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Exor, Stellantis e le capriole di Repubblica

Repubblica critica l'Italia per i pochi sussidi e per la mancanza di una politica industriale seria su microchip e batterie. E Stellantis, controllata dallo stesso gruppo dietro il quotidiano, punta su Francia e Germania...

 

Mentre Carlo Calenda e vari analisti si interrogano sugli investimenti di Stellantis in Italiala Repubblica – quotidiano di proprietà di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla anche la casa automobilistica – sposta l’attenzione sui sussidi offerti dagli stati al settore automotive.

COSA SCRIVE REPUBBLICA SULLA CORSA EUROPEA AI SUSSIDI

In un articolo pubblicato oggi sull’inserto Affari & Finanza del quotidiano diretto da Maurizio Molinari e dedicato al ritorno della politica industriale sulle tecnologie critiche per l’energia e il digitale, il quotidiano di fatto critica gli scarsi incentivi economici stanziati dal nostro paese (a differenza di Germania e Francia, in particolare) e l’assenza di una pianificazione da parte del governo attuale e di quelli precedenti.

“A penalizzare il nostro paese”, scrive Repubblica, “è la scelta dell’Europa di non stanziare risorse comuni, bensì limitarsi ad allargare le maglie degli aiuti di stato, premiando chi ha spazio nei bilanci per stanziare gli incentivi più generosi. Non noi”.

GERMANIA E FRANCIA DOMINANO SUGLI AIUTI DI STATO

Dei 672 miliardi di euro in aiuti di stato che la Commissione europea ha approvato nel 2022, il 77 per cento proveniva da due soli paesi: dalla Germania, per il 53 per cento, e dalla Francia, per il 24 per cento; l’Italia è valsa solo il 7 per cento. La posizione dell’esecutivo di Giorgia Meloni è che l’allentamento della normativa comunitaria sugli aiuti di stato ha l’effetto di mettere le imprese italiane in una posizione di svantaggio competitivo rispetto a quelle tedesche e francesi, che possono contare sull’appoggio di governi con maggiori possibilità di spesa.

DOVE VANNO I MICROCHIP

Sui microchip, componenti essenziali tanto per la transizione digitale che per quella ecologica (sono necessari ai veicoli elettrici), la Germania ha stanziato sussidi per 20 miliardi di euro: 10 miliardi sono andati alla statunitense Intel per un impianto manifatturiero a Magdeburgo, mentre la taiwanese TSMC (affiancata da Bosch, Infineon e NXP) ha ottenuto 5 miliardi per una fabbrica a Dresda.

Intel ha in programma un investimento di 4,6 miliardi di dollari in una fabbrica di collaudo di semiconduttori in Polonia, nei pressi di Breslavia, una posizione scelta anche per la vicinanza alla fabbrica tedesca. Alla Germania, dunque, andrà la produzione di chip, alla Polonia il collaudo e all’Italia – in teoria – il confezionamento, l’ultimo anello della catena del valore. La società dovrebbe infatti investire 4,5 miliardi per una struttura di packaging a Vigasio: se ne parla da tempo, ma non c’è ancora nulla di concreto.

Il governo Meloni vorrebbe stimolare lo sviluppo di una filiera italiana dei semiconduttori attraverso un “Chips Act” sul modello di quello europeo, che però non è stato ancora ben definito. STMicroelectronics, azienda italo-francese di elettronica partecipata dal ministero dell’Economia, investirà 730 milioni di euro a Catania (l’aiuto pubblico ammonta a 292 milioni), ma ben 7,4 miliardi a Crolles, in Francia (con un sussidio di 2,9 miliardi).

DOVE VANNO LE BATTERIE E COSA FA STELLANTIS

Sulle batterie, invece, una tecnologia fondamentale per l’alimentazione dei veicoli elettrici e per lo stoccaggio dell’energia rinnovabile, le proiezioni di Benchmark Minerals Intelligence dicono che al 2030 la Germania avrà una capacità produttiva di 325 gigawattora e la Francia di 162 GWh. L’Ungheria, scelta dalla cinese CATL, dovrebbe attestarsi sui 200 GWh. Mentre l’Italia potrebbe fermarsi a 40 GWh appena.

Mentre il presidente Emmanuel Macron sta portando avanti il suo piano per trasformare l’area di Dunkerque, un ex-centro minerario oggi impoverito nel nord della Francia, in un polo industriale per le batterie, l’Italia potrebbe ritrovarsi al 2030 con una sola gigafactory (si chiamano così le fabbriche di batterie): quella di ACC, la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, a Termoli. Ma Stellantis ama comunque sempre più la Francia e la Germania dell’Italia, come segnalava Startmag, visti i ricchi piani per le batterie a Douvrin (Francia settentrionale) e a Kaiserslautern (Germania sud-occidentale).

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