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Diamondback

Gli Stati Uniti diventeranno esportatori netti di petrolio?

Gli Stati Uniti sono i primi produttori di petrolio greggio al mondo, e pur essendone i maggiori consumatori nel 2023 potrebbero diventarne degli esportatori netti. Ecco come.

Negli ultimi anni, grazie alla cosiddetta “rivoluzione dello shale”, che ha permesso lo sfruttamento di giacimenti non convenzionali, gli Stati Uniti sono diventati i maggiori produttori di petrolio e di gas naturale al mondo. È stata una trasformazione enorme, perché l’America è il paese che consuma più greggio di qualsiasi altro (20 milioni di barili al giorno), e dunque si credeva che non sarebbe mai potuta essere qualcosa di diverso da una grande importatrice.

GLI EQUILIBRI SI RIBALTERANNO NEL 2023?

Tuttavia, nonostante l’aumento della produzione consentito dall’innovazione tecnologica, l’output americano non ha mai superato i 13 milioni di barili al giorno, un valore molto più basso rispetto ai consumi totali. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, i volumi delle esportazioni petrolifere non hanno mai superato quelli delle importazioni. Ma quest’equilibrio pare destinato a ribaltarsi nel 2023, quando gli Stati Uniti – così dicono le previsioni riportate da Reuters – potrebbero diventare degli esportatori netti di greggio.

La nazione è già un’esportatrice netta di prodotti petroliferi, un termine che comprende sia il greggio che i raffinati come la benzina e il gasolio.

I DATI SULLE ESPORTAZIONI E LE IMPORTAZIONI

Oltre a essere tra i massimi esportatori globali di gas liquefatto (GNL), assieme al Qatar, gli Stati Uniti sono anche dei fornitori rilevantissimi di petrolio. Le vendite di greggio americano agli altri paesi hanno infatti raggiunto recentemente il record di 3,4 milioni di barili al giorno; le esportazioni di prodotti raffinati ammontano a circa 3 milioni di barili al giorno.

L’America, inoltre, sta importando meno greggio. I dati del governo statunitense del mese scorso hanno mostrato che le importazioni di petrolio greggio sono scese a 1,1 milioni di barili al giorno, il minimo dal 2001, cioè da quando si è iniziato a tenere un conteggio. Cinque anni fa gli Stati Uniti importavano oltre 7 milioni di barili al giorno.

Questo mutamento del ruolo energetico degli Stati Uniti è stato favorito dal contesto internazionale: l’invasione russa dell’Ucraina ha creato una nuova domanda per gli idrocarburi americani, sia in Europa che in Asia; il governo di Washington, inoltre, ha autorizzato il rilascio di grandi quantità di barili di petrolio dalla riserva strategica per favorire l’abbassamento del prezzo della materia prima.

COSA MANCA AGLI STATI UNITI PER DIVENTARE ESPORTATORI NETTI DI PETROLIO

Per diventare degli esportatori netti di greggio, gli Stati Uniti dovrebbero o aumentare la produzione o ridurre i consumi di petrolio. Ma si prevede che nel 2023 la domanda petrolifera americana aumenterà dello 0,7 per cento, per arrivare a 20,5 milioni di barili al giorno: di conseguenza, l’attività estrattiva dovrà accelerare.

Quest’anno, però, la crescita della produzione petrolifera è stata fiacca, perché le aziende del settore hanno preferito concentrarsi sul rigore di bilancio (così da accontentare gli azionisti) piuttosto che investire in nuove trivellazioni. Per il 2023 tuttavia si stima un output petrolifero da record, per 12,3 milioni di barili al giorno, ma solo se i prezzi del greggio saranno sufficientemente alti da incoraggiare l’industria shale.

E IL GNL?

Nella prima metà del 2022 gli Stati Uniti sono diventati i più grandi esportatori di GNL al mondo, superando il Qatar e l’Australia.

Probabilmente le vendite all’estero di GNL americano continueranno a essere forti anche l’anno prossimo, visto che l’Europa (in particolare) avrà bisogno di tanto gas per riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno 2023-2024, non potendo fare affidamento sul combustibile russo.

LE ESPORTAZIONI DI GASOLIO

Nei primi nove mesi del 2022 gli Stati Uniti hanno esportato in media 3,1 milioni di barili al giorno di carburante, contro i 3,2 milioni nello stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Il calo è dovuto alle chiusure degli impianti e alla minore domanda proveniente dai consumatori.

Il gasolio, però, ha fatto eccezione. Le esportazioni di questo combustibile, infatti, hanno raggiunto il massimo in tre anni lo scorso luglio, per 1,3 milioni di barili al giorno.

Nei primi quindici giorni dicembre, in previsione dell’entrata in vigore (il 5 febbraio) del divieto di importazione di prodotti petroliferi raffinati russi, le esportazioni di gasolio americano verso l’Europa sono ammontate mediamente a 330.000 barili al giorno, oltre cinque volte tanto la media mensile.

– Leggi anche: Tutti gli schiaffi degli Usa all’Europa sull’export di carburante

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