Una newco con Cdp al 51% e le restanti azioni per Tim e Leonardo.
Sarà questo – secondo le indiscrezioni del quotidiano Il Messaggero – l’assetto della newco che farà da perno per il Cloud nazionale.
LA MISSIONE DI CDP PER IL CLOUD
Una missione che il governo Draghi – sotto la supervisione in particolare del dicastero per l’Innovazione e la transizione digitale retto da Vittorio Colao ha affidato alla Cassa depositi e prestiti, ora guidata dall’amministratore delegato Dario Scannapieco, nominato dall’esecutivo Draghi al posto di Fabrizio Palermo.
LE ALLEANZE DI TIM, LEONARDO E FINCANTIERI CON I COLOSSI USA
Fra i campioni nazionali che si erano di fatto candidati per il progetto di Cloud nazionale previsto peraltro anche dal Pnrr svettavano Tim, Leonardo e Fincantieri che avevano stretto accordi tecnologici con i colossi americani, rispettivamente con Google (nel caso di Tim), Microsoft (nel caso di Leonardo) e Amazon Web services (nel caso di Fincantieri).
L’ESCLUSIONE DI BONO
Il gruppo capeggiato dall’amministratore delegato Giuseppe Bono – pur essendo controllato da Cdp e pur avendo stretto una intesa tecnologica anche con l’azienda italiana Almaviva – al momento sarebbe stata esclusa dal progetto che ha in mano proprio la Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia con l’82% e partecipata dalle fondazioni bancarie con il 15%.
IL PNRR
Il Recovery Plan destina all’operazione 900 milioni e il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, intende chiudere entro il 2022 il trasferimento sulla “nuvola”.
I FINI DEL GOVERNO
L’obiettivo del governo, ha riferito nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, è mettere in sicurezza il sistema delle quasi 11.000 ‘sale macchine’ della Pa con un risparmio di spesa compreso tra il 40 e il 50% all’anno. Il polo strategico nazionale sara’ un insieme di quattro data center fisici con la potenzialità di utilizzare servizi cloud. La migrazione, stima il Recovery Plan, riguardera’ 200 grandi enti centrali e 80 aziende sanitarie locali.
I SOLDI
Un altro miliardo di euro è poi previsto per la migrazione su un cloud qualificato delle Pa locali. E mentre procede la classificazione dei dati, tra ultrasensibili, sensibili e ordinari, la politica si interroga sulla sovranità dei dati per evitare che finiscano sotto il controllo di soggetti extraeuropei.
IL MODELLO FRANCESE GRADITO A COLAO
In Francia, ad esempio, è stato previsto che tecnologia o software extra-Ue possano essere utilizzati soltanto su licenza o fornitura, lasciando il pieno controllo a soggetti europei (qui e qui gli approfondimenti di Start). Una soluzione cui sta guardando anche l’Italia, come scritto giorni fa da Start. Una scelta necessaria per non ricadere sotto il Cloud Act americano che fissa un obbligo per gli operatori, in caso di un mandato dell’autorità giudiziaria e di reati particolarmente gravi, di fornire i dati in proprio possesso anche se archiviati presso server situati all’estero.