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Wang Chuanfu

I segreti del successo di Wang Chuanfu, re cinese dell’auto elettrica con Byd

Tutto su Wang Chuanfu, ceo e presidente del colosso cinese Byd che ha superato Tesla nelle vendite di auto elettriche. Carriera, passioni e curiosità

 

Ha fatto molto scalpore nei giorni scorsi la notizia del sorpasso, registratosi nell’ultimo trimestre del 2023, delle vendite delle auto elettriche prodotte dal gruppo cinese BYD su quelle piazzate da Tesla. Un successo, quello della compagnia fondata nel 1995 come produttore di batterie per cellulari da Wang Chuanfu, che anche il Financial Times attribuisce alla sagace gestione di un ceo e presidente come Wang capace di guadagnarsi precocemente la fiducia e la stima di un investitore come Warren Buffet.

Ecco un profilo dell’imprenditore transitato dalla ricerca scientifica alla guida dell’azienda simbolo dell’ascesa del Dragone in un settore un tempo dominato dai colossi occidentali.

Infanzia difficile.

Non è stata felice l’infanzia di Wang. Nasce nel febbraio 1966 nella contea di Wuwei, provincia di Anhoui, in un contesto sociale rurale e molto povero.

Perde i genitori agricoltori da ragazzo, a badare a lui ci pensano da allora la sorella e il fratello maggiore. Dopo aver frequentato il liceo, va a studiare chimica presso quella che allora si chiamava ancora Central South Industrial University, dove si laurea nel 1987.

Immediatamente dopo frequenta e consegue un master presso il Beijing General Research Institut of Nonferrous Metals.

La svolta.

Terminati gli studi, si dedica per alcuni anni alla ricerca presso lo stesso istituto in cui ha conseguito il master, dove ricopre la carica di vicedirettore.

La svolta avviene nel 1995 quando, all’età di 29 anni, lascia Pechino per fondare, insieme al cugino, la Shenzhen BYD Battery Company, precursore di quella che oggi conosciamo come BYD.

Gli aneddoti di Medium.

Da allora comincia una parabola coronata da tanti successi come quelli raccolti anzitutto nel campo delle batterie per telefoni cellulari.

Come si legge nella sua biografia su Medium, “tre anni dopo essere entrato nell’industria delle batterie è diventato il ‘re delle batterie’ in Cina’. Entro tre anni dal suo ingresso nell’industria dell’auto è diventato ‘il re delle auto economiche’. Otto anni dopo essere entrato nel settore dell’energia rinnovabile è diventato ‘il re globale dei veicoli elettrici’. E anche quando ha cominciato a produrre mascherine, è diventato nel giro di mese ‘il re mondiale delle mascherine’”.

Il sigillo del precoce successo di Wang è sicuramente la fiducia accordatagli da Warren Buffet, che investe in BYD notevoli somme nell’arco di un decennio considerandolo addirittura uno dei quattro amministratori delegati da lui più ammirati insieme a Zuckerberg, Cook e Donegan.

Significativa appare la testimonianza offerta a Medium da uno stretto collaboratore di Buffet come Charlie Munger: “Quest’uomo – dice riferendosi a Wang – è una combinazione di Thomas Edison e Jack Welch (l’ex capo di General Electric): può risolvere problemi tecnici come Edison e centrare i suoi obiettivi come Welch. Non ho mai visto nessuno come lui!”.

Il ritratto del Financial Times.

Nel descrivere le ragioni del successo di BYD, il quotidiano della City le ha rintracciate nelle straordinarie doti di un uomo che i suoi dipendenti chiamano semplicemente “il Presidente” e che è caratterizzato da un’etica del lavoro stakanovista.

Il suo principale merito è stato secondo Christopher Weber di AutoForm aver istituito un sistema “assolutamente aggressivo di controllo dei costi”.

Integrazione verticale.

Ma molto ha contribuito anche l’inclinazione a svolgere tutti i processi produttivi dentro l’azienda contenendo il subappalto e i relativi costi. Un ex manager non a caso amava dire che BYD produceva tutto dei suoi veicoli “eccetto le gomme e il parabrezza”.

L’enfasi sui costi è stata la base della forte integrazione verticale del gruppo, che gli ha consentito anche di sviluppare numerose innovazioni.

Lavoratori come robot.

Ma dietro questo modello di business ci sono anche le lamentele dei lavoratori per una catena produttiva molto spinta che li costringe a svolgere solo pochi e limitati compiti con l’ovvia conseguenza di svilirne le competenze o di preferire addirittura manodopera poco preparata ma a basso costo. “Trattano la gente come robot”, commenta a tal proposito Weber.

I successi di BYD sono comunque innegabili e ben dimostrati dal fatto che oggi la sua tecnologia per le batterie è parte integrante del curriculum insegnato in una università di élite come la Tsinghua di Pechino.

Nuove strategie.

Dopo aver conquistato il mercato cinese con i suoi modelli elettrici più che competitivi, Wang punta ora a sbancare quelli esteri.

A novembre il management di BYD ha detto agli analisti di Citigroup di puntare nel lungo termine a una quota minima di mercato del 10% in tutti i Paesi in cui è presente esclusi Usa ed Europa.

Ciò significa un incremento notevole delle vendite oltre Oceano che le faccia passare dalle 240.000 auto di quest’anno ad un numero compreso fra 2 e 3 milioni.

Un test cruciale della nuova strategia potrebbero essere i piani per costruire il suo primo stabilimento europeo in Ungheria, in uno sbarco che potrebbe attenuare il problema segnalato da Jorge Guajardo di Dentons Global Advisors, ossia la scarsa familiarità dei consumatori europei con i modelli di BYD.

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