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Aschbacher Esa

Chi è Josef Aschbacher, l’austriaco che guiderà l’Esa (Agenzia spaziale europea)

L'austriaco Josef Aschbacher diventerà il nuovo direttore generale dell'Esa (sostenuto dalla Germania e anche dall'Italia) al posto Jan Wörner come direttore generale dell'Agenzia spaziale europea. Ecco curriculum e relazioni di Aschbacher

 

Sarà un austriaco a guidare l’agenzia spaziale europea (Esa) dopo Jan Wörner.

Secondo indiscrezioni giornalistiche, ieri i capidelegazione degli Stati membri dell’Esa hanno approvato la candidatura ufficiale di Josef Aschbacher a nuovo direttore generale dell’agenzia. Il nuovo direttore generale dovrebbe iniziare il suo lavoro nel luglio 2021. Il contratto di Wörner scade infatti a giugno.

Dal 2016 l’austriaco Aschbacher è il capo dell’Esrin, il centro Esa di Frascati per l’osservazione della terra ed è il direttore dei programmi dell’Esa di osservazione della terra.

La ratifica ufficiale della nomina del nuovo direttore generale di Esa al posto del tedesco Wörner è prevista a metà dicembre.

Ecco tutti i dettagli sul prossimo direttore generale, che ha battuto i candidati spagnolo (Pedro Duque) e norvegese (Christian Hauglie-Hanssen) e prima ancora i candidati italiani (Simonetta Di Pippo e Roberto Battiston).

CHI È L’AUSTRIACO JOSEF ASCHBACHER

Fortemente sostenuto dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, Josef Aschbacher ha studiato all’Università di Innsbruck, laureandosi con un Master ed un Dottorato in Scienze Naturali. Come si legge sul sito dell’Esa, Aschbacher ha 35 anni di esperienza professionale nel campo dell’Osservazione della Terra. La sua carriera professionale nell’Agenzia spaziale europea è cominciata nel 1990. Dal 1994 al 2001 ha lavorato al Centro comune di ricerca della Commissione Europea (JRC – Joint Research Centre) ad Ispra, Italia, con il ruolo di Assistente Scientifico al Direttore dell’Istituto di Applicazioni Spaziali.

È rientrato in Esa nel 2001, presso la sede di Parigi, e nel 2014 è stato promosso alla sua posizione attuale dove è responsabile per la pianificazione dei programmi Esa di Osservazione della Terra e per la formulazione e l’attuazione delle decisioni programmatiche e strategiche del Direttorato.  Allo stesso tempo è capo dell’istituto di ricerca Esrin a Frascati vicino Roma.

CHE HA BATTUTO SIMONETTA DI PIPPO

Agli inizi di settembre il Comitato dell’Esa si era messo al lavoro, fino a individuare otto candidati, che hanno così superato così la prima selezione. Nel gruppo c’erano ancora entrambi gli italiani, più un francese, un belga, uno spagnolo, un britannico, un norvegese e un austriaco.

Proprio il 5 ottobre il governo italiano aveva reso nota ufficialmente la candidatura di Simonetta Di Pippo. Attraverso un tweet del sottosegretario agli Esteri, Di Stefano (M5S).

Nulla di fatto, invece, per le due candidature italiane: né per quella di Simonetta Di Pippo, direttrice dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio extra atmosferico (Unoosa), presentata con il sostegno di Palazzo Chigi, né per quella del fisico Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e docente all’Università di Trento, che aveva presentato la sua candidatura in modo autonomo entro la scadenza di fine agosto.

Si è trattato di un duro colpo per il nostro paese. L’Italia, con un contribuzione più alta di sempre al budget Esa dell’ordine di due miliardi e duecento milioni, è dietro soltanto alla Germania e alla Francia come contributore dell’agenzia.

CON IL SUPPORTO DEGLI ITALIANI

L’ultima selezione, conclusasi ieri, ha visto in corsa i candidati di Norvegia, Spagna e Austria. Aschbacher ha battuto dunque sia lo spagnolo Pedro Duque, astronauta e attuale ministro della Scienza nel governo di Madrid sia Christian Hauglie-Hanssen, attuale capo dell’agenzia spaziale norvegese.

Nella riunione di ieri i capi delegazione hanno votato a larga maggioranza l’austriaco Josef Aschbacher (18 voti su 21), sostenuto fortemente anche dalla Germania. A votare per l’austriaco anche il capo delegazione italiana Antonio Bernardini, ambasciatore presso l’Ocse.

Come ha sottolineato su Start Magazine nei giorni scorsi il professor Ezio Bussoletti, ex vicepresidente Asi, alla riunione “l’Italia, ancora una volta, vista anche la caratura e la professionalità del personaggio, sarà rappresentata dal nostro Ambasciatore presso l’Ocse, a differenza degli altri paesi che schierano di norma i presidenti delle loro Agenzie spaziali”.

UNA SOLUZIONE NEUTRA?

Come rileva il sito tedesco Futurezone “si dice che Aschbacher abbia prevalso sulla concorrenza principalmente grazie alla sua buona rete politica, alla sua competenza professionale e al suo aspetto carismatico. Alla fine, l’austriaco sarebbe dovuto apparire come una sorta di “soluzione neutra. Si è posizionato come un’alternativa ragionevole tra i candidati per i principali membri dell’Esa”.

IL FUTURO SPAZIALE ITALIANO CON L’ESA A GUIDA ASCHBACHER

Ma per il prof. Bussoletti, “il futuro, purtroppo, è nero: per quattro anni ci sarà un DG non italiano e, se il prescelto avesse intorno ai 60 anni o meno, nulla vieterebbe che possa essere rinnovato nel mandato, come minimo per ulteriori due anni così che una nuova possibilità per il nostro paese si presenterà non prima del 2027 o, se fosse rinnovato per quattro anni, si arriva addirittura al 2029”.

“Questo se si ritornasse all’accordo storico non scritto per il quale la carica di DG era di diritto solo dei maggiori paesi contributori: per il budget 2021, Francia (24,5%), Germania (22,2%) e Italia (13,5%) sostengono l’Esa al 60,2 % dei costi”, ha evidenziato Bussoletti.

COSA RESTA PER L’ITALIA?

Secondo il sito tedesco “l’Italia dovrebbe essere particolarmente soddisfatta della nomina di Aschbacher a direttore Generale dell’Esa. È in gioco l’esistenza dell’Istituto Esrin di Frascati. Con l’ascesa dell’austriaco all’Esa, la continuazione ora sembra più probabile. Inoltre, la guida dell’Istituto europeo di ricerca spaziale potrebbe ora cadere nelle mani degli italiani”.

Si libererà infatti il Direttorato per le Osservazioni della Terra che Aschbacher ricopriva. “In questo caso non dovrebbe essere difficile, il condizionale è d’obbligo visto quanto è successo sin qui, esigere la posizione per l’Italia visto il considerevole contributo economico messo in campo nell’ultima ministeriale di Siviglia, 2,2 miliardi di euro”, ha sottolineato Bussoletti.

“Nel caso in cui il Direttorato fosse effettivamente attribuito al nostro paese, situazione potenzialmente ragionevole ma comunque non certa a priori visto che qualunque esperto europeo potrà partecipare alla selezione e la storia recente ha mostrato cosa può succedere, sorge il problema della scelta del candidato italiano, che dovrà essere “unico”, da presentare e sostenere adeguatamente”, ha concluso l’ex vicepresidente dell’Asi.

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