Annunciata alla fine dello scorso anno, prevista inizialmente a primavera, approda oggi in Consiglio dei Ministri la legge italiana sullo spazio.
Dalla miriadi di detriti in orbita alla necessità di regolamentare l’accesso da parte degli operatori privati all’orbita e non solo: il Ddl sulla space economy di 32 articoli ha l’obiettivo di promuovere “gli investimenti nella nuova economia dello spazio e di accrescere la competitività nazionale, la ricerca scientifica e lo sviluppo di competenze nel settore spaziale”.
“Oggi porto in consiglio dei ministri la legge quadro sulla space economy, per consentire alle nostre imprese di essere protagoniste nella colonizzazione dello spazio, dove abbiamo allocato 7,3 miliardi di euro tra fondi Pnrr, fondi nazionali, fondi attribuiti all’Esa (Agenzia spaziale europea) e all’Asi (Agenzia spaziale italiana) da qui al 2026”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’inaugurazione della Casa del Made in Italy a Perugia.
Le disposizioni del Dldl “si applicano alle attività spaziali condotte da operatori di qualsiasi nazionalità, operanti in Italia, nonché alle attività spaziali condotte da operatori nazionali al di fuori del territorio italiano”.
Tutti i dettagli sul provvedimento messo a punto dal governo che tenterà di mettere ordine al “Far West tra le stelle” e in fondo all’articolo la bozza integrale del Ddl.
AUTORIZZAZIONE PER L’ACCESSO ALLO SPAZIO
Nella prima parte, la bozza del Ddl dispone l’obbligo di autorizzazione per le attività spaziali. Nello specifico, l’autorizzazione può avere ad oggetto una singola attività spaziale o più attività spaziali dello stesso tipo o più attività spaziali di tipo diverso tra loro interconnesse. L’autorizzazione è subordinata al rimborso dei costi di istruttoria e al versamento di un contributo ed è concessa dalla presidenza del Consiglio, dopo domanda presentata all’Asi (Agenzia spaziale italiana), alla presenza di determinati requisiti, dalla sicurezza “alla resilienza dell’infrastruttura satellitare rispetto a rischi informatici, fisici e di interferenza” alla sostenibilità ambientale.
I CASI IN CUI È NEGATA
Secondo la bozza del provvedimento, l’autorizzazione è negata nei seguenti casi: “a) se l’esercizio dell’attività spaziale è suscettibile di costituire o agevolare un grave pregiudizio attuale o potenziale per gli interessi essenziali della difesa, della sicurezza nazionale e della continuità delle relazioni internazionali o per la protezione delle infrastrutture critiche materiali e immateriali, o per la protezione cibernetica o la sicurezza informatica nazionali; b) se sussistono legami fra l’operatore spaziale da autorizzare e altri Stati o territori terzi che, tenuto conto anche delle posizioni ufficiali dell’Unione europea, non si conformano ai principi di democrazia o dello Stato di diritto, o che minacciano la pace e la sicurezza internazionali o sostengono organizzazioni criminali o terroristiche o soggetti ad esse comunque collegati; c) se lo scopo dell’attività spaziale è in contrasto con l’interesse fondamentale della Repubblica.”
LA RESPONSABILITÀ
Un’altra novità importante del provvedimento è il principio per cui l’operatore è responsabile “dei danni cagionati in conseguenza delle attività spaziali condotte.”
L’art. 12 della legge sullo spazio prevede che “l’operatore spaziale e il proprietario che non forniscono le informazioni o i documenti richiesti o non adottano le misure necessarie a consentire le ispezioni, ostacolando l’attività di vigilanza, sono assoggettati alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 150 mila a 500 mila euro”. Non solo, o, “l’operatore che esercita un’attività spaziale senza aver conseguito l’autorizzazione o successivamente alla sua scadenza è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 20mila ad euro 50mila.”
IMMATRICOLAZIONE PER GLI OGGETTI SPAZIALI
Dopodiché, il provvedimento introduce il “Registro nazionale di immatricolazione degli oggetti spaziali lanciati nello spazio extra-atmosferico” a cura dell’Asi: in concreto, gli oggetti spaziali devono essere registrati mediante codice alfanumerico composto da una lettera e tre cifre progressive precedute dall’identificativo nazionale ITA.
Inoltre, l’Asi terrà anche un Registro complementare per iscrivere un oggetto spaziale non immatricolato in Italia di cui un operatore di nazionalità italiana acquisisca la gestione o proprietà in orbita o su un corpo celeste.
OBBLIGO DI ASSICURAZIONE
La legge prevede poi che gli operatori autorizzati “stipulano contratti assicurativi o altra idonea garanzia finanziaria a copertura dei danni derivanti dall’attività spaziale con massimale pari a 100 milioni di euro per sinistro.”
LE RISORSE DALLA LEGGE SULLO SPAZIO
Infine, il Titolo V del Ddl riguarda le misure per l’economia. “Al fine di promuovere l’economia dello spazio in sede nazionale, in coordinamento con il Documento Strategico di Politica Spaziale Nazionale e con gli strumenti di finanziamento esistenti in sede nazionale ed europea, la Struttura di coordinamento del Comint elabora, in collaborazione con l’Agenzia e sentito il Ministero dell’università e della ricerca, e successivamente aggiorna con cadenza biennale, il Piano Nazionale per l’economia dello Spazio” si legge nel provvedimento.
E proprio per implementare le attività del Piano, è istituito “un fondo, a carattere pluriennale, denominato Fondo per l’economia dello spazio, con una dotazione iniziale pari a euro 85 milioni per l’anno 2024, 160 milioni per l’anno 2025 e 50 milioni per l’anno 2026”.
LE PAROLE DEL MINISTRO URSO
“Con la legge quadro sullo spazio diamo finalmente, primi in Europa, un quadro ordinamentale che consentirà al nostro paese e alle nostre imprese di diventare protagonisti in questa nuova avventura. Nel contempo a settembre porteremo la legge quadro sulla blue economy”, ha concluso oggi il ministro Urso.