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Gedi

Lo sapete che Gedi-Repubblica punterà sul cazzeggio?

Perché anche Start Magazine come il gruppo Gedi-Repubblica non punta sull’intrattenimento? La lettera (semiseria?) di Francis Walsingham

Caro direttore,

ho letto l’altro giorno il tuo tweet (si dice ancora così?) sul nuovo corso di Gedi, il gruppo editoriale che possiede Repubblica, La Stampa e vari periodici e canali radio. Faccio un rapido riepilogo per i lettori: Gedi ha venduto Il Secolo XIX al signor Gianluigi Aponte di MSC – che amarezza – e in un comunicato ha annunciato di volersi concentrare sullo sviluppo di “nuove iniziative e progetti di intrattenimento, che originano dalla qualità delle nostre tre radio (Deejay, Capital e m2o), per costruire una media company digitale forte, innovativa e dinamica”.

Ti conosco ormai da molti anni e so come interpretare il tuo tweet, che dietro all’aspetto cronachistico nasconde un tono sarcastico e un intento polemico. Ma, come al solito, hai capito poco o niente. Ti vanti di essere aperto alle nuove tecnologie e di esserti lanciato prima di altri nel giornalismo online, rifiutando la vacua vanità della carta. Eppure, sotto sotto, non sei diverso dai “vecchi” giornalisti. Il giornalismo è morto e l’ha ammazzato l’intrattenimento: o l’infotainment, come dicono quelli bravi.

Basta dunque con i giornali, di carta o digitali che siano. La gente è stufa, chiede un’informazione che sia frizzante, veloce (il tempo di un video su TikTok e Instagram), semplificata all’osso, polarizzata al massimo. E basta, quindi, con gli articoli sugli scazzi tra banchieri, sui pattugliatori di Fincantieri, sui colpacci mediatici delle università telematiche oppure sull’uscita di Stellantis dall’Italia: mentre tu continui a far scrivere pezzi su pezzi ai tuoi poveri giornalisti, Repubblica l’ha capito e ha smesso di occuparsene. Così si fa. Impara dai migliori, caro direttore.

Visto che sei duro a capire, mi permetto di consigliare a te e al tuo editore qualche nuovo “progetto di intrattenimento” sulla scia di Gedi. Infatti, mentre perdi tempo a gongolare per i complimenti a Startmag e al suo approccio graffiante, i tuoi lettori sono lì che rischiano di annoiarsi: vanno intrattenuti, non c’è tempo da perdere.

Vista la passione tua e di tua moglie per la cucina, e visti i risultati notevoli che già condividi con i follower su X, perché non cominciate a girare video di ricette fatte in casa? L’editore poi vi supporterà stampando un manuale di cucina: successo assicurato!

Un altro format che va forte sono i gameplay. Perché allora non chiedi a Carlo Terzano, che si occupa spesso di questioni economiche legate all’industria del gaming, di mollare queste noiose ricostruzioni per aprirsi piuttosto un canale su YouTube o su Twitch e filmarsi mentre gioca a qualche videogioco? Niente analisi e nessuna valutazione tecnica, ovviamente: deve essere intrattenimento puro, lo chiede il pubblico!

C’è Michelangelo Colombo che sta seguendo più e meglio di altri blasonati giornalisti del settore il caso Ita Airways-Lufthansa, giusto? Ottimo: mettilo a fare recensioni e unboxing (quei video dove si “spacchettano” le confezioni dei prodotti più vari per mostrare il contenuto, hai presente?) di modellini di aerei, treni o navi. Mentre Emanuela Rossi, anziché concentrarsi sui bilanci delle banche e sulle istruttorie dell’Antitrust, potrebbe seguire le aste giudiziarie o aprirsi una rubrica dove commenta le case più strane in vendita sul web.

Avrai in redazione qualche giornalista frequentatrice di aperitivi, no? Mettila allora ad organizzare eventi pre-cena per gli abbonati di Startmag! Potrebbe essere un buon modo per fidelizzare il pubblico, che – ricordo – va sempre rincorso, assecondato e intrattenuto. A quel tuo collaboratore che scrive sempre di energia e semiconduttori e ha sfornato pure un denso libro, fagli gonfiare i palloncini – si tratta pur sempre di elio – alle feste o ai doposcuola dei figli dei vostri lettori: se vuole, può anche vestirsi da clown, così intrattiene di più.

Insomma, le idee non mancano. Saprai coglierle, caro direttore, o invece farai resistenza e rimarrai aggrappato a un vecchio modello di giornalismo che non esiste più? I giornali, oggi, devono fare quello che fanno i social media – il pubblico è lì, no? – in un processo di emulazione e di competizione al ribasso che non potrà che finire bene. Per chi scrive, per chi legge e per chi fa l’editore.

Evviva.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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