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Arpino Vannacci

L’elettronica di Leonardo alla tedesca Hensoldt? Perché va detto no. Parla il generale Arpino

La tedesca Hensoldt sta valutando l’ipotesi di acquisire il segmento dell’elettronica per la difesa di Leonardo nell’ambito di una strategia di consolidamento europeo. "Potrebbe essere il primo mattone di una frana", dice a Start Magazine il generale Mario Arpino, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, che aggiunge...

 

“Evidentemente qualcosa è cambiato”.

Commenta così il generale Mario Arpino, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa a Startmag circa la notizia della tedesca Hensoldt interessata ad acquisire l’attività dedicata all’elettronica di Leonardo.

Era infatti gennaio 2022 quando  il gruppo dell’aerospazio e difesa italiano ha finalizzato l’acquisizione della partecipazione del 25,1% di Hensoldt, azienda attiva in Germania nel campo dei sensori per applicazioni in ambito difesa e sicurezza, al prezzo di circa 606 milioni di euro.

E ora, a poco più di un anno di distanza, la società tedesca sta valutando l’ipotesi di acquisire il segmento dell’elettronica per la difesa di Leonardo (uno dei motori di crescita dei ricavi del gruppo di piazza Monte Grappa) nell’ambito di una strategia di consolidamento europeo. Lo ha affermato il ceo di Hensoldt Thomas Mueller, in occasione di un evento tenuto ieri a Monaco, sottolineando come le aziende per gli armamenti europee siano di dimensioni ridotte rispetto alle concorrenti degli Usa. “Sarebbe una possibile strada da percorrere” e sarebbe ipotizzabile nel breve termine, ha evidenziato Mueller. “Nel lungo termine, dobbiamo essere alla pari con gli americani”.

“Da italiano non sono per nulla contento di queste ipotesi perché le vedo inquadrate in una luce in Europa”, dice Arpino: “Purtroppo è vero che l’Europa è sottodimensionata nel settore, ed è vero quello che dice l’ad uscente di Hensoldt. Potrebbe essere una dichiarazione detta così in uscita per inquadrare il futuro, certo è che si inserisce nella decisione dell’Ue di non scorporare gli investimenti per la difesa dalle regole del Patto Ue sul debito pubblico come proposto da Italia e Polonia. Si tratta di un grande danno. Potrebbe essere il primo mattone di una frana. Potrebbero venirci tutti addosso, tutti avrebbero da guadagnare e continuerebbe il depredamento dei gioielli di famiglia italiani”.

HENSOLDT, LEONARDO DEVE CONTINUARE A PUNTARE SULL’ELETTRONICA DELLA DIFESA

Dunque il gruppo tedesco sta prendendo in considerazione l’acquisizione del segmento dell’elettronica per la difesa dell’italiana Leonardo come parte degli sforzi per il consolidamento europeo. L’ormai ex ceo di Leonardo, Alessandro Profumo, aveva dichiarato lo scorso anno che il gruppo mira a diventare il leader nell’elettronica per la difesa in Europa e aveva acquistato una partecipazione in Hensoldt per raggiungere il suo obiettivo. “Il nostro obiettivo in Europa è diventare polo di aggregazione per il mercato dell’elettronica per la difesa, facendo leva sulle sinergie nei campi della sensoristica, cybersecurity, gestione dati e robotica” aveva sottolineato l’ ex ad di Leonardo.

“Profumo mi era piaciuto molto all’epoca”, sottolinea il generale Arpino, che aggiunge: “L’elettronica è davvero qualcosa che possiamo fare. Non richiede grandi industrie, ma molta intelligenza, capacità e ingegneristica. Noi questi ingegneri ce l’abbiamo. Per 10 anni sono stato presidente di Vitrociset, adesso assorbita in Leonardo. Altro errore secondo me. Perché si trattava di una piccola società che comunque aveva oltre 600 ingegneri, c’era una sinergia interna ma se questa viene spacchettata e frammentata, potrebbe venir meno. Leonardo aveva la buona volontà, almeno nella visione dell’ex ceo Profumo, con l’acquisizione del 25,1% di Hensoldt, aveva una ragion d’essere nel contesto in cui l’Italia pensava di far polo per l’elettronica. D’altronde abbiamo anche l’industria dell’elettronica, basti pensare alla società Elettronica [fondata e guidata dalla famiglia Benigni, partecipata da Leonardo e Thales ndr], una delle più avanzate del mondo, e quindi le capacità”.

LA ROTTA PER l’INDUSTRIA DELLA DIFESA EUROPEA

“Da una parte ha ragione chi dice che l’Europa è troppo piccola per competere, ma c’è modo e modo per partecipare”, rimarca Arpino: “Si può partecipare senza lasciar depredare francesi e tedeschi – ha proseguito Arpino – si può partecipare in 3/4 player come già fatto in molti programmi del passato. Mi ricordo che la Germania non è mai stata molto collaborativa nei grandi programmi, basti guardare al programma Eurofighter (ho fatto parte anche dello steering committee del programma) e ricordo che la maggior parte dei ritardi che abbiamo avuto erano imputabili alle posizioni tedesche contro l’industria italiana su proposte che invece gli inglesi avevano accettato, per tutto un sistema di difesa e protezione”.

POSITIVO IL TRATTATO DEL QUIRINALE, MA…

A questo proposito, Arpino ricorda la stipula del Trattato del Quirinale tra Francia e Italia nel novembre 2021 per una cooperazione bilaterale rafforzata tra i due paesi, “una cosa bellissima se è a livello paritario”.

“Se l’avessimo fatto un accordo analogo anche con i tedeschi (come si era ventilato) forse avremmo potuto costruire un triangolo più equilibrato che avrebbe giovato a tutti. Così non è stato. Quindi mi pare che tutto è a discapito nostro. Abbiamo perso le acciaierie, stiamo perdendo pure l’industria della moda, ci hanno comprato tutti i supermercati… alla fine i gioielli di famiglia dove sono? Li svendiamo? Non è così che si capitalizza”, rimarca Arpino.

LA VICENDA OTO MELARA-WASS

Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, c’è anche la cessione di Oto Melara e Wass, le due controllate armamenti terrestri e navali messe in vendita da Leonardo nel 2021 per fare cassa. Inizialmente su Oto Melara-Wass hanno espresso interesse il consorzio franco-tedesco Knds e Fincantieri. Lo scorso maggio anche la tedesca Rheinmetall ha presentato un’offerta non vincolante a Leonardo dal momento che vuole investire in Italia acquistando fino al 49% di Oto Melara.

Una questione che si lega al ruolo del nostro Paese in vista del programma del carro armato europeo del futuro visto che Oto Melara fa parte insieme a Iveco del consorzio Cio, capofila dell’industria nazionale negli armamenti terrestri.

“È sempre lo stesso discorso. Percepisco un disegno a danno nostro. C’è un modo di entrare nei programmi che è quello di collaborare consolidandosi e un modo di entrare essendo comprati o venduti, che è ben diverso. Alla fine rischiamo di restare all’osso. Ci guadagniamo all’inizio, dopodiché abbiamo eroso all’inizio. Sono personalmente contrario e vedo però che la tendenza è sempre quella con la Parigi e con Berlino (alternativamente). O noi riusciamo a fare triangolo, com’era all’inizio con l’Inghilterra, Francia e Germania e l’Italia marginale. Adesso noi potremmo prendere il posto dell’Inghilterra in qualche modo, con la quale noi continuiamo a lavorare bene e con successo” ha puntualizzato il generale Arpino.

BENE UN POLO INDUSTRIALE TERRESTRE CON IVECO-OTO MELARA

Senza dimenticare, che nella recente audizione alla Commissione Difesa della Camera, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino ha legato la questione del rinnovamento dei mezzi dell’esercito alla necessità di una legge terrestre (sul modello di quella navale varata per la Marina) che includa la creazione di un polo industriale terrestre con Iveco-Oto Melara al centro.

“Questa è una logica molto corretta” secondo Arpino. Tornando alla cessione di Oto Melara, in stand-by al momento, sicuramente sarà ripresa in mano dal nuovo vertice di Leonardo. “Spero che lo prenda in mano in modo diverso”, auspica Arpino.

“È un gioco a diminuzione. A perdere nella distanza. Fare cassa significa perdere la distanza, perdere gli utensili per lavorare e perdere le sinergie per creare collaborazione paritarie in Europa. Non è che mandiamo avanti l’Europa, lasciando avanzare solo Francia e Germania. C’è l’Italia e c’è la Polonia, che bisogna cominciare a considerare perché ci sono realtà di cui va tenuto conto”. D’altronde proprio la Polonia aveva fatto richiesta, insieme all’Italia, di entrare nel progetto franco-tedesco Main Ground Combat System (Mgcs) per il carro armato europeo del futuro. “C’è una tendenza a tenere ai margini. Ma non è questa la strada. Non è sviluppando solo le capacità di Francia e Germania che si sviluppa l’Europa” ha concluso il generale Mario Arpino.

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