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Ariane 6 e Vega C. Perché l’Europa ha bisogno di un Buy European Act

Conversazione di Start con Morena Bernardini, direttore della strategia di ArianeGroup, il colosso franco-tedesco prime contractor del programma Ariane

 

Dal volo rimandato del nuovo lanciatore europeo Ariane 6 al recente fallimento del lanciatore Vega (di cui l’italiana Avio è prime contractor). Dal futuro dei lanciatori europei alla sovranità europea nello spazio fino alla concorrenza con i player internazionali (primo fra tutti SpaceX). Sono i temi che agitano le istituzioni e l’industria aerospaziale europea.

In questo scenario gioca un ruolo importante ArianeGroup, il colosso franco-tedesco (nato dalla fusione di Airbus e Safran soci al 50%) con un giro d’affari di 3,1 miliardi di euro nel 2019, prime contractor del programma Ariane. Start ne ha parlato con Morena Bernardini, direttore della strategia.

L’IMPATTO DEL RITARDO DEL VOLO DI ARIANE 6

“Con l’Ariane, l’Europa è stata in testa alla competizione mondiale dei sistemi di lancio per 40 anni e a tutt’oggi Ariane rimane  il lanciatore più affidabile del mondo”, sottolinea Bernardini a Start.

L’Esa ha annunciato che il lanciatore Ariane 6, il cui volo inaugurale era previsto quest’anno, decollerà solo nel secondo trimestre del 2022 da Kourou, Guyana, con un ritardo di un anno e mezzo sulla tabella di marcia iniziale. Ricordiamo che Ariane 6 costerà in produzione il 40% in meno rispetto al predecessore Ariane 5. L’Esa chiederà inoltre agli Stati membri ulteriori 230 milioni di euro per lo sviluppo dell’Ariane 6.

“L’anno 2021 sarà un anno difficile, in termini sia industriali sia commerciali. Il ritardo è stato causato principalmente dalla crisi Covid, responsabile anche di quanto successo a Kourou alla rampa di lancio che è sotto la diretta responsabilità del Cnes. L’impatto non è soltanto su ArianeGroup, riguarda bensì 600 aziende in 13 paesi che ArianeGroup coordina. Nei programmi complessi quali quelli spaziali c’è sempre un fattore ritardo da considerare, ma non sarebbe stato di tale entità in assenza dell’aggravante della pandemia” ha commentato Bernardini.

“Però ci sono buone notizie. I 3 motori di Ariane 6 (P120, Vulcain 2.1 e Vinci) sono pronti, il P120 in configurazione Ariane 6 è stato l’ultimo a essere testato il 7 ottobre con risultati ottimi. Prevediamo a breve gli ultimi test a fuoco dello stadio superiore e ovviamente lavoriamo con l’Esa per stabilire un nuovo calendario che sarà comunicato dall’Esa stessa”.

Nonostante il volo rimandato, al momento ArianeSpace, la controllata di Arianegroup (70%) che si occupa della commercializzazione dei voli, ha già siglato vari contratti per l’Ariane 6 a partire dal lancio inaugurale del 2022. Bernardini precisa che si tratta di “un numero importante di clienti commerciali che hanno scelto l’Ariane 6, ancor prima dell’entrata in servizio”.

LA CONCORRENZA DEI PLAYER INTERNAZIONALI

Oltre al ritardo del programma Ariane 6, Arianespace ha subito un’altra battuta d’arresto il 16 novembre con il lancio fallito di Vega e un successo con il lancio della Soyuz il 1° dicembre che ha correttamente messo in orbita il satellite degli Emirati Arabi Falcon Eye. Nel frattempo, il 15 novembre, la statunitense SpaceX  ha completato con successo la sua prima missione operativa per inviare un equipaggio alla Stazione Spaziale Internazionale. Con il suo razzo Falcon 9 dal 2010, l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk mette in orbita satelliti e dal 2012 fa la spola con la Iss alternandosi alla Soyuz. Senza dimenticare che SpaceX offre il lancio del Falcon 9 a prezzi inferiori rispetto ai concorrenti europei.

E più lungo è il ritardo nel volo dell’Ariane, maggiore sarà probabilmente il divario di prezzo. Sembrerebbe dunque che per SpaceX il futuro si prospetti più roseo rispetto ai rivali europei.

“Le aziende europee posseggono tutte le tecnologie chiave e necessarie per avere accesso allo spazio” sottolinea l’ingegner Bernardini. “Ma sul libero mercato, gli attori americani beneficiano di un sostegno massivo da parte del governo Usa che ha una ferrea volontà di stabilire un’egemonia spaziale che si traduce in un sostegno alla propria industria aerospaziale. Senza dimenticare che poi la parte consistente del mercato, quella statunitense, è un mercato protetto, dal momento che gli Stati Uniti hanno adottato il “Buy American Act”.

Anche se su questo punto l’Europa pare recuperare terreno, verso un “Buy European Act” come indica il recente annuncio di Arianespace con Eumetsat (Organizzazione europea per l’utilizzazione dei satelliti meteorologici). D’ora in poi, i satelliti attuali e futuri della flotta Eumetsat  saranno lanciati con Ariane 6 o Vega C.

IL MODELLO SPACEX

“Quando guardiamo l’eccellenza tecnologica di SpaceX, dobbiamo ricordare che si tratta di un’azienda totalmente verticalizzata, non ha gli stessi vincoli a cui è sottoposta ArianeGroup per lo sviluppo Ariane 6, in cui bisogna tener conto di 600 industrie in 13 paesi. Si tratta di due modelli di industrializzazione assolutamente diversi. Anche il modello della governance, intesa come relazione alle istanze istituzionali, è profondamente diversa negli Stati Uniti” sostiene Bernardini.

E ricorda che quest’estate il Pentagono ha assegnato contratti a Ula e a SpaceX rispettivamente da 337 milioni di dollari per due missioni e da 316 milioni di dollari per una missione per la National Security Space Launch Phase 2.“Per un industriale avere un approccio a lungo termine (come quello del governo e delle agenzie statunitensi) è importante” evidenzia la manager di ArianeGroup.

Per Bernardini “tutto ciò si traduce in un competitor più aggressivo in termini di prezzo sul libero mercato. Questo è il modello in cui si relazionano i lanciatori europei oggi. Per questo c’è bisogno di un’Europa unita, e uniti non temiamo la concorrenza”.

Senza dimenticare “che i progetti dei player americani (dalla costellazione Starlink di SpaceX a Kuiper di Amazon) sono progetti importanti, di una certa entità, è ovvio che un singolo stato europeo da solo non può fare la differenza, ma l’Europa unita può farlo”.

LA COOPERAZIONE FRANCIA-ITALIA-GERMANIA

Di fronte alle sfide dell’industria spaziale europea ed in particolare sui futuri lanciatori, la scorsa settimana il sottosegretario Riccardo Fraccaro (M5S) e il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire hanno annunciato la creazione di un gruppo di lavoro tra i principali paesi europei coinvolti nello spazio (e maggiori contributori dell’Esa): l’Italia, Francia e Germania.  Proprio la direttrice della strategia di ArianeGroup auspicava in un’intervista a settembre una vera e propria società tra i tre paesi per esercitare una politica comune ed evitare una concorrenza fratricida.

“Questi tre paesi insieme possiedono delle tecnologie chiave e quasi la totalità di quelle necessarie a realizzare un sistema di lancio. Quando ci si confronta con un modello come quello americano la logica ci porta a pensare che la differenza la si possa fare unendo le proprie forze” ha sottolineato Bernardini. “Qualora vigesse la politica di frammentare le competenze e le capacità (non solo tra i tre paesi) è ovvio che ci saranno tanti perdenti e un solo vincitore, i nostri competitor”.

IMPORTANZA DELL’ACCESSO ALLO SPAZIO PER MANTENERE LA SOVRANITÀ EUROPEA

“Non mi permetto di esprimere alcun commento su un incontro tra ministri, sicuramente come azienda siamo stati chiari nell’espressione dell’importanza di avere una Europa industriale solidale. La prova del successo della collaborazione è espressa proprio dalle cosiddette comunanze intorno alle quali si è creata la famiglia europea dei lanciatori: A6 e Vega C hanno il motore P120 in comune” ha aggiunto Bernardini che precisa “la frammentarietà potrebbe mettere a rischio la sovranità europea. Lo spazio è il luogo dove un paese esercita la propria sovranità, ma è necessario possedere l’accesso allo spazio. Per questo i lanciatori sono il primo step dell’uso che l’Europa vuole fare in maniera autonoma dello spazio”.

Per Bernardini “senza un accesso europeo allo spazio, accettando di soccombere all’egemonia altrui (non solo Stati Uniti, ma anche Cina, Russia e India), l’Europa si troverebbe in un problema serio”.

LA COMPLEMENTARIETÀ TRA ARIANE 6 E VEGA C

Per quanto riguarda l’accesso allo spazio, alla ministeriale Esa dell’anno scorso il rappresentante francese ha dichiarato che “continueremo ad avere due lanciatori sovrani europei (Ariane e Vega)”. Pare dunque che Parigi non abbia seguito le raccomandazioni parlamentari che invitavano a concentrarsi sullo sviluppo di Ariane 6 e a mettere in discussione gli sviluppi di Vega E (lanciatore specifico oggi nelle fasi iniziali dello sviluppo tecnologico) che porterebbero alla competizione fratricida in Europa.

“Questi lanciatori sono complementari. Sono due oggetti completamente diversi” evidenzia Bernardini. Secondo la direttrice di strategia di ArianeGroup “c’è bisogno di una famiglia europea, in un mercato così dinamico”. Aggiungendo che “se ci fosse rischio che questi due lanciatori si assomigliassero un po’ troppo in termini di performance, allora avremmo due oggetti che fanno lo stesso lavoro. Qui nascerebbe il rischio dal momento che il mercato europeo non permette di avere due oggetti troppo simili che fanno lo stesso lavoro”.

I DUE LANCIATORI EUROPEI ARIANE 6 E VEGA C

La famiglia europea di lanciatori commercializzati da ArianeSpace comprende Ariane 6 e Vega C, i futuri lanciatori europei. Ariane 6 con prime contractor la franco-tedesca Ariane Group, destinato a portare i satelliti in orbita alta, e Vega C con prime contractor l’italiana Avio, per i satelliti medio-piccoli in orbita bassa.

Bernardini spiega che “i due lanciatori sono costruiti su una base comune, il motore P120 (prodotto dall’azienda italiana Avio): motore principale nel Vega C e booster laterali (2 o 4 a seconda della configurazione) nell’Ariane 6. Questa tecnologia comune crea la base solida dell’organizzazione industriale efficace e che favorisce la competitività. Sono i lanciatori del futuro, nel senso che non hanno ancora volato, ma in parallelo lavoriamo anche sulla nuova generazione di lanciatori e prepariamo le tecnologie per i lanciatori del 2030”.

Una di queste è il motore Prometheus. Bernardini spiega che “il motore Prometheus è rivoluzionario in quanto quasi totalmente realizzato in stampa 3D e per la semplificazione apportata in termini di manifattura e realizzazione del motore, e in termini di riduzione di costi. Prometheus avrà la stessa performance del predecessore Vulcan 2.1 ma al costo 10 volte inferiore. Prometheus sarà anche il motore di Themis, il dimostratore di lancio riutilizzabile che ArianeGroup sta preparando”.

LE PROSSIME MISSIONI ESA

Bernardini esclude dunque la competizione tra i due lanciatori della famiglia europea, Ariane 6 e Vega C.

Recentemente Thales Alenia Space e l’Esa hanno firmato la prima tranche del contratto per la realizzazione di Rose-L, un satellite in banda L per il monitoraggio ambientale parte del Sistema europeo di Osservazione Radar Copernicus. Come si legge nella nota dell’Agenzia spaziale italiana, Rose-L sarà compatibile con Vega-C e Ariane 6-2, peserà 2.060 Kg al lancio e sarà posizionato a un’altitudine di 700 chilometri.

Lo stesso vale per la futura missione Chime (sentinella del programma Copernicus), il satellite sarà compatibile con Vega-C e Ariane 6-2, avrà un peso di 1.640 kg al lancio e sarà posizionato a 632 km di altitudine.

“La compatibilità di un satellite con più lanciatori è tutt’altra cosa rispetto alla complementarità tra due lanciatori” fa notare Bernardini. “È nell’interesse del cliente commerciale che il satellite da lui realizzato sia compatibile con vari sistemi di lancio. Quando parliamo di compatibilità significa che il satellite è costruito per avere interfacce compatibili con più lanciatori. Il cliente ha la libertà di scegliere con chi lanciare il suo satellite”.

ArianeSpace si troverà quindi nella vantaggiosa posizione di poter proporre al cliente entrambi i lanciatori per trovare la soluzione migliore alla luce del calendario e della disponibilità di lanciatori. “Sono rarissimi i casi in cui potrebbe esserci un overlap in termini di performance tra il Vega C e l’Ariane 62, sono condizioni rare. Ma qualora si verificasse, la scelta è lasciata al cliente. Per il momento non si sono verificate” ha spiegato Bernardini.

IL PROSSIMO DG ESA

Infine, il 24 novembre i capidelegazione degli Stati membri dell’Esa hanno approvato la candidatura ufficiale di Josef Aschbacher a nuovo direttore generale dell’Esa.

Per Bernardini “il DG Esa è una posizione che rappresenta un consenso diplomatico, e nell’austriaco Josef Aschbacher (candidato sostenuto in larga maggioranza dagli Stati membri) avremmo un sostegno molto forte” nel settore lanciatori.

Alla corsa alla guida dell’Agenzia spaziale europea ne è uscita dunque sconfitta la candidata italiana Simonetta Di Pippo (qui l’approfondimento di Start). Morena Bernardini non commenta, ma precisa soltanto che si tratta di “posizioni per cui c’è bisogno di un ampio consenso diplomatico”.

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