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Aiuti Stato

Aiuti di stato Ue, ecco favorevoli e contrari all’allentamento delle regole

Durante l'incontro con Michel, Giorgia Meloni ha respinto l'allentamento delle regole europee sugli aiuti di stato in risposta ai sussidi Usa, chiedendo piuttosto un nuovo fondo comune. Ma la Germania è contraria, e non è la sola. Tutti i dettagli.

 

Secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ieri ha incontrato a Roma il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, “l’Europa deve proteggere le sue imprese e deve farlo con coraggio”. Ma deve avere “cautela sul rilassamento delle regole sugli aiuti di stato”.

La posizione italiana, ha poi aggiunto, prevede “soprattutto flessibilità sui fondi esistenti”.

I RISCHI DELL’INFLATION REDUCTION ACT, IN BREVE

Le dichiarazioni riguardano la risposta dell’Unione europea all’Inflation Reduction Act, la grande legge statunitense sui sussidi alla manifattura “verde” che rischia di privare il Vecchio continente di una base industriale solida nei settori cruciali per la transizione ecologica: veicoli elettrici, batterie, turbine eoliche, pannelli solari e idrogeno verde, ad esempio.

Attirate dal contesto favorevole – non ci sono solo gli incentivi dell’Inflation Reduction Act, ma anche prezzi dell’energia molto più bassi -, diverse aziende europee come Northvolt, Iberdrola o Enel stanno effettivamente dando priorità agli investimenti negli Stati Uniti.

LA RISPOSTA DELL’UNIONE EUROPEA

La Commissione europea sta lavorando a un piano di risposta all’Inflation Reduction Act, chiamato Green Deal Industrial Plan: verrà presentato domani in vista del Consiglio speciale del 9 e 10 febbraio.

I primi passi dell’iniziativa, già presentati dalla presidente Ursula von der Leyen al Forum economico di Davos, sono due: semplificazioni delle autorizzazioni per i progetti legati alle “tecnologie pulite” e allentamento della normativa comunitaria sugli aiuti di stato alle aziende che operano nelle filiere della transizione ecologica.

In seguito, forse entro l’estate, verrà anche istituito un fondo sovrano europeo, finanziato con debito comune, dalle dimensioni però ancora ignote.

LE CRITICHE DI MELONI

Al governo italiano non piace la proposta di rilassamento delle regole europee sugli aiuti di stato. Durante la conferenza stampa con Michel, Meloni ha detto infatti che “serve cautela sul rilassamento delle regole sugli aiuti di stato, l’obiettivo è sostenere le imprese senza rischiare di indebolire il mercato unico”.

Per la presidente, serve piuttosto “il coraggio di realizzare strumenti come un fondo sovrano europeo. È una materia su cui non sarà facile accordarsi subito a ventisette”, ha riconosciuto, “ma per noi è importante che si vada in quella direzione e si dica che si intende andare in quella direzione”.

PERCHÉ L’ITALIA È CONTRARIA ALL’ALLENTAMENTO DELLE REGOLE EUROPEE SUGLI AIUTI DI STATO?

Secondo il governo Meloni – la posizione della presidente è la stessa del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e di quello delle Imprese Adolfo Urso -, la semplificazione della normativa comunitaria sugli aiuti di stato rischia di creare squilibri di competitività dentro il mercato unico europeo, perché gli stati membri in possesso di maggiori risorse economiche, o con ampi margini di spesa pubblica, potranno sostenere le loro aziende con più soldi di quanto non possano fare gli altri.

In altre parole, l’allentamento delle regole sui sussidi pubblici favorirebbe la Germania e la Francia e penalizzerebbe l’Italia. Dei 672 miliardi di euro in aiuti di stato che la Commissione ha approvato nel 2022, infatti, il 77 per cento proveniva da due soli paesi: per il 53 per cento dalla Germania e per il 24 per cento dalla Francia. L’Italia vale il 7 per cento.

CHI VUOLE E CHI NO IL FONDO SOVRANO EUROPEO

Per salvaguardare la competitività delle proprie aziende rispetto a quelle tedesche e francesi, l’Italia spinge piuttosto per un fondo sovrano europeo. Il presidente Michel ha dichiarato in proposito che il mercato unico è “la carta vincente” dell’Unione europea, “un tesoro costruito con pazienza” e una “forza economica comune condivisa” che va difesa.

Anche il commissario per gli Affari economici Paolo Gentiloni ha detto che la Commissione vuole rispondere all’Inflation Reduction Act con degli “strumenti comuni” come “un nuovo fondo sovrano europeo”, in modo da tutelare l’integrità del mercato unico.

Il fondo sovrano potrebbe permettere di risolvere il problema della disparità di risorse tra i vari membri dell’Unione, ma prevedrebbe l’emissione di nuovo debito europeo. È un’eventualità sgradita alla Germania, la maggiore economia dell’Unione europea: il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, ha detto a proposito che “non c’è nessun bisogno di nuovi strumenti di finanziamento da parte dell’UE e di nuovi debiti comuni”.

Altri sette paesi membri – Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Repubblica ceca e Slovacchia – hanno inviato una lettera alla Commissione europea per esprimere la loro contrarietà sia all’espansione dei sussidi statali, sia alla creazione di altro debito comune: chiedono invece di utilizzare i fondi rimanenti dei programmi NextGenerationEU e RePowerEU.

Più che la “guerra dei sussidi” con gli Stati Uniti, infine, i sette governi chiedono a Bruxelles di raggiungere una soluzione negoziale con Washington attraverso un maggiore allineamento commerciale.

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