Skip to content

Legge Spazio Starlink

Che cosa cambia dopo la legge italiana sullo Spazio?

Il Consiglio dei ministri ha approvato la prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy. Il provvedimento affronta anche la questione delle interferenze tra frequenze per l’uso efficiente dello spettro, di recente al centro della diatriba tra Starlink e Tim. Fatti e approfondimenti.

Via libera del Consiglio dei ministri al ddl sullo spazio.

Ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, ha approvato la prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy.

Il provvedimento, collegato alla legge di bilancio e frutto “di mesi di concertazione con i principali attori pubblici e privati del settore”, colma un vuoto nell’ordinamento, che non prevedeva una normativa di riferimento sul settore spaziale, precisa la nota del Mimit.

In particolare, il ddl regolamenta l’accesso allo spazio da parte dei privati, “offrendo grandi opportunità in un comparto che rappresenta il futuro dell’industria e una delle principali traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale”, prosegue la nota.

Proprio il nostro paese vanta infatti un’eccellenza sull’intera filiera dello Spazio, nel settore dei lanciatori (Avio con Vega), nel segmento in orbita (Leonardo, Thales Alenia Space) e nel segmento terrestre, con Telespazio e imprese specializzate in tecnologie strategiche per l’Osservazione della Terra e Telerilevamento, applicazioni divenute fondamentali anche nella quotidianità dei cittadini.

Tuttavia, il disegno di legge sulla space economy non contiene “una parte che riguarda le infrastrutture, in quanto tale, quindi, non riguarda né Starlink né altri progetti”. Lo ha precisato il ministro Urso, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, quando gli è stato chiesto se il provvedimento sia anche un assist al progetto di SpaceX, il gruppo satellitare statunitense fondato da Elon Musk.

Starlink è la costellazione di satelliti della società aerospaziale di Musk concepita per fornire servizi internet a banda larga in tutto il mondo, in particolare nelle aree rurali e scarsamente servite da altre reti. A inizio mese Starlink ha raggiunto un accordo con Telespazio, intesa arrivata dopo gli approcci di Starlink con il governo italiano per la diffusione della banda ultralarga (e la contesa sulle frequenze fra Tim e l’azienda che fa capo a Elon Musk) nel paese.

Tutti i dettagli.

COSA PREVEDE IL DDL SULLA SPACE ECONOMY

“La legge pone l’Italia all’avanguardia tra i grandi player globali e anticipa le intenzioni dell’Unione Europea in merito a un regolamento per il settore”, evidenzia il dicastero retto da Urso.

Nello specifico, il provvedimento prevede la necessità di un’autorizzazione sia per gli operatori stranieri che intendono condurre attività spaziali dal territorio italiano, sia per quelli nazionali che operano da un territorio estero. Sono esenti dall’obbligo le attività spaziali già autorizzate da un altro Stato, se riconosciute in Italia in base a trattati internazionali.

IL RUOLO DELL’AGENZIA SPAZIALE ITALIANA

L’Agenzia spaziale italiana (Asi) è incaricata della vigilanza sugli operatori: in caso di non rispetto delle disposizioni di legge o degli impegni presi, l’autorizzazione sarà revocata. Inoltre, l’Asi si occuperà anche dell’immatricolazione nel Registro nazionale degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico per i quali l’Italia è Stato di lancio.

UN PIANO NAZIONALE PER L’ECONOMIA DELLO SPAZIO

Dopodiché il ddl prevede l’elaborazione di un Piano Nazionale per l’economia dello spazio, con un orizzonte di almeno cinque anni, che includa l’analisi, la valutazione e la quantificazione dei fabbisogni del comparto, per individuare gli investimenti finanziabili attraverso risorse pubbliche e contributi privati.

IL FONDO PER LA SPACE ECONOMY

A supporto del settore, è istituito un Fondo per la Space Economy con carattere pluriennale. La dotazione iniziale è pari a euro 85 milioni per l’anno 2024, 160 milioni per l’anno 2025 e 50 milioni per l’anno 2026. L’obiettivo del Fondo è promuovere le attività spaziali, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi basati sull’uso di tecnologie spaziali e sull’utilizzo commerciale delle infrastrutture, comprese quelle realizzate nell’ambito del Pnrr e quelle a cui l’Italia partecipa in ambito di collaborazioni internazionali.

In particolare, fino al 2027 si stimano 7,3 miliardi di finanziamenti pubblici nazionali ed europei: 3,1 miliardi di euro disposti nella ministeriale Esa di dicembre 2022 (il nostro Paese è il secondo contributore, a pari merito con la Francia e solo dietro la Germania), 2,3 miliardi di euro destinati al budget dell’Asi e 1,9 miliardi di euro tra fondi Pnrr e stanziamenti da parte delle amministrazioni nazionali.

Ad oggi, l’Italia ha conseguito con successo tutte le milestone del Pnrr sul settore spazio.

SOSTEGNO A PMI E STARTUP

Tornando alla legge quadro sullo spazio approvata ieri dal Cdm, il testo prevede anche norme speciali in materia di appalti e per promuovere le attività e tecnologie aerospaziali per agevolare l’accesso delle Pmi e delle start-up ai contratti pubblici.

Non va dimenticato infatti che la composizione industriale della filiera italiana del comparto spazio è così suddivisa: 17% da grandi imprese, 13% da startup e 70% da Pmi.

ASSICURAZIONI DAGLI INCIDENTI SPAZIALI

Inoltre, il provvedimento disciplina le eventualità degli incidenti nello spazio. Gli operatori autorizzati devono stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni derivanti dall’attività spaziale con un massimale pari a 100 milioni di euro per episodio e, nel caso di sinistri, sono chiamati a rispondere in solido.È prevista anche la possibilità di massimali più bassi per ipotesi di rischio ridotto.

LA NORMA SULL’USO EFFICIENTE DELLO SPETTRO PER COMUNICAZIONI VIA SATELLITE

Infine, il ddl prevede “iniziative per l’uso efficiente dello spettro per comunicazioni via satellite e una riserva trasmissiva nazionale, fissando i principi sul diritto di sfruttamento da parte dei privati che utilizzano infrastrutture spaziali finanziate con fondi statali ed europei”.

Infatti l’orbita bassa terrestre è sempre più affollata.

Dal 2019, Starlink ha ampliato la propria rete in orbita terrestre bassa fino a raggiungere circa 6.000 satelliti, posizionandosi rapidamente come il più grande operatore satellitare al mondo e rivale di Viasat, OneWeb (acquisita da Eutelsat) e Amazon Kuiper. Anche queste ultime stanno dando vita infatti a costellazioni satellitari per fornire connettività Internet.

Ma oltre alle infrastrutture private, si menzionano anche quelle finanziate con fondi statali ed europei come Iris2: la nuova costellazione di satelliti europea per le connessioni Internet. Era febbraio 2023 quando il Parlamento europeo approvava pressoché all’unanimità la proposta di regolamento che istituisce il programma dell’Unione per una connettività sicura per il periodo 2023-2027. Il programma mira a far sì che l’Unione europea disponga di una propria costellazione di 5 satelliti denominata “Iris2 ” (Infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite) che dovrebbe assicurare servizi di comunicazione sicuri entro il 2027. E quest’anno il Centro Spaziale del Fucino di Telespazio è stato individuato in sede europea come il luogo che ospiterà il principale dei tre centri di controllo della nuova galassia di satelliti Iris2.

LE PRECISAZIONI DEL MINISTRO URSO

Tuttavia, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro Urso ha precisato che il disegno di legge sulla space economy non contiene “una parte che riguarda le infrastrutture, in quanto tale, quindi, non riguarda né Starlink né altri progetti”.

“Noi sappiamo che il nostro Paese sarà protagonista sullo spazio, in futuro anche per il turismo spaziale. Abbiamo il dovere di regolamentare quello che accade, chi può, come e con quale responsabilità utilizzare lo spazio ai fini economici”, ha aggiunto il titolare del Mimit.

L’ACCORDO TRA TELESPAZIO E SPACEX

Starlink sta accelerando in Italia grazie a Telespazio. La joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%) “tra i principali operatori al mondo nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari, annuncia di aver firmato un accordo con SpaceX per la commercializzazione dei servizi Starlink”. Lo ha reso noto il 6 giugno la società Telespazio guidata da Gabriele Pieralli con un comunicato.

Grazie all’accordo con SpaceX, “Telespazio potrà integrare Starlink nella propria rete globale di connettività ibrida, realizzata con soluzioni satellitari e terrestri, in grado di garantire servizi di comunicazioni affidabili e resilienti, fissi e mobili, con copertura globale”, è scritto nella nota della jv di Leonardo e Thales.

APPLAUDITO DAL GOVERNO

E l’accordo tra SpaceX e Telespazio ha raccolto subito il plauso della presidente del Consiglio: “È un’ottima notizia. Auspicando una sempre maggiore collaborazione, colgo l’occasione per rivolgere le mie congratulazioni ad Elon Musk per aver concluso con successo il test di Starship”, aveva scritto la presidente Meloni su X. Le ha fatto subito eco il ministro Adolfo Urso, che sempre su X sottolinea la rilevanza dell’accordo con Starlink Italia dal momento che è importante “raggiungere anche quelle aree del territorio meno coperte da servizi di comunicazione”.

Proprio il titolare del Mimit aveva incontrato nei mesi scorsi una delegazione di SpaceX insieme al presidente dell’Asi, “per una panoramica sulle nuove tecnologie che ridurranno i costi di accesso allo Spazio” aveva reso noto il dicastero.

LO SCONTRO TRA STARLINK E TIM

Nel frattempo, Starlink aveva lamentato che l’introduzione di internet veloce in Italia è ostacolata dal maggior operatore telefonico del Paese con possibili ripercussioni per i servizi nel sud dell’Europa e in nord Africa. Lo aveva riportato Bloomberg ad aprile citando una denuncia presentata da Starlink al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) retto da Adolfo Urso, nella quale la società di Musk afferma che Telecom Italia per mesi non ha rispettato le normative che richiedono di condividere i dati dello spettro per evitare interferenze di frequenza. SpaceX ha presentato un simile esposto anche all’Agcom, ovvero l’autorità di regolamentazione per le telecomunicazioni.

Pertanto, se la situazione fosse rimasta irrisolta, Starlink sarebbe stata costretta a spostare gli investimenti dall’Italia ad altri paesi europei, aveva avvertito la società di Musk.

Così il ministro Urso si è impegnato a «trovare una soluzione che possa consentire la convivenza al meglio delle due tecnologie» proponendo un tavolo al Mimit che si è risolto con l’invio dei dati tecnici al Mimit per risolvere una volta per tutte la contesa sulle frequenze fra Tim e l’azienda che fa capo a Elon Musk. Da parte sua Tim ha fatto sapere di essere aperta alla proposta del ministro di un confronto con Starlink.

Il 24 aprile era il termine fissato dal Mimit per l’invio dei dati tecnici preliminari all’avvio di una simulazione per stimare eventuali interferenze tra il servizio di Internet satellitare di Musk e Tim. Intanto, fonti vicine a Starlink confermano a Startmag: “Non ci sono interferenze”.

E ora la legge sullo spazio italiana incentiverà proprio lo studio e la definizione di criteri per la riduzione delle interferenze tra reti satellitari diverse operanti sul territorio nazionale.

Torna su