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F-35 Repubblica Ceca

Leonardo-Finmeccanica e Lockheed Martin, tutte le turbolenze fra Usa e Italia sugli F-35

L'articolo di Chiara Rossi

Roma guarda alla Via della Seta cinese e tentenna sugli F-35 americani. Ma Washington non porta più pazienza. L’Italia sta facendo indispettire l’alleato in quanto oltre a ridurre il numero di velivoli da acquistare da Lockheed Martin, pare debba ancora pagare quelli già acquistati.  Si tratterebbe di circa 500 milioni di euro di arretrati, che durante il Consiglio supremo di Difesa tenuto la settimana scorsa hanno costretto, secondo La Stampa, il presidente Mattarella a richiamare il governo al rispetto degli impegni sottoscritti. Ecco i dettagli.

IL PROGRAMMA JSF

L’Italia è partner di Livello II del discusso programma Joint Strike Fighter (Jsf), cacciabombardiere assemblato da Leonardo per conto di Lockheed Martin nello stabilimento Faco di Cameri (Novara), gestito da Leonardo (ex Finmeccanica).

L’impegno italiano prevedeva in principio l’acquisto di 131 velivoli per 13,5 miliardi ma nel 2012 siamo scesi a 90 velivoli. L’esecutivo gialloverde sembra intenzionato ad apporre la scure sul programma tanto che a fine febbraio il Corriere della Sera scriveva che “le intenzioni di Palazzo Chigi sono di ordinare meno apparecchi F-35 di quanto programmato dal governo Gentiloni”.

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VALUTAZIONE TECNICA NON PERVENUTA

Nel frattempo, per non deludere con un taglio netto il partner statunitense, il ministero della Difesa ha promosso una “valutazione tecnica” sulla partecipazione italiana al programma F-35, il cui esito è atteso “per i primi mesi del 2019″, ha detto di recente il dicastero retto da Elisabetta Trenta (M5S). Siamo già quasi a metà del terzo mese dell’anno e ancora della valutazione non si sa nulla.

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DALLA VISITA DEL SOTTOSEGRETARIO TOFALO ANCORA NESSUNA RISPOSTA

Ma come ha sottolineato Pietro Batacchi, direttore di Rid, “gli Americani si aspettavano risposte dalla recente visita negli Stati Uniti del Sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo che, però, non sono arrivate e la circostanza a quanto risulta a Rid non è certo stata presa bene a Washington”.

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L’ITALIA NON PAGA

Quello che invece risulta inaccettabile, tanto al governo quanto al colosso della Difesa Lockheed Martin, è che dal marzo dell’anno scorso Roma ha sospeso anche i pagamenti degli 11 F35 già consegnati e dei 9 ordinati. Il debito arretrato complessivo ha ormai raggiunto i 500 milioni di euro, che sono nella disponibilità dell’esecutivo, però non vengono pagati.

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LA RACCOMANDAZIONE DEL QUIRINALE

La questione degli F-35 è stata discussa anche nel Consiglio supremo di Difesa, presieduto giovedì dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che approfondito lo stato del processo di riforma e modernizzazione dello Strumento Militare nazionale ed ha sottolineato il carattere di continuità, anche finanziaria, che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi. Dal comunicato diffuso dal Quirinale si legge: “Le limitate disponibilità finanziarie impongono di procedere, con celerità e determinazione, nel processo di razionalizzazione delle Forze Armate, concentrando le risorse sulle capacità realmente necessarie per l’assolvimento dei compiti primari per garantire la sicurezza del Paese”. Dunque anche il Capo dello Stato starebbe pressando il governo a procedere con i pagamenti degli accordi già conclusi.

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LE STOCCATE AMERICANE

Oltre a una caduta di immagine per l’Italia con un’insolvenza da mezzo miliardo, la riduzione della partecipazione al programma Jsf comporterebbe ulteriori conseguenze negative. Come riporta oggi La Stampa “gli Usa sottolineano che l’Italia perderebbe più di quanto risparmierebbe, perché circa 80 aziende del nostro paese sono coinvolte nel progetto, lo stabilimento di Cameri è stato scelto come hub logistico e della manutenzione e l’intera operazione dovrebbe generale posti di lavoro stimati inizialmente fra 3.586 e 6.395”.
Gli Stati Uniti – e il costruttore Lockheed Martin – potrebbero pure accettare la riduzione degli acquisiti – d’altronde la stessa US Air Force ha in programma di ridurre gli F-35 LM preferendo gli F-15 della rivale Boeing –  ma quello che proprio non possono mandar giù è la sospensione dei pagamenti da parte di Roma dallo scorso marzo.

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A CAMERI 2 VELIVOLI IN STAND-BY

Nel frattempo che il governo temporeggia, a Cameri sono pronti, in attesa di consegna ormai da settimane, anzi, mesi, 2 aerei per le Forze Armate italiane appartenenti al lotto di produzione a basso rateo n.11 (LRIP 11): l’AL-11, undicesimo F-35A per l’Aeronautica Militare, e il BL-2, secondo F-35B, ha ricordato Rid la scorsa settimana.

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