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Price Cap

Bruxelles fa sponda con la Germania sull’energia?

La Germania si oppone al tetto europeo al prezzo del gas, e annuncia uno "scudo" da 200 miliardi. Le critiche di Draghi e Meloni. Lo scambio di vedute tra Crosetto e Stagnaro e i dati del rapporto Bruegel. Tutti i dettagli.

 

Venerdì 30 settembre, si terrà un vertice emergenziale dei ministri dell’Energia dell’Unione europea. Obiettivo della riunione è l’approvazione di misure per abbassare i prezzi del gas e dell’elettricità valide a livello comunitario, ma le divisioni tra gli stati membri sono profonde.

LE POSIZIONI DEI PAESI MEMBRI

C’è distanza, in particolare, sulla proposta di un tetto europeo al prezzo del gas naturale, spinta da un gruppo di quindici paesi – tra cui l’Italia, la Francia e la Spagna – ma osteggiata dalla Germania e dalla stessa Commissione europea: il price cap al gas, infatti, nemmeno compare tra le proposte di Bruxelles contro il caro-energia.

La posizione di Berlino è che un tetto al prezzo del gas potrebbe portare non soltanto a un azzeramento dei flussi dalla Russia (già pesantemente ridotti, in realtà), ma anche a una riduzione delle forniture dal resto del mondo: gli esportatori di gas liquefatto, ad esempio, potrebbero decidere di vendere il loro combustibile in altre regioni e in altri paesi disposti a pagare di più.

LO “SCUDO” TEDESCO DA 200 MILIARDI

Ieri il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato uno “scudo difensivo” da 200 miliardi di euro per mitigare l’impatto dei prezzi alti dell’energia sui consumatori domestici e sulle imprese: il sussidio consiste – ma i dettagli saranno forniti prossimamente – in un “freno ai prezzi” del gas e dell’elettricità, o price brake.

LE CRITICHE DI DRAGHI ALLA GERMANIA

L’opposizione della Germania a un tetto europeo al gas è stata criticata dal presidente del Consiglio Mario Draghi. “Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi”, ha detto, “non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali”.

Gli stati dell’Unione, sostiene, devono mostrarsi “compatti, determinati, solidali proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina” perché “la crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza”.

COSA HA DETTO MELONI

Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, vincitrice delle elezioni del 25 settembre, ha dichiarato, riferendosi all’annuncio di Scholz, che “nessuno stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”.

– Leggi anche: Come alleviare il caro bollette? Dibattito in Fratelli d’Italia

LO SCAMBIO DI OPINIONI CROSETTO-STAGNARO

Su Twitter, dove è molto attivo, il cofondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto ha scritto che “la decisione della Germania sul gas conta più di tutte le parole critiche sull’Europa sentite negli ultimi 10 anni, perché è un atto, preciso, voluto, non concordato, non condiviso, non comunicato, che mina alla radice le ragioni dell’Unione”.

Gli ha risposto Carlo Stagnaro, economista liberista dell’Istituto Bruno Leoni, secondo cui il piano del governo Scholz “non è molto diverso da quanto abbiamo fatto noi. È un piano di detassazioni temporanee e sussidi ai consumatori. La differenza ovviamente è che mettono sul piatto molti più soldi, almeno per il futuro, mentre noi abbiamo speso molto di più nell’ultimo anno e mezzo”.

“No” ribatte Crosetto: “è un prezzo politico di poco superiore a quello 2021. Non la pensa come lei nemmeno Draghi…”.

“La differenza”, argomenta Stagnaro, “è nella quantità di soldi stanziati: la Germania ha un bilancio più sano e ha sprecato meno nell’ultimo anno e mezzo. Ma non sta facendo nulla di qualitativamente diverso da noi”.

CHI HA SPESO DI PIÙ?

Secondo uno studio del think tank Bruegel pubblicato a fine agosto, il paese dell’Unione europea che ha stanziato più risorse – non tutte sono necessariamente già state spese – per mitigare l’impatto della crisi energetica è stata la Germania, con 60,2 miliardi di euro, pari all’1,7 per cento del suo PIL. A seguire l’Italia con 49,5 miliardi (2,8 per cento del PIL) e la Francia con 44,7 (1,8 per cento del PIL).

LE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Durante il recente discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato – tra le altre cose – una riforma “profonda e completa” del mercato elettrico comunitario volta al disaccoppiamento dei prezzi di elettricità e gas, una tassa sugli extraprofitti delle società energetiche e una modifica del TTF, il punto di scambio del gas di Amsterdam che funge da riferimento per il continente.

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