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Il Foglio Giorgetti Governo Superbonus

Tutte le staffilate di Meloni e Giorgetti contro Germania e Francia

Giorgetti e Meloni criticano il piano della Commissione europea per l'industria verde: chiedono più coesione tra i paesi dell'Unione e lanciano qualche affondo a Germania e Francia. Tutti i dettagli.

 

Il governo italiano è favorevole all’allentamento della normativa europea sugli aiuti di stato, proposta dalla Commissione per contrastare i sussidi statunitensi all’industria verde. A patto, però, di “una flessibilità ampia sulla revisione di tempi e contenuti del PNRR e di una riforma della governance europea che non penalizzi gli investimenti strategici”. Lo ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti durante una conferenza con la stampa italiana e internazionale, alla vigilia della riunione a Bruxelles del Consiglio europeo – oggi e domani, venerdì 10 febbraio – dove si discuterà, tra le altre cose, del Green Deal Industrial Plan, il piano di sostegno alle aziende coinvolte nella transizione energetica.

LO SCETTICISMO DEL GOVERNO MELONI SUL PIANO UE PER L’INDUSTRIA VERDE

Il piano rappresenta la risposta europea all’Inflation Reduction Act, la legge statunitense sui sussidi alla manifattura “verde” da 369 miliardi di dollari. Non prevede nuovi fondi – al contrario, attinge alle somme già stanziate per altri programmi ma non ancora utilizzate -, ma propone un allentamento del regolamento comunitario sugli aiuti statali, in modo da permettere ai paesi membri di offrire un sostegno maggiore alle aziende operanti nei settori strategici per la transizione ecologica.

Al governo di Giorgia Meloni, però, questo rilassamento normativo non piace: il timore di Roma è che possa mettere le imprese italiane in una posizione di svantaggio competitivo rispetto a quelle tedesche e francesi, che possono contare sull’appoggio di governi con più possibilità di spesa, creando degli squilibri nel mercato unico europeo.

LA PROPOSTA DI GIORGETTI

Secondo Giorgetti, “il punto di arrivo ottimale” della politica industriale europea “sarebbe quello di un fondo strategico con cui l’Europa disegna davvero una strategia comune non solo su transizione energetica e digitale, ma anche su temi di cui si parla meno come difesa, aerospazio o materie prime critiche”.

– Leggi anche: Non solo terre rare: tutte le mosse di Francia e Germania sulle materie prime critiche

Un simile fondo strategico, ha proseguito il ministro, rappresenterebbe “l’evoluzione del concetto da cui è nato il Next GenerationEU”, il fondo europeo per la ripresa dalla pandemia, “ma mi rendo conto che il tema non è politicamente maturo perché richiederebbe una capacità fiscale comune”.

L’ATTACCO ALLA GERMANIA

A detta di Giorgetti, l’ostacolo principale a questo processo di integrazione europea è la Germania, generalmente poco propensa all’emissione di nuovo debito comune europeo. Il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, aveva infatti dichiarato a questo proposito che “non c’è nessun bisogno di nuovi strumenti di finanziamento da parte dell’UE e di nuovi debiti comuni”.

Giorgetti ha anche parlato della recente visita negli Stati Uniti dei suoi omologhi tedesco e francese – i ministri Robert Habeck e Bruno Le Maire, rispettivamente – volta a ottenere un’estensione agli alleati europei dei sussidi garantiti alle aziende nordamericane di tecnologie pulite. “Non siamo stati informati su quest’iniziativa”, ha detto, “ma la cosa non ci sorprende e non ci offende […]. Ogni paese è libero di fare quello che ritiene, ma il punto di fondo è chiaro: si tratta di decidere se vogliamo o non vogliamo dare una risposta europea”.

NO ALLA GUERRA COMMERCIALE UE-USA, DICE GIORGETTI

Il governo Meloni si oppone inoltre alla possibilità di una guerra commerciale, combattuta a colpi di sussidi industriali, tra l’Unione europea e gli Stati Uniti.

“Se l’Europa facesse un atto uguale e contrario”, ha detto Giorgetti, all’Inflation Reduction Act, che prevede incentivi generosi alla manifattura statunitense e nordamericana, “bloccando le forniture dagli USA alle aziende da sostenere, non sarebbe solo la fine della globalizzazione ma il ritorno a un mondo segregato dove il confronto non è più fra democrazie e autocrazie dell’Est, ma fra blocchi”.

Agli Stati Uniti, ha aggiunto il ministro, “chiediamo di essere trattati almeno come Messico e Canada”, con i quali Washington possiede però un accordo di libero scambio.

LA REVISIONE DEL PNRR

All’Europa, invece, Giorgetti chiede di garantire all’Italia un’ampia flessibilità nella revisione del PNRR. Il governo ha richiesto infatti ai vari ministeri di rivedere i progetti, anche alla luce del programma REPowerEU, in modo da concentrare le risorse solo sulle opere veramente strategiche e realizzabili entro il 2026.

“Nel giro di due-tre settimane avremo i risultati della ricognizione”, ha garantito il ministro.

Il PNRR revisionato e integrato dovrà essere presentato alla Commissione europea entro il 30 aprile. “Tra i filoni da rilanciare”, secondo Giorgetti, “ci sono l’acciaio verde e l’idrogeno”, in modo da prevenire una dipendenza energetica dalla Cina, e la realizzazione dei rigassificatori nel Sud Italia – ci sono dei progetti per Gioia Tauro e Porto Empedocle -, in modo da favorire la trasformazione della penisola in un “hub del gas” per l’Europa.

Giorgetti ha spiegato che il governo italiano non ha intenzione di chiedere nuovi fondi per la revisione del PNRR, “perché prima di tutto dobbiamo essere certi di riuscire a spendere bene le risorse già assegnate”. Punterà però a negoziare il posticipo di un anno, al 2027, della scadenza del piano.

IL DOPPIO BINARIO ITALIA-FRANCIA

Quanto al rispetto delle regole fiscali europee, Giorgetti ha assicurato che “l’Italia non si sottrae alla responsabilità di mantenere una finanza pubblica prudente perché abbiamo il dovere di non creare problemi ad altri con il nostro debito, ma è inaccettabile l’idea che ci siano paesi di serie A, di serie B e di serie C”.

Il ministro ha ricordato il coordinamento tra il consigliere economico del governo di Mario Draghi, Francesco Giavazzi, e il suo omologo francese Charles-Henry Weymuller per un “doppio binario” tra Italia e Francia sull’ampliamento delle possibilità di investimento nelle opere di rilevanza europea, restringendo invece le spese sui progetti non strategici.

Ieri, però, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è rivolta alle autorità francesi per criticare l’invito a Parigi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definendolo “inopportuno”. “La nostra forza è la compattezza”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto di non avere “commenti da fare” sulle parole di Meloni.

LE PAROLE DI GIORGIA MELONI

In materia di politica industriale europea, Giorgia Meloni ha detto al Sole 24 Ore che l’obiettivo dell’Italia “non è creare un Inflation Reduction Act europeo in risposta alla legge sull’inflazione americana. La strada maestra è il rafforzamento del dialogo transatlantico, che privilegia il coordinamento delle politiche economiche delle due aree, europea e americana”.

Più che “l’allentamento del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di stato”, che potrebbe creare squilibri di competitività tra i vari paesi membri dell’Unione, la presidente pensa che debba piuttosto “essere garantita parità di condizioni tra gli stati attraverso un fondo sovrano europeo per sostenere gli investimenti e proteggere la sovranità industriale e tecnologica. Ma è necessario rivedere nel più breve tempo possibile il funzionamento dei sistemi di finanziamento della politica industriale europea, anche attraverso la revisione delle regole della governance fiscale”.

“Nell’immediato”, invece, “è essenziale che sia concessa agli stati membri la massima flessibilità nell’utilizzo dei fondi già disponibili per i Piani nazionali di ripresa e resilienza e per le politiche di coesione”.

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