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Giorgetti

Chi succederà a Berlusconi?

Fatti e scenari su Silvio Berlusconi. I Graffi di Damato

 

Per quanto generalmente contenuta nei richiami di prima pagina sui giornali – ma con l’eccezione non marginale del simpatizzante Libero, che ne ha fatto l’apertura gridando “Berlusconi ricoverato- Cribbio, ci risiamo” – la notizia del ritorno dell’ex presidente del Consiglio in ospedale, dal quale era appena uscito dopo 45 giorni di degenza in gran parte trascorsi in terapia intensiva, ha un innegabile rilievo politico. E non solo nell’area più ansiosa o diretta del centrodestra, ma anche in quella limitrofa almeno del cosiddetto terzo polo. Dove il più smanioso di raccogliere almeno una parte dell’elettorato di Berlusconi è notoriamente Matteo Renzi, il già “royal baby” berlusconiano confezionato editorialmente da Giuliano Ferrara, per investirne il risultato nel tormentato rapporto non tanto con Carlo Calenda quanto col Pd. Che è sempre più scoperto sul versante riformista dopo l’arrivo e l’infelice esordio elettorale di Elly Schlein alla segreteria del Nazareno.

Berlusconi è dovuto tornare in ospedale rinunciando all’incontro che aveva pur programmato con cura con i ministri della sua Forza Italia e a missione non ancora conclusa in Italia del presidente del Partito Popolare Europeo Manfred Weber. Che Antonio Tajani era riuscito a recuperare, diciamo così, dopo la clamorosa rinuncia dell’ospite tedesco ad una analoga riunione nei mesi scorsi per l’ennesimo tentativo compiuto da Berlusconi di giustificare in qualche modo l’aggressione di Putin all’Ucraina.

Anche i problemi che Berlusconi ha personalmente nel Partito Popolare Europeo, pur impegnato anche lui nella realizzazione di un centrodestra nell’Unione dopo le elezioni continentali dall’anno prossimo, hanno la loro rilevanza ai fini di una sua eventuale successione e di una diversa configurazione dell’area che lui riuscì a realizzare nel 1994 entrando, anzi scendendo in politica, come preferì dire e ancora ripete.

In una intervista recentissima a Repubblica già da me segnalata per altri versi, in particolare per il rifiuto opposto al tentativo di arruolarlo nella guerra politica alle presunte tendenze autoritarie di Giorgia Meloni, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha evocato senza remore, o scrupoli personali, essendo nota la stima reciproca fra i due, il problema della successione a Berlusconi tutto interno, secondo lui, al centro destra.

“Con la scomparsa di Berlusconi dalla scena pubblica – aveva detto testualmente Amato, prima del ritorno a sorpresa dell’interessato in ospedale – s’apre, per chi ne ha il coraggio in questa destra, la porta per il centro politico. Potrebbe essere una considerevole tentazione andare a occuparlo” da parte della pur non menzionata Meloni. Cui tuttavia sono chiari i riferimenti di Amato dopo avere contestato -ripeto- la rappresentazione autoritaria della premier italiana fatta di recente da Romano Prodi e dal premio Nobel Joseph Stiglitz.

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