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Ecco come si muoverà il governo su Tim e Open Fiber

Le parole di Di Maio, l'emendamento della maggioranza, le tensioni nel cda di Tim per il dopo Genish. Tutte le ultime novità su Tim, Open Fiber e i progetti del governo per una rete unitaria. Lo speciale di Start Magazine con fatti, analisi e approfondimenti

CHE COSA HA DETTO DI MAIO SU TIM E LA RETE

“Su Tim noi siamo impegnati a creare un player unico della connettività, vedremo cosa succederà in Tim, quello che succede in Tim è un’operazione di mercato. Quindi noi non interferiamo”. E’ quello che ha detto questa mattina il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. “La nostra ambizione è creare un player unico che consenta di fare arrivare la connessione a tutti gli italiani”. Se a maggioranza pubblica o privata “lo vedremo nei prossimi giorni”, aggiunge Di Maio rispondendo ai giornalisti, quindi non escludendo – anzi – un ruolo preminente per la Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro, come peraltro da tempo invocato dal fondo Elliott, che ha la maggioranza nel consiglio di amministrazione dell’ex Telecom Italia e che domenica 18 novembre eleggerà Luigi Gubitosi amministratore delegato al posto di Amos Genish.

COME SI MUOVE IL GOVERNO

Il governo accelera davvero comunque. La norma per la rete unica tra Tim e Open Fiber è pronta. A sorpresa ieri mattina, come anticipato online dal Sole 24 Ore, è stato presentato un emendamento al decreto fiscale in commissione Finanze al Senato. L’emendamento è stato depositato dal relatore del Movimento 5 Stelle, Emiliano Fenu.

ECCO GLI OBIETTIVI DELL’EMENDAMENTO SU TIM E OPEN FIBER

L’emendamento prevede, in particolare, l’inclusione della «forza lavoro dell’impresa separata» tra i fattori da considerare per determinare la remunerazione degli investimenti. Con il conseguente rischio di aggravi sulle tariffe all’ingrosso e a cascata sui prezzi finali, chiosa il Sole.

DUE LE STRADE INDICATE

Due le strade indicate dalla norma che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche. L’Authority per le comunicazioni, nell’imporre in via estrema la separazione funzionale della rete (potere già oggi esistente), può valutare che ci sia una mancanza di effettiva concorrenza «anche in relazione al livello di autonomia dei concorrenti rispetto all’infrastruttura dell’impresa verticalmente integrata con significativo potere di mercato». E soprattutto può «indicare uno schema di eventuale aggregazione volontaria dei beni relativi alle reti di accesso» di diversi operatori.

L’IPOTESI ALTERNATIVA

L’ipotesi alternativa è che siano le società interessate – in questo caso Tim e Open Fiber – a proporre spontaneamente l’aggregazione in una società che operi solo all’ingrosso e che appartenga «a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi». In entrambi i casi l’Authority, nell’imporre, mantenere, modificare o revocare gli obblighi regolamentari esistenti, «determina adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito», formula che dovrebbe preludere al modello Rab (regulatory asset base). Il passaggio più delicato è quello in fondo.

LA QUESTIONE DELLE TARIFFE

Nel determinare tariffe incentivanti, l’Authority tiene conto tra gli altri elementi «del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite», delle «migliori pratiche» ma – anche – «della forza lavoro dell’impresa separata» (ossia, specifica la relazione illustrativa, «degli impatti dell’operazione di aggregazione in termini occupazionali»).

VERSO LA SUCCESSIONE A GENISH IN TIM

Intanto, proseguono i contatti tra i 10 consiglieri espressi da Elliott nel cda di Tim per convergere sul nome dell’amministratore delegato che sostituirà Amos Genish, silurato dal fondo Elliott e difeso dai francesi di Vivendi, che sono comunque il maggior azionista di Tim anche se non controllato il cda. Sarà eletto oggi Luigi Gubitosi, già numero uno di Wind e Rai, attuale commissario Alitalia; incarico in scadenza e che lascerà.

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