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Pannelli Solari

L’Europa sta accumulando pannelli solari cinesi

Per proteggersi da future crisi dei prezzi e delle forniture, l'Europa sta importando e stoccando grandi quantità di pannelli solari. Che provengono però quasi tutti dalla Cina: il Vecchio continente sostituirà la dipendenza da Mosca con quella da Pechino?

Stando a una ricerca di Rystad Energy, una società di consulenza sull’energia, l’Europa ha accumulato pannelli fotovoltaici per 40 gigawatt di capacità in corrente continua, per un valore di circa 7 miliardi di euro. Queste scorte sembrano peraltro destinate ad aumentare, perché entro la fine del 2023 i pannelli inutilizzati e stoccati nei magazzini dovrebbero arrivare a 100 GW di capacità.

L’EUROPA ACCUMULA PANNELLI SOLARI (CINESI)

Quello che sta accadendo è che l’Europa sta accumulando pannelli solari – importati dalla Cina, che ne è nettamente la maggiore produttrice al mondo – per prevenirsi da crisi future degli approvvigionamenti e non ripetere l’errore commesso con la Russia, storicamente la sua maggiore fornitrice di gas naturale. La profonda dipendenza energetica dalla Russia ha messo in difficoltà il Vecchio continente quando Mosca ha invaso l’Ucraina e tagliato le forniture di gas. La transizione ecologica impone un distacco dalle fonti fossili per la generazione elettrica e un maggiore utilizzo di quelle rinnovabili, a partire dal solare. La manifattura dei pannelli e dei materiali di base è però dominata da Pechino, che potrebbe decidere di limitare le esportazioni o alzare unilateralmente i prezzi.

I dati di Rystad dicono che nel 2022 i paesi europei hanno acquistato numeri record di pannelli solari, più che raddoppiando i livelli di capacità del 2021, incoraggiati anche dai bassi prezzi in alcuni periodi dell’anno.

DA UNA DIPENDENZA ALL’ALTRA?

La conseguenza di questo approccio, però – ha scritto Quartz – è che mentre l’Europa riduceva la dipendenza dalla Russia per il gas, accresceva la dipendenza dalla Cina per il solare. Nel 2022, infatti, oltre il 90 per cento delle importazioni europee di pannelli fotovoltaici provenivano dalla Cina; nel 2018 la quota cinese era del 37 per cento. Altri fornitori, ma decisamente minoritari, sono la Malaysia, il Giappone, Taiwan e gli Stati Uniti.

– Leggi anche: L’Ue può superare la dipendenza dalla Cina per l’energia solare?

In sostanza, l’Europa ha sostituto una dipendenza energetica da un paese autoritario (la Russia) con un’altra dipendenza energetica da un altro paese autocratico (la Cina): sia Mosca che Pechino, peraltro, tendono a sfruttare il loro controllo di alcune materie prime come un’arma geopolitica, limitando le vendite per infliggere dei danni politici.

I RISCHI PER L’INDUSTRIA EUROPEA

Nel breve termine, fintantoché non svilupperà una propria filiera industriale, l’Europa non sembra avere altra scelta che affidarsi alle importazioni di pannelli cinesi, se vorrà rispettare gli obiettivi sull’energia e il clima. Ma l’afflusso di grandi quantità di dispositivi stranieri a basso costo, e il loro stoccaggio per l’utilizzo futuro, potrebbe disincentivare la nascita di un’industria comunitaria per mancanza di domanda e impossibilità di competere con quei prezzi di vendita.

Il Net-Zero Industry Act, il piano della Commissione europea per la manifattura delle tecnologie per l’energia pulita, fissa per il 2030 un obiettivo minimo di produzione interna del 40 per cento per i pannelli fotovoltaici, le turbine eoliche e gli altri dispositivi “verdi”.

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