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Batterie, perché in Ungheria si protesta contro la cinese Catl

In Ungheria la popolazione protesta contro la fabbrica di batterie di Catl, la seconda in Europa, che il governo Orbán ha incentivato con soldi pubblici. Ma Budapest non è l'unica a strizzare l'occhio ai cinesi. Tutti i dettagli.

Gli ungheresi frenano i piani di CATL (e Mercedes) sulle batterie delle auto elettriche?

Contemporary Amperex Technology Co. Limited, meglio nota come CATL, è una società cinese che produce batterie per i veicoli elettrici: è l’azienda più grande al mondo in questo settore, con una quota di mercato globale di oltre il 37 per cento. Le sue fabbriche si concentrano in Cina, ma giovedì ha avviato le operazioni in uno stabilimento in Germania, ad Arnstadt, e si prepara ad aprire un impianto anche in Ungheria, nella città di Debrecen.

La fabbrica di CATL a Debrecen – in collaborazione con la casa automobilistica tedesca Mercedes-Benz – ha un valore di 7,3 miliardi di euro: il sito Automotive News Europe l’ha descritto come il singolo più grande investimento nel paese.

L’OPPOSIZIONE POPOLARE UNGHERESE ALLE FABBRICHE DI BATTERIE

L’opposizione popolare ai piani della società cinese, però, è forte. Ieri i residenti di Debrecen hanno interrotto una riunione municipale nella città – la seconda più popolosa del paese, dopo la capitale Budapest – urlando “traditori” ai funzionari pubblici e accusandoli di non aver tenuto in considerazione i rischi socio-ambientali associati allo stabilimento: grandi consumi di acqua e di energia elettrica; distruzione dei terreni agricoli.

Non si tratta di un caso isolato: c’erano già state proteste simili in varie parti del paese selezionate da altri produttori di batterie – come le sudcoreane Samsung SDI e SK Innovation – per costruire nuovi stabilimenti o ampliare quelli esistenti.

La manifestazione di Debrecen è rilevante anche sul piano politico, perché la città è una roccaforte del consenso di Fidesz, il partito di destra populista del primo ministro Viktor Orbán.

I PIANI DELL’UNGHERIA SULLE BATTERIE E LE AUTO ELETTRICHE

L’Ungheria è già un polo manifatturiero per diverse case automobilistiche come la giapponesi Sukuzi e la già citata Mercedes-Benz. Sta dunque cercando di attirare investimenti nella produzione di batterie per mantenere la sua rilevanza in questa fase di grande trasformazione dell’industria verso la mobilità elettrica.

Il governo Orbán ha detto appunto che i progetti sulle batterie stimoleranno la crescita economica negli anni a venire e permetteranno la creazione di migliaia di posti di lavoro. Stando all’agenzia ungherese per gli investimenti, negli ultimi sei anni il paese ha ottenuto dai produttori di batterie impegni di investimento per oltre 14 miliardi di euro e ventimila nuovi posti di lavoro.

Alcuni analisti vedono nell’investimento di CATL una conferma della linea filo-cinese di Orbán in politica estera, benché l’azienda abbia già aperto un’altra fabbrica in territorio europeo, in Germania. Pechino, peraltro, è il maggiore partner commerciale di Berlino: vale il 12,4 per cento delle importazioni tedesche e il 7,4 per cento delle esportazioni. Il 40 per cento delle vendite della casa automobilistica tedesca Volkswagen dipendono dal mercato cinese.

COSA FARÀ CATL IN UNGHERIA

Ad agosto Mercedes-Benz ha annunciato la sua partecipazione nei lavori di realizzazione della fabbrica di CATL a Debrecen, che avrà una capacità produttiva di 100 gigawattora, una quantità in grado di alimentare oltre un milione di auto. Realizzerà sia celle di batterie che moduli, e si estenderà su un’area di 221 ettari all’interno del parco industriale a sud della città. CATL ha specificato che sarà alimentata con elettricità generata da fonti rinnovabili.

La struttura sarà situata in prossimità non solo degli stabilimenti di Mercedes-Benz, ma anche di quelli di BMW, Stellantis e Volkswagen, che avranno bisogno di batterie per costruire i loro veicoli elettrici.

I FAVORI DEL GOVERNO ORBÁN

Il governo ungherese ha favorito l’investimento di CATL, classificandolo come “prioritario” per l’economia nazionale e utilizzando circa 90 miliardi di fiorini ungheresi – sono soldi pubblici – per finanziare l’espansione delle infrastrutture elettriche nel parco industriale di Debrecen.

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