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Prezzi Materie Prime

L’Ue riuscirà a distaccarsi dalla Cina per le materie prime?

Senza un'accelerazione sui finanziamenti e sui permessi, l'Unione europea non riuscirà a raggiungere gli obiettivi sulle materie prime critiche per l'industria. Ecco il parere di Eit, l'associazione che riunisce le imprese del settore.

L’Unione europea non riuscirà mai a ridurre la dipendenza dalla Cina per le materie prime della transizione energetica, se non aumenterà i finanziamenti alle imprese e non velocizzerà le procedure autorizzative.

È il pensiero di Bernd Schaefer, amministratore delegato di EIT RawMaterials, un ente finanziato dalle istituzioni europee a guida della European Raw Materials Alliance (ERMA): si tratta di un gruppo che riunisce oltre trecento soggetti, tra aziende e studiosi, attivi nel settore dei materiali di base. A detta di Schaefer, in assenza di interventi sui fondi e sul permitting, Bruxelles non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di estrazione, raffinazione e riciclo delle materie prime al 2030.

GLI OBIETTIVI DEL CRITICAL RAW MATERIALS ACT

Il Critical Raw Materials Act, la proposta di legge (non ancora entrata in vigore) della Commissione europea per le materie grezze necessarie alle industrie, stabilisce appunto che, entro il 2030, l’Unione dovrà estrarre sul suo territorio almeno il 10 per cento dei minerali critici che consuma, processarne il 40 per cento e riciclarne il 15 per cento. Sempre entro quella data, inoltre, il blocco non potrà dipendere da un singolo paese terzo per più del 65 per cento della quantità consumata annualmente di un certo materiale strategico.

PIÙ FINANZIAMENTI E AUTORIZZAZIONI VELOCI, DICE SCHAEFER

Durante l’EIT RawMaterials Summit di Bruxelles, Schaefer ha parlato della necessità di accelerare con gli investimenti e i permessi; un’accelerazione “che dovrà avvenire molto presto, e allora avremo una possibilità di raggiungere questi numeri” sull’estrazione, la lavorazione e il riciclo delle materie prime critiche.

LE PREVISIONI EUROPEE SULLA DOMANDA DI MATERIE PRIME CRITICHE

Le previsioni dicono che la domanda di trentaquattro metalli ritenuti essenziali dall’Unione europea – come il rame per i cavi elettrici, il nichel per le batterie e le terre rare per i magneti delle auto elettriche – aumenterà di parecchio per via dell’accelerazione della transizione ecologica. Bruxelles stima che al 2030 l’Unione avrà bisogno di una quantità di litio diciotto volte superiore a quella utilizzata nel 2030, e che la richiesta di cobalto crescerà di cinque volte.

– Leggi anche: L’Ue vuole l’auto elettrica, ma è a secco di litio

L’UE SAPRÀ RIDURRE LA DIPENDENZA DALLA CINA?

Schaefer pensa che l’obiettivo più difficile da raggiungere non sia quello sull’estrazione, nonostante la contrarietà delle popolazioni europee all’apertura di nuove miniere, ma quello sulla mitigazione della dipendenza da un singolo paese esterno al blocco: vale a dire dalla Cina. Nel 2020 Pechino è stata la principale fornitrice di due terzi delle materie prime considerate critiche dall’Unione europea, con picchi del 95 per cento per il magnesio e del 98 per cento per le terre rare.

COSA FARE

Per portare la soglia al 65 per cento sarà necessario “un grande sforzo”, ha detto Schaefer, “perché il 35 per cento richiesto altrove sarà un numero assoluto molto più alto”. Ha aggiunto che la diversificazione delle forniture dovrà poggiare su accordi di cooperazione internazionale (patti commerciali, ad esempio) e sull’efficienza produttiva (per ridurre le quantità di materie prime critiche necessarie ai vari prodotti).

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