skip to Main Content

Sindacato

La Cgil, il mestiere del sindacato e la doppia morale dei pacifisti

Errori e omissioni della Cgil guidata da Maurizio Landini. Il Bloc Notes di Michele Magno

Nel settembre scorso la Cgil è scesa in piazza a Roma. “La via maestra. Uniti per la Costituzione”, recitava lo slogan della manifestazione nazionale. Perciò uniti -sebbene curiosamente da soli, senza Cisl e Uil- contro il governo, che vuole demolire i diritti di cittadinanza, lo Stato sociale, la democrazia parlamentare. Niente di nuovo sotto il sole. Forse Maurizio Landini ha in mente la stessa operazione egemonica sulla sinistra tentata da Sergio Cofferati nell’ormai mitologico raduno del Circo Massimo contro l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (23 marzo 2002). Sappiamo come è andata a finire. E, considerato anche lo spessore politico e culturale dell’attuale gruppo dirigente della confederazione maggioritaria, è difficile pronosticare un risultato diverso.

Ma non è questo il punto. Un sindacato che colleziona scioperi generali e sconfitte, sconfitte e scioperi generali, qualche domanda dovrebbe porsela. Il mestiere del sindacato è quello di negoziare, e poi ancora quello di negoziare. E, quando un governo rifiuta di negoziare, la protesta e la mobilitazione sono sacrosante. Ci vogliono delle proposte però, non limitandosi a invocare la redistribuzione della ricchezza e un impiego fisso per tutti. Da ultimo, venendo alla questione cruciale dei nostri giorni, può il sindacato di Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama e Bruno Trentin, che -a differenza del presidente dell’Anpi, partigiani lo furono- limitarsi a invocare, peraltro con un linguaggio criptico e sconclusionato, (testuale) “una politica di pace intesa come ripudio della guerra e con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta”? Ai contemporanei l’ardua sentenza.

****

Secondo Bankitalia, il nostro debito pubblico nel mese di giugno di quest’anno ammontava a 2.843 miliardi di euro, con un incremento di 81 miliardi rispetto a dicembre dell’anno passato. Dal 2009 al 2022, inoltre, abbiamo pagato interessi sul debito per circa 975 miliardi. Sono passati quasi otto anni dall’inizio del Quantitative Easing e dei “tassi zero” della Bce. È vero, c’è stata una pandemia devastante, ma non si può certo dire che abbiamo approfittato con intelligenza  di un lungo periodo di vacche grasse. Confesso, infine, di non saper valutare con cognizione di causa i benefici attesi -nel breve come nel medio e lungo termine- dall’attuazione del Pnrr. Per me resta un oggetto misterioso.

Colpa della mia ignoranza, sicuramente, ma non si può ragionevolmente sostenere che la conoscenza dei suoi obiettivi e delle relative riforme previste sia un patrimonio della comunità nazionale, tanto meno del mondo del lavoro. Morale della favola: il 17 novembre scorso si è svolto   un altro sciopero generale della Cgil, ma questa volta insieme alla Uil, contro la manovra di bilancio del governo (con tassi di adesione discutibili). Quando li vedremo scendere in piazza non solo per protestare contro le diseguaglianze sociali (che certamente ci sono, come ci sono anche quelle giuste), ma anzitutto per proporre misure -concrete, credibili, misurabili- per aumentare quella che in gergo tecnico si chiama “produttività totale dei fattori”?

****

Forse i meno giovani ricordano “Alto gradimento”, la mitica trasmissione radiofonica ideata da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni all’inizio degli anni Settanta. Uno dei suoi personaggi più spassosi era Verzo, lo studente liceale romano svogliato e sgrammaticato: -C’hanno dato er tema: “Bartolomeo Colleoni, vita e morte”, ma noi amo fatto assemblea e amo deliberato de fa’ er tema: “Er mio compagno de banco”. In questi giorni sono state postate sui social numerose interviste a ciarlieri esponenti dei collettivi studenteschi. Spiegavano eccitatissimi, spesso con un linguaggio protogruppettaro, perché ci voleva una nuova Intifada contro Israele (ovviamente sono gli stessi che non hanno mai condannato i massacri delle donne iraniane e l’invasione dell’Ucraina). Probabilmente rappresentano una parte minoritaria della gioventù italiana, quella influenzata da cattivi maestri e da pessimi genitori. Ciò non toglie che se il Verzo di ieri faceva, appunto, il “verso” ai figli di una borghesia caciarona e strafottente, i Verzo di oggi rappresentano perfettamente il grande inganno di cui furono vittime i loro padri, la generazione sessantottina dei bisogni e dei desideri, del disprezzo del lavoro e del rifiuto dei meriti.

****

NB: il corsivetto che segue è senza punteggiatura perché va letto tutto d’un fiato, come merita il discorso sconclusionato pronunciato dal suo autore in diversi talk show televisivi.

Michele Santoro presenterà una lista per la pace alle elezioni europee per costringere Elly Schlein e Giuseppe Conte a parlare della guerra di cui eccetto lui e papa Francesco nessuno parla preparata e finanziata da Biden con duecentocinquanta miliardi di dollari che hanno causato cinquecentomila morti mentre potevano essere spesi per opere di bene e per sganciare l’Ue dal carro del presidente americano e per riconoscere le ragioni di Russia Cina India Brasile che vogliono una realtà multipolare in cui non vengano imposti con la forza i valori dell’Occidente che con le sue emissioni di anidride carbonica è il principale responsabile della crisi climatica che sta distruggendo il pianeta e che getta sul lastrico intere popolazioni e che genera conflitti manovrati dalla Nato braccio armato degli Stati Uniti che vogliono continuare ad esercitare il loro dominio sul mondo pertanto basta con gli aiuti militari all’Ucraina che stanno impoverendo l’Italia.

Nota a margine: l’impressione è che, per taluni pacifisti, “Lottare per la pace è come fare sesso per difendere la verginità” (John Lennon).

Back To Top