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Mercato

Ecco come sono andate, davvero, le aste per il mercato libero dell’elettricità

Il punto di Carlo Stagnaro, economista dell'Istituto Bruno Leoni, sulle aste per il passaggio dalla maggior tutela al mercato libero dell'energia elettrica.

Ricordate le furiose polemiche sui guasti della liberalizzazione del mercato elettrico e i rincari che avrebbero dovuto seguirne? Bene: nel disinteresse generale si sono concluse le procedure per l’individuazione dei nuovi fornitori. Come è andata a finire?

Alle aste hanno partecipato 20 operatori. In ballo c’era la fornitura di energia elettrica a 4,5 mln di clienti domestici non vulnerabili divisi in 26 lotti. Nessuno poteva aggiudicarsi più del 30 per cento del totale (quindi: 7 lotti).

Le procedure si sono svolte regolarmente, la partecipazione è stata folta e le offerte presentate “molto spinte”, come ha detto il presidente dell’Arera, Besseghini, intervistato da Luca Pagni per Repubblica.

Due operatori (Enel ed Hera) si sono aggiudicati il numero massimo di lotti (7), seguiti da Edison (4), Illumia (3), Iren (2), A2A (2) ed EON (1).

Non conosciamo i prezzi di aggiudicazione: ciascun operatore ha fatto un’offerta specifica per ogni lotto, ma i consumatori pagheranno un prezzo unico a livello nazionale, senza alcuna differenziazione territoriale. L’Arera pubblicherà un rapporto completo il 6 febbraio.

Dal commento di Besseghini e dalla domanda di Luca Pagni (che parla addirittura di “offerte in perdita” o “predatorie”) si può dedurre che i consumatori coinvolti vedranno sicuramente le proprie bollette diminuire rispetto alla maggior tutela.

I vulnerabili, come previsto, pagheranno prezzi maggiori dei non vulnerabili. Il ministro Pichetto non avrebbe dovuto fidarsi di chi lo ha trascinato in una campagna disastrosa sul rinvio della liberalizzazione. L’obiettivo delle aste non era solo garantire prezzi più convenienti, ma anche di “assicurare la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel libero mercato”. Infatti inizialmente il primo operatore ha una quota di mercato attorno al 60%.

A partire dal 1 luglio, la concentrazione sarà molto ridotta, visto che circa tre milioni di clienti sono usciti dal perimetro dell’incumbent. La situazione sarebbe ancora migliore se i vulnerabili non fossero stati esclusi dal beneficio di prezzi inferiori.

E ora? Le nuove forniture partiranno il 1 luglio. L’esperienza delle pmi e delle microimprese suggerisce aumenteranno i tassi di switching. Anche questo era un obiettivo della misura.

È importante che tutti siano correttamente informati di quello che accadrà e come. Il ministro Pichetto ha parlato per mesi della necessità di una campagna informativa ma al momento non ce n’è traccia, se non nello stanziamento di un milione di euro (basterà?). La campagna va lanciata il prima possibile. Non è chiaro perché essa sia stata affidata ad Acquirente Unico, che in questi anni ha fatto di tutto per impedire la liberalizzazione, anziché ad Arera, che ne avrebbe le competenze e i mezzi.

Il 6 febbraio sapremo i risultati delle aste, le assegnazioni dei lotti e i prezzi. Chi annunciava cataclismi è stato smentito. Aspettiamo i dati per chiedere conto agli avvelenatori di pozzi dell’enorme danno alla reputazione del settore e alla fiducia dei consumatori.

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