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Chi è Aponte, il nuovo editore del quotidiano Il Secolo XIX comprato da Gedi

Perché l'imprenditore Gianluigi Aponte del colosso Msc ha comprato il quotidiano di Genova "Il Secolo XIX" da Gedi del gruppo Exor-Elkann? La lettera di Francis Walsingham

 

Caro direttore,

sono sconfortato, basito, malinconico, triste. Diciamo pure deluso, sì. Leggendo negli ultimi tempi i giornali italiani su tuo suggerimento, dopo che per anni stando negli Stati Uniti ho letto solo testate internazionali, in primis quelle anglosassoni, mi ero fatta una idea precisa e positiva, altamente positiva, dell’imprenditore italiano Gianluigi Aponte: uno che si è fatto da sé, che non rilascia interviste, che non va in tv, che non si vede nei salotti, che non partecipa ad aperithink e che solennemente snobba i palazzi del potere, sia politico che economico e finanziario, anche se di recente ha comprato Italo.

Invece oggi scopro che l’imprenditore – cui fa capo un colosso mondiale dello shopping -, come un Angelucci qualsiasi compra un quotidiano locale (il genovese Secolo XIX) dal gruppo Gedi della famiglia Elkann.

Tristezza. Tristezza infinita.

MI ero fatto quella idea anche per un articolo di mesi fa del quotidiano Repubblica, che così descriveva l’impero imprenditoriale di Aponte che punta a costruire il primo gruppo mondiale di trasporti merci e passeggeri, via mare e via terra, integrato sia a monte che a valle: “C’è un imprenditore italiano che in 53 anni ha costruito un impero che oggi, per dimensioni, potrebbe competere con i colossi americani, Amazon, Google, Facebook. Ma che non ha niente a che fare con la new economy, anzi. Qui si tratta di cari e vecchi trasporti di merci e persone. L’imprenditore, nato a Sorrento nel 1940, si chiama Gianluigi Aponte, l’azienda è Msc e si fa fatica anche solo a definirne il perimetro, visto che le sue società non sono quotate in Borsa e le sedi sono distribuite tra Ginevra, Lussemburgo, Cipro per sfuggire a occhi indiscreti”.

Ma poi mi sono chiesto: che ci azzecca Aponte con un quotidiano locale, con un giornale venduto a Genova e dintorni?

Poi leggo l’articolo di Stefano Cingolani sul Foglio e capisco tutto.

“Ma perché il Secolo XIX? Per rispondere dobbiamo dare un’occhiata all’interesse per Genova e per il suo porto dove vuole investire sempre più. In un vertice con le autorità locali a Palazzo San Giorgio il 14 febbraio scorso ha confermato di puntare sia sulle crociere sia sul traffico merci. Ma il porto deve essere ampliato e adattato. Decisiva è la costruzione della nuova diga foranea che è stata bloccata proprio ieri dall’Autorità anticorruzione. La struttura serve a far arrivare enormi navi portacontainer lunghe oltre 400 metri. L’attuale diga dista 550 metri dalla costa, mentre quella nuova sarà lunga 6,2 chilometri e costruita a una distanza di 800 metri per permettere alle navi più grandi di ruotare su loro stesse in caso di manovra. L’Anac l’ha presa di punta fin dall’inizio sostenendo che l’infrastruttura è stata inserita in modo illegittimo nel decreto Genova e nel Pnrr. L’autorità portuale è ricorsa a una assegnazione diretta dei lavori al gruppo Webuild nell’ottobre 2022. Per l’Anac invece bisognerebbe ricominciare tutto da capo con un nuovo bando esplorativo. Il blocco provoca non solo ritardi, ma costi enormi. Dunque l’intreccio economico e politico che ruota attorno a Genova è diventato di primaria importanza e rischia di avere ricadute anche sul governo centrale”.

Aponte compra il Secolo XIX di Genova? “È come se Rocco Siffredi acquistare Playboyha dichiarato Ferruccio Sansa, consigliere d’opposizione in Regione Liguria – Il Secolo XIX finirà al gruppo Msc dell’armatore Gianluigi Aponte. Miliardario con cuore napoletano e portafoglio in Svizzera. Aponte, oltre al Secolo, acquista altre quattro testate. Tre di queste si occupano di economia marittima. Una proprietà certo economicamente solida. Ma l’informazione oltre ai soldi richiede libertà e indipendenza. Il Secolo dovrà scrivere del porto, la principale industria della sua regione, mentre la proprietà del giornale sarà in mano proprio a un colosso della navigazione. Da una parte Aponte armatore chiederà a chi governa la città l’assegnazione di moli, la realizzazione di opere come la diga. Dall’altra Aponte editore dovrebbe essere libero di criticare proprio quelle autorità al quale chiede autorizzazioni, concessioni. Ma in Italia la figura dell’editore puro non esiste. Chissà che fine farà adesso la direttrice del Secolo Stefania Aloia che negli ultimi mesi aveva osato criticare il potere di Toti, facendo semplicemente il suo dovere di giornalista indipendente”.

Va be’, a questo punto mi aspetto che Aponte dia un futuro anche a Ita Airways se l’acquisizione della compagnia del Tesoro da parte della tedesca Lufthansa sfumasse per i francesismi della Commissione europea. E magari poi lo stesso Aponte potrà dare un futuro editoriale degno pure al quotidiano Repubblica. Perché ho letto stamattina con sconforto – grazie a un tuo post su X – le parole dell’amministratore delegato di Gedi sulla vendita del quotidiano genovese: Gedi intende “sviluppare nuove iniziative e progetti di intrattenimento, che originano dalla qualità delle nostre tre radio (Deejay, Capital e m2o), per costruire una media company digitale forte, innovativa e dinamica”.

Ah: dunque ora il gruppo di Elkann punterà sempre più sull’intrattenimento. Beh, d’altronde il nuovo corso è da tempo iniziato sui loro siti e vedo che sta facendo capolino anche sulle storiche testate di carta: oggi nel Primo Piano del quotidiano La Stampa – e non nella pagina degli Spettacoli – compare un’intervista al cantante Gigi D’Alessio che occupa un’intera pagina.

Se Paolo Mieli passerà alla storia per aver messo – come si disse all’epoca – la minigonna al Corriere della sera, che cosa si dirà degli Elkann?

Ah saperlo…

Un malinconico saluto dal tuo Francis

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