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Russia-Ucraina, ecco i titoli più bombardati in Borsa

Geox, Brunello Cucinelli e non solo. Tutti i titoli italiani più colpiti dalle vendite a Piazza Affari per la crisi Russia-Ucraina. Fatti, numeri e analisi

 

Effetto anche in Borsa per la crisi fra Russia e Ucraina.

L’attacco russo in Ucraina ha avuto un effetto immediato sui mercati finanziari, estremamente sensibili alle turbolenze geopolitiche. Il segno meno è stato registrato su tutte le borse europee: Francoforte cede il 3,3%, Parigi il 3,1%, Londra il 2,4%.

Tra queste in Borsa la peggiore è Milano che segna un meno 3,5%. Molto male anche le borse asiatiche: Hong Kong cede il 3,2%, Seul il 2,6%, Tokyo il 2%, Shenzhen il 2,2% e Shanghai l’1,5%. La guerra in Ucraina tocca anche le piazze australiane: il listino ha perso il 2,99%, mentre quello neozelandese ha ceduto il 3,62%.

Borsa, Milano maglia nera

Piazza Affari è la borsa che ha sentito di più il peso di questo primo giorno di attacco russo per effetto dei titoli più esposti verso la Russia e l’ Est Europa, come Unicredit, Pirelli e Buzzi sommersi dalle vendite.

Il punto sulla Borsa di Milano

Mercato azionario sempre in forte calo dopo l’avvio negativo della seduta a Wall Street. L’indice Ftse Mib risale solo di qualche frazione di punto, e segna ora -4,51% a 24.784 punti. In Piazza Affari il ribasso colpisce Unicredit (-12,8%) insieme alle altre banche come Intesa (-8,4%), Bpm (-8,5%) e Bper (-7%). Pirelli cede il 10,7%. Tengono Eni (-0,2%) e Snam, Saipem sale dell’1,3%, Terna dell’1,7%, Leonardo a +3%.

Geox: il titolo più colpito in Borsa

Il titolo più colpito è il titolo di Geox. Le azioni del gruppo fondato da Mauro Moretti Polegato ha accusato un cedimento fino al 15,2%. L’azienda del calzaturiero di qualità realizza circa l’8% dei ricavi in Russia. Un altro titolo nel ciclone borsistico per la crisi fra Russia e Ucraina è Brunello Cucinelli, brand di abbigliamento di fascia alta, per cui il peso della Russia ammonta al 5% del fatturato, che cede il 6,6%.

Profondo rosso dei titoli bancari in Borsa

Le banche italiane, insieme a quelle francesi e, in seconda battuta le austriache, sono le più esposte verso la Russia. Unicredit arretra del 5,44%, Intesa Sanpaolo del 5,19%, Banco Bpm del 4,26%, e Mediobanca 3,05%. Gli istituti italiani e francesi sono esposti verso la Russia per oltre 30 miliardi di dollari, circa 26,5 miliardi di euro, per quelli austriaci l’esposizione si aggira sui 22-23 miliardi di dollari. I dati arrivano da una ricerca del Credit Suisse, che ha elaborato dati della Bri, la Banca dei Regolamenti Internazionali, risalenti al giugno 2021. L’esposizione più elevata è quella della banca austriaca Raiffeisen Bank International con una quota di ricavi del 20% realizzata in Russia e con un ammontare di prestiti di 10,5 miliardi, considerando anche l’Ucraina. Subito dopo c’è Societè Generale, che ha una quota di ricavi in Russia del 4% con 8,7 miliardi di prestiti.

Unicredit in Russia, terza banca per esposizione

La terza banca per esposizione è Unicredit, presente in Russia dal 2005. L’istituto conta circa 2 milioni clienti retail e circa 30.000 corporate, con una rete di 72 sportelli che erogano circa 8 miliardi di euro di prestiti. Nel 2021 la controllata russa ha fruttato al gruppo Unicredit circa 180 milioni di utile, una piccola parte rispetto ai 3,9 miliardi totali; pesa per circa il 3% del margine di interesse e per il 3% del capitale allocato.

Gli interessi di Intesa Sanpaolo in Russia

Il titolo di Intesa San Paolo arretra del 5,19%. L’attività dell’Istituto piemontese è molto intensa: realizza la maggior parte delle operazioni di investimenti italiani in Russia e russi in Italia, ed è un importante investitore e partner in molti progetti russi, nazionali e internazionali. Banca Intesa Russia conta su 28 filiali e 976 dipendenti, con asset per circa 1 miliardo di euro.

L’analisi di Intesa Sanpaolo: le imprese italiane con esposizione in Russia

Proprio Intesa San Paolo ha esaminato l’esposizione al mercato russo di tutte le aziende italiane sotto la sua copertura. Poche di queste, come riporta MF-Milano Finanza, presentano un’esposizione significativa pari o superiore al 10 per cento. Per Eni, Elica e Aeffe l’esposizione al mercato russo vale il 2 per cento dei ricavi. Moncler, Safilo e Triboo sono sotto il 2 per cento. Salvatore Ferragamo è sotto l’1 per cento. Più alta è l’esposizione di Brunello Cucinelli, al 5 per cento, e di Campari, al 3 per cento; De Longhi è al 6 per cento, Geox all’8.

Il calo di Maire Tecnimont e Buzzi Unicem

Fra i gruppi esposti in Russia figura Maire Tecnimont, società ingegneristica italiana focalizzata sul settore energetico, che realizza il 25% dei ricavi nel paese. Oggi perde il 7,9% dei ricavi. L’azienda nel 2017 ha ottenuto un contratto da 3,4 miliardi per la costruzione di un sito di trattamento del gas nella regione di Amur. Il progetto – definito uno dei più grandi al mondo – è portato avanti da Gazprom e i fondi sono stati forniti, tra le altre, dalle banche statali russe Sberbank e VTB. Istiututi che gli Stati Uniti potrebbero sanzionare. Buzzi Unicem, enorme gruppo produttore di cemento, in Russia ha una quota del 10% dei ricavi, oggi è in calo del 9,4%. Hanno molti interessi in Russia anche Lu-Ve con il 7,6 per cento, che perde lo 0,90%, Recordati con il 4,5 che lascia sul terreno il 2,20%. Pirelli è al 3 per cento e perde lo 0,57% mentre Comer al 2 lascia lo 0,80%, Interpump all’1,5 perde l’1,46.

Le società energetiche

Per quanto riguarda le società energetiche come A2A, Acea, Enel, Hera e Iren, secondo Intesa Sanpaolo l’impatto che avvertirebbero dipenderà dall’attività di approvvigionamento di gas in Europa, che potrebbe ridursi. “Quanto a Enel”, scrive MF, “la banca ritiene che la società possa risentire delle stesse considerazioni, al di là dell’attività del gruppo in Russia, pari allo 0,4% del fatturato consolidato/ebitda”.

Saipem non sente la guerra

Per il momento non sembra aver risentito della guerra il titolo di Saipem, società di tecnologie per l’energia, molto attiva in Russia. L’azienda italiana è coinvolta nel progetto Arctic LNG 2 sul gas liquefatto, sviluppato assieme a Novatek (il primo treno di liquefazione dovrebbe entrare in funzione nel 2023), per un valore di 3,3 miliardi di euro. Saipem sta lavorando con Gazpromneft, società del gruppo gasifero statale Gazprom, alla costruzione di un nuovo impianto nella raffineria di Mosca.

Le relazioni commerciali e finanziarie tra Russia e Italia

La Russia rappresenta l’1,5% del nostro export di beni (rispetto al 2,7% fino al 2014, anno delle prime sanzioni per l’annessione della Crimea), interessando oltre 11mila imprese, e il 3% dell’import (5,2% pre-2014). La Russia accoglie, inoltre, il 2,4% dello stock italiano di capitali investiti nel mondo, come si legge in un documento interno di Confindustria svelato da Start Magazine. I capitali italiani hanno realizzato 442 sussidiarie che occupano circa 34,7 mila addetti e producono un fatturato pari a 7,4 miliardi di euro, crescendo mediamente del +7,5% negli ultimi sei anni, molto più di quanto accaduto alle controllate nei paesi extra-UE (+2,2% nello stesso periodo) e negli Stati Uniti (+5,2%), primo  paese extra-UE per presenza delle multinazionali italiane. Un peso molto più ridotto hanno i capitali russi investiti in Italia, appena lo 0,1% dello stock totale ricevuto dal nostro Paese; le multinazionali  russe rappresentano soltanto lo 0,3% delle multinazionali estere sul territorio nazionale e producono  poco più dell’1% del fatturato, per un ammontare superiore agli 8 miliardi di euro.

(articolo aggiornato alle ore 16 del 24 febbraio 2022)

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