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Giorgetti Meloni

Stellantis dirà addio all’Italia? I timori di Giorgetti

Il ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti, dice che Stellantis non ha l'obbligo di continuare a investire in Italia. Le trattative sulla gigafactory vanno avanti. Ma il gruppo automobilistico ha già rimborsato il prestito ricevuto con garanzia della Sace. Tutti i dettagli

 

“Siamo convinti che Stellantis, e la gigafactory a Termoli che supporteremo con 369 milioni di risorse pubbliche lo dimostra, debba continuare a essere ingaggiata in Italia, ma non è così scontato e non è così obbligato per loro farlo”. Sono parole del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, estratte da un’intervista di oggi sul Sole 24 Ore.

UN PASSO INDIETRO: LA FABBRICA DI BATTERIE A TERMOLI

Con gigafactory Giorgetti si riferiva alla fabbrica di batterie che la casa automobilistica, nata dalla fusione tra l’italo-americana FCA e la francese PSA, dovrebbe costruire a Termoli, in Molise. L’azienda ha in programma cinque fabbriche di batterie in tutto, tre in Europa e due in Nordamerica, che serviranno ad alimentare i veicoli elettrici sui quali sta puntando molto: il piano di investimenti da 30 miliardi di euro al 2025 è dedicato proprio alla mobilità elettrica.

LE PAROLE DEL VICEMINISTRO PICHETTO

Dell’impianto a Termoli, però, dopo l’annuncio di luglio, non se ne sa molto. Il mese scorso Xavier Chereau, responsabile delle risorse umane di Stellantis, intervistato da La Stampa, parlò genericamente di discussioni in corso tra l’azienda e il governo italiano.

Oggi, nel corso del webinar Transizione della filiera automotive e politiche industriali, tra presente e futuro, il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto ha dichiarato che “dovremmo firmare a giorni l’accordo per la gigafactory di Termoli con un impegno del MiSE di 370 milioni circa. Ormai c’è solo il problema di fare combaciare le agende”.

GIORGETTI: SU STELLANTIS “IL RISCHIO C’È”

Le precisazioni del ministro Giorgetti al Sole 24 Ore (“non è così scontato e non è così obbligato per [Stellantis]” investire in Italia) lasciano tuttavia immaginare una situazione meno positiva di quella dipinta da Pichetto. Tanto più che Carmine Fotina, il giornalista del quotidiano che ha condotto l’intervista al ministro, fa notare come Stellantis abbia rimborsato “con un anno di anticipo” il prestito che le era stato garantito da SACE, la società statale di assicurazione del credito. Con il rimborso del prestito vengono meno gli impegni di Stellantis per il mantenimento della produzione in Italia.

Il rischio che la società possa decidere di investire altrove “c’è, inutile negarlo”, ha ammesso Giorgetti. “Con [Stellantis] ne abbiamo parlato al tavolo dell’automotive e abbiamo evidenziato la preoccupazione”.

COSA PENSA STELLANTIS DELL’ITALIA

Giorgetti ha aggiunto che, per garantire che Stellantis mantenga una presenza industriale significativa nel nostro paese, “dobbiamo fare in modo che la produttività e il costo del lavoro siano concorrenziali con altre potenziali localizzazioni”.

Proprio su questo aspetto, l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, parlando del costo maggiore delle tecnologie per le auto elettriche rispetto a quelle tradizionali, disse che “dobbiamo […] restare competitivi”. E aggiunse che l’Italia ha un costo di produzione “significativamente più alto, a volte il doppio, rispetto alle fabbriche di altri paesi europei, nonostante un costo del lavoro più basso”: c’entra “l’organizzazione della produzione, che va migliorata” e i prezzi “fuori misura” dell’energia.

BRUTTE NOTIZIE DA MELFI

Tavares aveva poi provveduto a moderare queste dichiarazioni con annunci di carattere opposto. Ad esempio, In visita allo stabilimento di Stellantis a Pratola Serra, in Campania, confermò la produzione nel sito del propulsore B.B2. Ossia un motore diesel Euro VII (l’ultimo standard europeo sulle emissioni inquinanti) che sarà montato sui veicoli commerciali dei marchi Ducato, Peugeot e Opel.

A fine gennaio, inoltre, Stellantis ha raggiunto un accordo con i sindacati per aumentare da quindici a diciassette i turni nello stabilimento di Melfi, in Basilicata: è il più importante polo di assemblaggio automobilistico italiano.

Ieri, però, è stata comunicata una nuova chiusura del sito di Melfi a causa della carenza di componenti (le centraline motore, nello specifico): nell’impossibilità di portare avanti la produzione, Stellantis ha detto che le attività saranno sospese da domani fino al prossimo 21 febbraio.

Gerardo Evangelista, segretario della Fim-Cisl Basilicata, “questo conferma le perplessità già espresse dalla Fim nei giorni scorsi sul prosieguo lavorativo e organizzativo” a Melfi.

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