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Putin Germania

Che cosa cela il fervore poco trumpiano della Germania di Merkel su Cina e Huawei

Tutti gli intrecci industriali che legano la Germania alla Cina. Il caso Huawei e non solo. Come e perché Merkel non è trumpiana: con il Recovery Fund punta a risollevare la domanda europea? Fatti, numeri, analisi e scenari

 

Tre tweet riescono meglio di altri a fotografare la situazione attuale dell’Europa rispetto ad un dossier chiave come Huawei:

Il primo tweet, com l’immagine della visita di lunedì scorso del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo a Londra, ha il merito di evidenziare l’allineamento in extremis della Gran Bretagna agli Usa, che sono riusciti a convincere l’alleato d’oltreoceano a rinunciare alla decisone iniziale di concedere ad Huawei di partecipare parzialmente alla realizzazione del 5G.

Il secondo tweet è di un utente qualsiasi che ha ritwittato la notizia della giornata, ossia la decisione della Francia di sottoporre la realizzazione del 5G ad un regime di licenze che pare pensato apposta per tagliare fuori Huawei almeno fino al 2028. Grandeur o non grandeur, la Francia segue gli Usa quando si tratta di un argomento delicato come la sicurezza delle telecomunicazioni? Si vedrà se i dettagli della decisione francese confermeranno questa impressione.

Il terzo tweet è di un giornalista molto famoso che ricorda come ci sia ancora una rilevante eccezione in Europa riguardo Huawei, ed è la Germania, dove Wolfgang Munchau – editorialista del Financial Times – rammenta che nonostante una decisione sia attesa per settembre, la cancelliera Angela Merkel sembra orientata a non seguire l’esempio del collega britannico.

COSA FANNO DEUTSCHE TELEKOM E HUAWEI

D’altronde i rapporti fra aziende tlc tedesche e Huawei sono consolidati e si sono ulteriormente rafforzati. Deutsche Telekom e Huawei sono convolate a nozze (industrialmente parlando) siglando un accordo che ne cementava la collaborazione, come ha svelato giorni fa Politico. L’accordo risale a maggio del 2019 e contiene alcune clausole che, col senno di poi, possono apparire sorprendenti. Quasi prevedendo il bando che il governo usa ha imposto lo stesso mese ai fornitori americani nei confronti di Huawei, quest’ultima siglava con Deutsche Telekom un’intesa che la metteva al riparo proprio dalle conseguenze di decisioni simili, i cui costi in base all’intesa sarebbero stati infatti sostenuti dall’operatore telefonico (qui l’approfondimento di Start sulla base dell’articolo di Politico).

LE ECONOMIE UN PO’ INTEGRATE FRA GERMANIA E CINA

Nell’interrogarsi sui motivi per cui la Germania nicchia su Huawei, può essere sufficiente dare uno sguardo ai dati recenti dell’Ufficio federale di statistica (Destatis) Dati che mostrano come sia arrivato a ben 205,7 miliardi di euro l’interscambio commerciale tra il Paese leader del Vecchio Continente e l’aspirante egemone globale che, nella terra di Angela Merkel, ha ormai superato le posizioni di antichi partner come gli stessi Stati Uniti (190,1 miliardi).

I RAPPORTI COMMERCIALI

Parlare di rivoluzione non è imprudente, considerato che nel 1980 la Cina si trovava al 35mo posto nella classifica dei partner commerciali della Repubblica Federale. Si tratta peraltro di una rivoluzione benefica per entrambi, visto che la partita delle importazioni dalla Cina alla Germania (che nel 2019 hanno raggiunto i 109,7 miliardi di euro, con un incremento del 3,4 per cento rispetto all’anno precedente) è più o meno equivalente a quella dell’export tedesco verso l’ex impero di mezzo,

LE RELAZIONI GERMANIA-CINA

Quei dati record dell’interscambio sono tutto fuorché un mistero, essendo il frutto – come ha spiegato ancora l’IW – da un lato della presenza più che consolidata in Cina dei produttori tedeschi di macchinari, automobili e loro parti e di prodotti chimici, ossia di quel che mamma Deutschland sa fare da sempre meglio di altri, e, dall’altro, delle quote di mercato raggiunte dai produttori cinesi in settori come l’elettronica o il tessile, per tacere di quel ramo –smartphone e apparecchiature di rete – in cui Pechino punta ormai alla leadership globale.

DOSSIER AUTO

I rapporti nella filiera delle auto, oltre agli interscambi commerciali dello stesso settore, sono emblematici fra Cina e Germania, come evidenziano gli ultimi dati: “I produttori tedeschi di auto premium hanno recentemente evidenziato un forte rimbalzo delle vendite cinesi dopo la riapertura delle fabbriche e delle concessionarie di auto nel mese di marzo. BMW ha recentemente riportato un aumento del 17% rispetto all’anno precedente delle vendite dei suoi veicoli a marchio BMW e Mini in Cina nel secondo trimestre, compensando in parte il forte calo del primo trimestre”, ha scritto il Wall Street Journal.

I TIMORI DELLA GERMANIA

La speranza della Germania di mantenere intatti i livelli occupazionali del settore auto in è legata all’efficacia dei vari pacchetti congiunturali: non solo quelli varati e in parte già applicati dal governo tedesco ma anche quelli degli altri Stati e il Recovery Fund dell’Ue: “L’intreccio assoluto delle filiere rende l’industria dell’auto tedesca dipendente dall’andamento delle economie dei paesi partner, in Europa e in Asia, oltre che dai mercati di sbocco dei prodotti”, ha sottolineato Pierluigi Mennitti da Berlino per Start Magazine.

GLI INTRECCI ECONOMICI

Gli intrecci economici della Germania in Asia inviperiscono Trump: “La Ostpolitik di Berlino verso Pechino (e verso Mosca, come nel caso del gasdotto Nord Stream 2) è uno dei principali motivi di irritazione del presidente Trump nei confronti della leadership tedesca”, ha ricordato di recente Federico Punzi, direttore di Atlantico Quotidiano.

L’ANALISI DI MUNCHAU

E anche sul 5G la Germania si pone di fatto in una posizione terza al momento, come rimarca l’editorialista del Financial Times, Munchau, nella sua nota su Eurointelligence: “Gli ultimi commenti di Angela Merkel suggeriscono che la Germania potrebbe prendere una strada diversa. Ieri la Merkel ha affermato che Hong Kong non è stata una ragione per interrompere le relazioni economiche con la Cina”.

LO SCENARIO PER LA GERMANIA

Germania e Cina sono dunque accoppiate da relazioni profonde e mutuamemte soddisfacenti, che non lasciano intuire una decisione contraria a Huawei da parte del governo tedesco il prossimo settembre. Ma non sarà una decisione senza prezzo, perché arriverà al costo della perdita dell’unità dell’Alleanza Atlantica in un momento in cui le relazioni tra le due sponde dell’oceano – e tra Berlino e Washington in particolare – sono ai minimi storici.

GLI ATTRITI FRA USA E GERMANIA

Se la Germania deciderà di concedere almeno uno strapuntino ad Huawei nella grande torta del 5G (e facendo mugugnare non poco i Servizi segreti tedeschi che su questo sono stati chiari), non si assisterà ad altro che all’ennesima puntura di spillo tra due alleati tra i quali le relazioni – tra sanzioni al NordStream, moniti sulle spese Nato e ritiro ex abrupto delle truppe USA stanziate in Germania – sono ormai ridotte ai minimi termini.

COME NASCE IL RECOVERY FUND PER LA GERMANIA

In tema di scenari, c’è chi intravvede nelle ultime mediazioni merkeliane che hanno portato all’accordo sul Recovery Fund un obiettivo che si basa su una preoccupazione: con l’ineluttabile affievolimento dei legami di alcuni Paesi europei con la Cina, con un’economia mondiale non più scoppiettante e con un’America non troppo attenta al futuro dell’Europa, è bene soprattutto dal punto di vista economico che la Germania possa avere un’economia “domestica” allargata a tutti gli Stati europei. Dunque: un piano di Recovery (addio austerità) è indispensabile per continuare ad avere base produttiva, investimenti e domanda nel Vecchio Continente. Per dirla con le parole del saggista Michele Magno, l’intesa raggiunta negli scorsi giorni fa intravvedere un’Europa meno tedesca e una Germania più europea.

CONCLUSIONI

Ma di qui a settembre mancano due mesi, e c’è sempre il tempo che la cancelliera opti per una soluzione che eviti strappi drammatici. A meno che, naturalmente, a Berlino non si tifi segretamente per un exploit elettorale di Joe Biden che toglierebbe di mezzo temporaneamente l’ingombro – anche se non il problema, che manterrà la sua rilevanza chiunque sia l’inquilino della Casa Bianca.

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