L’ex Finmeccanica ha deciso di rinviare l’Ipo di Leonardo Drs. “Nonostante l’interesse degli investitori nel corso del roadshow, all’interno della fascia di prezzo definita, le avverse condizioni di mercato non hanno consentito un’adeguata valutazione di Drs”, ha spiegato il gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa.
L’Ipo era prevista entro la fine di marzo e negli scorsi giorni si è svolto il roadshow con i potenziali investitori dal quale sarebbe emersa una piena disponibilità a sottoscrivere l’intera offerta ma a sconto in una misura superiore a quella prevedibile in normali condizioni di mercato: la quotazione poteva arrivare fino a un massimo del 23,5% del capitale.
“Drs continua ad essere una parte fondamentale del portafoglio di business di Leonardo e un’Ipo verrà valutata nuovamente quando le condizioni di mercato saranno favorevoli e sarà possibile ottenere un’Ipo di successo con una valutazione appropriata di questo business strategico”, ha sottolineato il gruppo presieduto da Luciano Carta e guidato dall’ad, Alessandro Profumo: Leonardo “continua a credere appieno nelle prospettive di Drs e a supportarne lo sviluppo all’interno del gruppo”.
Dal momento dell’annuncio dell’Ipo era emerso che Leonardo non puntava solo a fare cassa — utilizzando le risorse che sarebbero arrivate con il collocamento per una riduzione del debito — ma ad investire in crescita e sviluppo, anche con acquisizioni aveva fatto capire esplicitamente Profumo nei giorni scorsi nel corso di un’intervista al Financial Times.
Il titolo del gruppo di piazza Monte Grappa – dopo l’annuncio dell’Ipo accantonata – ne ha risentito in Borsa.
Ma davvero – come ha scritto oggi Dagospia – “il Pentagono non vuole soci in Drs”?
Il ruolo del Pentagono in Drs è centrale visto che la controllata americana è attiva in aree fondamentali per le Forze Armate statunitensi, come il rilevamento, la guerra elettronica, la cyber security, il network computing, le comunicazioni, la protezione, la conversione e la propulsione ad energia elettrica,
Ma l’indiscrezione sul no del Pentagono alla mossa di Leonardo non regge per 3 ragioni.
Primo: fino al 2008 – quando fu rilevata dall’allora Finmeccanica capitanata da Pierfrancesco Guarguaglini – Drs era quotata al Nyse; quindi il Pentagono aveva rapporti con una quotata senza alcun mugugno.
Secondo: posto che il Pentagono o l’amministrazione americana avesse avuto potenziali dubbi su potenziali ingerenze di soci non ritenuti affidabili nella governance della società, aveva tutte le armi per stabilire svariati paletti, preferendo anche un collocamento a determinati fondi di private equity.
Terzo e non per ultimo: davvero un’operazione come quella che era stata architettata dal vertice di Leonardo non era stata prima sottoposta al vaglio e all’ok del Pentagono?
Improbabile, dicono osservatori al corrente del dossier.