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Stati Uniti

L’Europa dipenderà dagli Stati Uniti per l’energia?

Il distacco energetico dalla Russia ha fatto la fortuna degli Stati Uniti, che stanno diventando i principali fornitori di petrolio e gas dell'Unione europea. Tutti i dettagli.

Da quando l’Unione europea ha imposto il divieto d’acquisto del greggio russo trasportato via mare, il 5 dicembre scorso, le esportazioni petrolifere della Russia sono diminuite del 9 per cento in un mese: un calo significativo, che Mosca è riuscita a compensare solo parzialmente attraverso un aumento delle vendite ai paesi asiatici che non partecipano all’embargo. L’Unione europea, i paesi membri del G7 (dunque Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Canada) e l’Australia hanno anche imposto un tetto al prezzo del petrolio russo a 60 dollari al barile. La Russia ha detto che non venderà il suo greggio a nessun acquirente che rispetterà il price cap, anche a costo di ridurre la produzione.

PETROLIO E GAS LIQUEFATTO

Per compensare la diminuzione delle importazioni da Mosca – che nel 2021 valevano circa il 30 per cento delle importazioni totali -, l’Unione europea si è rivolta ad altri fornitori. Come gli Stati Uniti, ad esempio, che sono i primi produttori di greggio al mondo e quest’anno potrebbero diventarne degli esportatori netti. Non solo: nel 2023, tra petrolio e gas liquefatto (GNL), gli Stati Uniti potrebbero diventare i primi fornitori energetici dell’Europa.

Il caso più eclatante è quello della Germania, prima nazione europea per consumi di gas e per grado di dipendenza dalla Russia, che ha completato in tempi record i lavori di avviamento del terminale di rigassificazione galleggiante di Wilhelmshaven, dotandosi della capacità di ricevere GNL. Gli Stati Uniti sono i primi esportatori al mondo di questo combustibile.

IL 2023 SARÀ L’ANNO DEL SORPASSO DEFINITIVO PER GLI STATI UNITI?

A giugno 2022, per la prima volta nella storia, l’Unione europea ha importato più GNL dagli Stati Uniti che gas via tubi dalla Russia. Il sorpasso americano, però, era stato possibile principalmente per via dei pesanti tagli di Gazprom, la società gasifera controllata dal governo russo, ai flussi verso il Vecchio continente.

Secondo l’economista Joseph Politano, citato da Quartz, il 2023 sarà l’anno del definitivo sorpasso degli Stati Uniti sulla Russia come primo fornitore energetico dell’Unione europea, grazie sia alla maggiore capacità di ricezione da parte europea, sia all’aumento della capacità di esportazione americana.

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Il confronto tra le importazioni energetiche dagli Stati Uniti (in azzurro) e dalla Russia (in rosa) da parte dell’Unione europea. Grafico via Quartz.

Su Twitter, Politano ha scritto che a gennaio l’Unione europea ha importato più energia (gas, petrolio, carbone, prodotti petroliferi) dagli Stati Uniti che dalla Russia.

L’ANALISI DEL CSIS

Stando al think tank CSIS, con sede a Washington, “la sicurezza energetica in Europa – e nel mondo – si basa oggi sulle esportazioni di gas naturale degli Stati Uniti. Il passaggio dell’Europa dal gas russo ad altre forniture ha cambiato in maniera drastica e permanente il commercio globale del gas e i mercati energetici”. Nel marzo 2022 l’amministrazione di Joe Biden e la Commissione europea hanno raggiunto un accordo per portare l’interscambio di gas tra i due blocchi ad almeno 50 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030; per il 2022 era previsto un volume aggiuntivo di 15 miliardi di metri cubi, raggiunto – nonostante i diffusi scetticismi – a settembre.

Nel 2022 gli Stati Uniti, con il loro GNL, hanno rappresentato il 17 per cento delle importazioni totali di gas dell’Unione europea; la quota della Russia è stata del 19 per cento.

LA QUESTIONE DEL PREZZO

Il GNL statunitense che arriva in Europa a bordo delle metaniere costa circa quattro volte tanto rispetto all’altra sponda dell’oceano Atlantico. Il tema dei prezzi alti è stato sollevato da diversi politici europei, come il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck e quello francese Bruno Le Maire, e perfino da Emmanuel Macron. Ma la responsabilità dei prezzi non è riconducibile al governo americano, che non si occupa di vendere il gas – lo fanno le aziende produttrici e i rivenditori, che non è in grado di controllare – né ha il potere di fissare certi valori.

Il prezzo del gas viene dunque determinato dal mercato in cui lo si vende, e i prezzi sul mercato europeo sono molto più alti di quelli sul mercato statunitense. Oppure viene stabilito dai contratti di fornitura stipulati da venditori e acquirenti.

I rivenditori di GNL americano hanno tuttavia la possibilità di riorientare il carico verso altre mete maggiormente vantaggiose ai fini del profitto: se è conveniente, cioè, possono infrangere la clausola di destinazione dell’accordo e indirizzare la nave verso mercati dai prezzi più alti di quello previsto.

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