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Eni

Come si muoverà Eni in Algeria, Egitto e Congo

Tutte le prossime mosse di Eni in Algeria, Egitto e Congo nel giorno in cui il gruppo energetico ha pubblicato i dati della trimestrale. Ecco i dettagli

 

Sul meccanismo di pagamento del gas alla Russia Eni “sta analizzando la situazione in stretto coordimento con le autorità europee e il governo. Pagheremo il gas consegnato nel rigoroso rispetto delle condizioni contrattuali e delle sanzioni internazionali. La valuta del contratto e la fattura sarà in euro e non abbiamo aperto un conto in rubli”.

Lo ha detto oggi il cfo di Eni Francesco Gattei nella conference call con gli analisti sui conti trimestrali, dopo quanto trapelato ieri sui media internzionali

Infatti, stando alle indiscrezioni riportate da Bloomberg, Eni si starebbe preparando ad aprire un conto in rubli presso la banca russa Gazprombank. In questo modo la società petrolifera (controllata di fatto dal ministero dell’Economia e delle finanze, che possiede oltre il 30 per cento delle azioni) si assicurerebbe il rispetto dei nuovi termini imposti da Vladimir Putin per il pagamento delle forniture del gas: nonostante i contratti siano denominati in dollari o in euro, il Cremlino chiede ai “paesi ostili” (ossia quelli che hanno imposto sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina) pagamenti in rubli, la valuta nazionale russa. Gazprom, la società statale russa del gas, ha già interrotto i flussi verso la Polonia e la Bulgaria.

Ufficialmente, tuttavia, Eni non ha preso una decisione. I prossimi pagamenti per il gas russo sono previsti per fine maggio.

COSA (NON) FA ENI IN RUSSIA

Eni definisce “marginale” la sua presenza in Russia. Le joint venture con la società petrolifera Rosneft (controllata da Mosca), legati a licenze esplorative nell’Artico, sono sospese da anni. L’azienda, inoltre, dice di voler cedere la propria quota di partecipazione congiunta con Gazprom nel gasdotto Blue Stream, che collega Russia e Turchia.

LE PREVISIONI DI ENI PER IL 2022

La società ha diffuso oggi le sue previsioni per il 2022: stima una produzione di idrocarburi di 1,7 milioni di barili di petrolio equivalenti al giorno e un prezzo di 80 dollari al barile, “assumendo nessuna significativa interruzione nei flussi di gas dalla Russia”.

I RISULTATI DI ENI NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2022

Nel primo trimestre (gennaio-marzo) del 2022 Eni ha riportato un EBIT adjusted consolidato di 5,1 miliardi di euro, con una crescita del 300 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La produzione di idrocarburi è ammontata a 1,6 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno. Quella di petrolio è stata di 780mila barili al giorno (-4 per cento rispetto al primo trimestre del 2021); mentre quella di gas naturale di 131 milioni di metri cubi al giorno (-2 per cento).

Il business Refining & Marketing ha conseguito un risultato positivo per 24 milioni di euro, in miglioramento rispetto alla perdita di 159 milioni del primo trimestre 2021. L’incremento è legato alle ottimizzazioni degli impianti e alla ripresa del margine di raffinazione dalla seconda metà del mese di marzo, trainato dal rafforzamento del gasolio, a causa di una scarsa disponibilità sul mercato. Peggiorato, invece (-154 milioni rispetto al primo trimestre del 2021) il business chimico, gestito da Versalis.

Quanto al business retail e rinnovabili, gestito da Plenitude (il nuovo nome di Eni gas e luce), Eni dichiara che sia “ben posizionato per conseguire la guidance annuale di EBITDA adjusted (oltre €0,6 miliardi)”: dovrebbe venire quotata entro l’anno.

Nel primo trimestre l’utile netto adjusted è stato di 3,2 miliardi (3 miliardi in più rispetto all’anno scorso) e il flusso di cassa netto adjusted di 5,6 miliardi. La quotazione di Var Energi – l’azienda petrolifera norvegese frutto della joint venture con la società di private equity HitecVision – ha portato al gruppo proventi per circa 0,4 miliardi di euro. L’ndebitamento finanziario netto ante IFRS risulta di 8,6 miliardi.

LE PAROLE DI DESCALZI

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha detto che “il trimestre è stato caratterizzato da rilevanti sviluppi strategici per Eni. Abbiamo reagito con rapidità alle mutate condizioni del mercato energetico facendo leva sulla dimensione globale del nostro settore upstream e sulle consolidate relazioni con i paesi produttori per identificare nuove opportunità di forniture per l’Europa, incrementali e alternative a quelle esistenti. Abbiamo concluso importanti accordi con Algeria, Egitto e Congo, e un altro ancora in Angola, che rafforzano ulteriormente le attività congiunte con le società di stato locali con l’obiettivo di promuovere maggiori flussi di export di gas naturale a beneficio dell’Italia e dell’Europa nel contesto della transizione verso un’economia decarbonizzata”.

GLI ACCORDI CON ALGERIA, EGITTO E CONGO

L’11, il 13 e il 21 aprile Eni ha raggiunto, rispettivamente, degli accordi con l’Algeria, l’Egitto e il Congo.

Quello con l’Algeria prevede l’aumento graduale dei volumi di gas esportati verso l’Italia attraverso il gasdotto TransMed fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno (nel 2023-2024).

Con la società egiziana EGAS, invece, è stato concordato l’obiettivo di incrementare la produzione e le esportazioni di gas verso l’Italia attraverso l’impianto di liquefazione di Damietta fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022.

Con il Congo, infine, Eni ha firmato una lettera d’intenti per l’aumento della produzione e dell’esportazione di gas verso l’Italia con lo sviluppo di un progetto di gas liquefatto (GNL): dovrebbe entrare in funzione nel 2023 e raggiungere una capacità di 4,5 miliardi di metri cubi all’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno congolese.

COME SI MUOVERA’ ENI IN AFRICA. L’APPROFONDIMENTO DI START MAGAZINE

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