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Byd

Meloni seduce i cinesi di Byd per tamponare Stellantis?

Intenzionato ad attrarre un secondo produttore automobilistico in Italia, visto il disimpegno di Stellantis, il governo Meloni ha contattato la casa cinese Byd, leader nella vendita di veicoli elettrici. Tutti i dettagli.

Il governo di Giorgia Meloni ha contattato la casa automobilistica cinese BYD con l’obiettivo di concludere un accordo di investimento che garantirebbe all’Italia la presenza di un secondo produttore di veicoli oltre a Stellantis, il gruppo proprietario del marchio Fiat e non solo.

Lo scrive Bloomberg, che riporta alcune dichiarazioni del direttore di BYD Europe, pronunciate al Salone dell’automobile di Ginevra. “Abbiamo alcuni contatti per discuterne”, ha detto Michael Shu, precisando però che la realizzazione di un secondo stabilimento in Europa – dopo cioè quello di Seghedino, in Ungheria – “dipenderà dalle nostre vendite. Ora stiamo facendo ottimi progressi”.

E STELLANTIS?

Il ministero delle Imprese italiano non ha voluto rilasciare commenti all’agenzia di stampa. Ma l’intenzione del governo del governo Meloni di attirare in Italia un’altra grossa casa automobilistica – BYD è la maggiore produttrice al mondo di veicoli elettrici – è nota. Secondo un rapporto di S&P Global, nel 2024 i volumi della produzione italiana di Stellantis diminuiranno del 12 per cento: l’azienda sembra privilegiare le attività nei paesi in cui il costo del lavoro è più basso, come il Marocco, la Serbia, la Polonia e l’Ungheria, dove di recente ha annunciato un investimento di 103 milioni di euro per la produzione di moduli di propulsione elettrica. A Mirafiori, invece, Stellantis interromperà la produzione del SUV Maserati Levante dal prossimo 31 marzo.

Il contenimento dei costi di produzione è considerato una necessità dalle case automobilistiche europee e non, impegnate nella transizione alla mobilità elettrica: il prezzo dei veicoli a batteria, infatti, è ancora molto più alto di quelli con motore endotermico; dal 2035, peraltro, nell’Unione europea sarà vietata l’immatricolazione di vetture a benzina e gasolio.

LE PAROLE DI URSO E LA CAUTELA DI BYD

Una decina di giorni fa il ministro delle Imprese Adolfo Urso, intervenuto in Senato, ha dichiarato che se Stellantis non aumenterà la produzione in Italia, “le risorse del fondo automotive, pari a circa 6 miliardi di euro, saranno destinate dal prossimo anno […] integralmente a sostenere nuovi insediamenti produttivi per rafforzare la componentistica e certamente anche per supportare l’insediamento di un secondo produttore auto”.

Non è chiaro, però, se questo secondo produttore sarà BYD. Anche l’azienda, attraverso Shu, pensa che sia troppo presto per parlare di un secondo stabilimento in Europa, visto che l’investimento in Ungheria è stato confermato solo pochi mesi fa, a dicembre. Per il momento, BYD fa sapere di voler rafforzare la sua rete logistica in Ungheria: “vogliamo andare il più a fondo possibile” con la filiera locale, ha spiegato Shu; “tutto quello che facciamo è per la localizzazione”.

L’investimento di BYD in Ungheria è giunto qualche mese dopo l’annuncio dell’inchiesta europea anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina, che potrebbe portare all’imposizione di dazi. Dazi che BYD potrebbe aggirare grazie alla sua postazione manifatturiera in Ungheria: il paese, quindi, potrebbe diventare il punto d’accesso al mercato europeo delle case automobilistiche cinesi. La Cina è il maggiore produttore di veicoli elettrici e batterie al mondo, di cui domina la filiera fin dalle materie prime; le case automobilistiche europee non possono invece contare su una supply chain domestica sviluppata.

BYD ha affermato, tramite Shu, che “abbiamo prodotti e tecnologie forti e flessibilità nella gestione della catena di fornitura”. “Sulla base dei fatti, non credo che” il successo dell’azienda in Europa, ha aggiunto, “derivi dai sussidi”.

NON SOLO AUTO: COSA FA BYD

BYD non è solo la prima azienda produttrice di veicoli elettrici al mondo, ma anche una delle principali società produttrici di batterie: nella classifica globale redatta da SNE Research è al terzo posto, preceduta da CATL (anch’essa cinese) e dalla sudcoreana LG Energy Solution.

BYD, come CATL, era in origine un’azienda di batterie per gli smartphone che successivamente si è spostata sulla mobilità. È il marchio di auto elettriche maggiormente diffuso in Cina, dove si concentrano le sue vendite. Negli ultimi anni, tuttavia, ha cominciato a dare più attenzioni all’estero: nella prima metà del 2022 ancora il 40 per cento delle sue vendite si concentravano in Cina e a Taiwan; nella prima metà del 2023, però, questa quota si è ridotta al 33 per cento.

– I segreti del successo di Wang Chuanfu, re cinese dell’auto elettrica con Byd. L’articolo di Start Magazine

LE ULTIME DICHIARAZIONI DI URSO

Da Taranto, dove sta partecipando al tavolo su Acciaierie d’Italia, il ministro Urso ha dichiarato che il governo ha “lavorato sin dall’inizio della legislatura per migliorare la strumentazione e l’attrattività del sistema-paese per quanto riguarda gli investitori esteri che vogliono oggi puntare sull’Italia come loro sito produttivo nell’ambito della nostra comune Unione europea”.

“Il più grande fondo di investimento americano ha detto in un recente report che l’Italia in questo momento è il paese più attrattivo, quello che dà maggiori garanzie per gli investimenti esteri all’interno dell’Unione europea”, ha proseguito. “Vogliamo ovviamente cogliere questa opportunità che vi è per il nostro paese anche nel settore dell’automotive perché noi siamo l’unico paese europeo ad avere un unico produttore di auto. Negli altri paesi storici dell’Unione europea, produttori storici di auto come il nostro, vi sono due, tre, quattro, cinque, anche sei produttori in competizione tra loro e noi ci auguriamo che questo possa accadere anche in Italia per rafforzare la filiera dell’automotive, che è il vero orgoglio del made in Italy e che fornisce componenti importanti, significativi, non soltanto alla nostra casa automobilistica, che è Stellantis, ma anche ad altre case che producono all’estero”.

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