Caro direttore,
ho letto l’altro giorno il tuo tweet (si dice ancora così?) sul nuovo corso di Gedi, il gruppo editoriale che possiede Repubblica, La Stampa e vari periodici e canali radio. Faccio un rapido riepilogo per i lettori: Gedi ha venduto Il Secolo XIX al signor Gianluigi Aponte di MSC – che amarezza – e in un comunicato ha annunciato di volersi concentrare sullo sviluppo di “nuove iniziative e progetti di intrattenimento, che originano dalla qualità delle nostre tre radio (Deejay, Capital e m2o), per costruire una media company digitale forte, innovativa e dinamica”.
Ti conosco ormai da molti anni e so come interpretare il tuo tweet, che dietro all’aspetto cronachistico nasconde un tono sarcastico e un intento polemico. Ma, come al solito, hai capito poco o niente. Ti vanti di essere aperto alle nuove tecnologie e di esserti lanciato prima di altri nel giornalismo online, rifiutando la vacua vanità della carta. Eppure, sotto sotto, non sei diverso dai “vecchi” giornalisti. Il giornalismo è morto e l’ha ammazzato l’intrattenimento: o l’infotainment, come dicono quelli bravi.
Basta dunque con i giornali, di carta o digitali che siano. La gente è stufa, chiede un’informazione che sia frizzante, veloce (il tempo di un video su TikTok e Instagram), semplificata all’osso, polarizzata al massimo. E basta, quindi, con gli articoli sugli scazzi tra banchieri, sui pattugliatori di Fincantieri, sui colpacci mediatici delle università telematiche oppure sull’uscita di Stellantis dall’Italia: mentre tu continui a far scrivere pezzi su pezzi ai tuoi poveri giornalisti, Repubblica l’ha capito e ha smesso di occuparsene. Così si fa. Impara dai migliori, caro direttore.
Visto che sei duro a capire, mi permetto di consigliare a te e al tuo editore qualche nuovo “progetto di intrattenimento” sulla scia di Gedi. Infatti, mentre perdi tempo a gongolare per i complimenti a Startmag e al suo approccio graffiante, i tuoi lettori sono lì che rischiano di annoiarsi: vanno intrattenuti, non c’è tempo da perdere.
Vista la passione tua e di tua moglie per la cucina, e visti i risultati notevoli che già condividi con i follower su X, perché non cominciate a girare video di ricette fatte in casa? L’editore poi vi supporterà stampando un manuale di cucina: successo assicurato!
Un altro format che va forte sono i gameplay. Perché allora non chiedi a Carlo Terzano, che si occupa spesso di questioni economiche legate all’industria del gaming, di mollare queste noiose ricostruzioni per aprirsi piuttosto un canale su YouTube o su Twitch e filmarsi mentre gioca a qualche videogioco? Niente analisi e nessuna valutazione tecnica, ovviamente: deve essere intrattenimento puro, lo chiede il pubblico!
C’è Michelangelo Colombo che sta seguendo più e meglio di altri blasonati giornalisti del settore il caso Ita Airways-Lufthansa, giusto? Ottimo: mettilo a fare recensioni e unboxing (quei video dove si “spacchettano” le confezioni dei prodotti più vari per mostrare il contenuto, hai presente?) di modellini di aerei, treni o navi. Mentre Emanuela Rossi, anziché concentrarsi sui bilanci delle banche e sulle istruttorie dell’Antitrust, potrebbe seguire le aste giudiziarie o aprirsi una rubrica dove commenta le case più strane in vendita sul web.
Avrai in redazione qualche giornalista frequentatrice di aperitivi, no? Mettila allora ad organizzare eventi pre-cena per gli abbonati di Startmag! Potrebbe essere un buon modo per fidelizzare il pubblico, che – ricordo – va sempre rincorso, assecondato e intrattenuto. A quel tuo collaboratore che scrive sempre di energia e semiconduttori e ha sfornato pure un denso libro, fagli gonfiare i palloncini – si tratta pur sempre di elio – alle feste o ai doposcuola dei figli dei vostri lettori: se vuole, può anche vestirsi da clown, così intrattiene di più.
Insomma, le idee non mancano. Saprai coglierle, caro direttore, o invece farai resistenza e rimarrai aggrappato a un vecchio modello di giornalismo che non esiste più? I giornali, oggi, devono fare quello che fanno i social media – il pubblico è lì, no? – in un processo di emulazione e di competizione al ribasso che non potrà che finire bene. Per chi scrive, per chi legge e per chi fa l’editore.
Evviva.
Cordiali saluti,
Francis Walsingham