell’arte sulla ratifica italiana del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità.
La posizione di Palazzo Chigi mira in sostanza a far rientrare la decisione sul Mes in un pacchetto che comprenderebbe il Fondo europeo di risoluzione delle banche e il bilancio comunitario. Secondo alcuni, non comprenderebbe, invece, l’assicurazione europea dei depositi e la competitività, che invece sarebbero menzionate, secondo altri, come misure che verrebbero richieste dal governo alle quali subordinare la condivisione (con quali contenuti?) del Mes.
Sulle incognite procedurali del Mes si è interrogato Angelo De Mattia, per anni al vertice della Banca d’Italia come segretario particolare dell’ex governatore Antonio Fazio, e ora editorialista di cose finanziarie ed economiche: “Quando dall’esecutivo si afferma che non esiste alcun automatismo relativamente alle conseguenze (innanzitutto la ristrutturazione del debito) scaturenti dal non assolvimento, da parte di un Paese, delle condizioni per ottenere prestiti dal Mes, deve essere chiarito comunque quel che succede, pur in assenza di automatismi, relativamente all’erogazione del finanziamento richiesto. Insomma, non può sussistere, da un lato, l’ottemperanza all’obbligo di ristrutturare il debito e, dall’altro, poiché non vi sarebbe l’automatismo, il nulla. Si riproporrebbe, mutatis mutandis, la troika?”, ha scritto nei giorni scorsi su Mf/Milano Finanza: “È, questo, un punto fondamentale, perché, se per una via o per l’altra, ancorché non in forma automatica si arriva all’esigenza della ristrutturazione del debito, allora bisogna dire che se non è zuppa, è pan bagnato: sarà un formalismo che tenta inutilmente di nascondere la sostanza”.
“Sarebbe veramente un’operazione sadomasochistica aggiungere all’inaccettabile regolamento del Mes un’eventuale normativa, altrettanto inaccoglibile, che rende rischiosi i titoli pubblici, ab immemorabili ritenuti privi di rischi. Il debito pubblico sarebbe aggredito, da un lato, con la prospettiva della sua ristrutturazione e, da un altro, con il rendere non più privi di rischio i relativi titoli. Una prova maggiore di insipienza non si potrebbe dare. Così come è, il Mes non può essere sottoscritto, anche perché sarebbe estremamente difficile ottenere la ratifica del Parlamento italiano, considerate le posizioni sinora espresse al riguardo”, ha concluso De Mattia.
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