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Unicredit Conti

Chi picchia contro gli interessi italiani in Russia. Ecco aziende e banche nel mirino

Ecco le anche e le aziende italiane più esposte in Russia e più vulnerabili alle sanzioni per l'attacco all'Ucraina.

 

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, diverse banche italiane hanno riportato cali importanti in borsa. UniCredit, ad esempio, ha perso il 5,4 per cento; Intesa Sanpaolo il 5,1; Banco BPM il 4,2; Mediobanca il 3.

L’ESPOSIZIONE ALLA RUSSIA DELLE BANCHE ITALIANE

Secondo uno studio di Credit Suisse basato sui dati della Bri, le banche italiane sono tra quelle più esposte verso la Russia a livello europeo, assieme agli istituti francesi ed austriaci. Dopo Raiffeisen Bank International e Société Générale, infatti, la terza banca per esposizione è UniCredit: è presente in Russia dal 2005 e possiede due milioni di clienti retail e 30mila corporate. Nel 2021 l’utile della controllata russa del gruppo è stato di 180 milioni di euro, su un totale però di 3,9 miliardi. UniCredit – come spiegava MF-Milano Finanza – aveva mostrato interesse per la banca russa Otkritie, “nazionalizzata nel 2017 a seguito di un bailout causato dall’eccessivo ammontare di crediti deteriorati”.

Molto presente in Russia è anche Intesa Sanpaolo, attraverso la controllata Banca Intesa Russia. Il gruppo possiede nel paese ventotto filiali e asset per 1 miliardo di euro circa, oltre a gestire la maggior parte degli investimenti italiani in Russia e viceversa.

I PRESTITI ITALIANI IN RUSSIA

Repubblica scrive che i prestiti e i finanziamenti complessivi in Russia delle banche italiane ammontano a 25,3 miliardi di dollari, più ulteriori 6 miliardi circa di garanzie.

Le cifre arrivano da uno studio della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), che fissa l’esposizione delle banche francesi in Russia a 25,1 miliardi di dollari; le banche austriache sono a 17,5 e quelle tedesche a 8. Più alta l’esposizione delle banche statunitensi: 14,6 miliardi.

Relativamente ai 25 miliardi italiani, si tratta principalmente di crediti che gli istituti italiani vantano nei confronti di aziende e gruppi russi, “più tutta una serie di operazioni a sostegno dello scambio commerciale con Mosca, specialmente su materie prime, senza dimenticare i prestiti ai clienti privati”.

COSA DICE LO STUDIO DELL’IIF

In uno studio, l’Istituto della finanza internazionale sostiene che dal 2015 ad oggi – cioè dall’anno successivo all’annessione russa della Crimea ucraina, a cui seguì l’imposizione di sanzioni da parte dell’Occidente – le banche straniere abbiano ridotto sensibilmente i finanziamenti alla Russia e che oggi giochino “un ruolo di secondo piano” nel paese: nel loro portafoglio c’è il 6,3 per cento del totale delle attività nazionali, riconducibile soprattutto a banche europee.

LA MOSSA DELLA BCE

Intanto, la Banca centrale europea (BCE) ha chiesto agli istituti di credito presenti in Russia di condurre delle valutazioni sui rischi finanziari legati all’esposizione al paese, visto l’aggravamento del contesto militare e sanzionatorio (l’invasione non era ancora iniziata). Più nello specifico – riporta Bloomberg – la BCE ha chiesto di valutare liquidità, prestiti, obbligazioni e continuità operativa.

Nonostante la ritirata dei gruppi bancari internazionali dalla Russia, tre banche europee – UniCredit, Raiffeisen Bank International e Société Générale, appunto – vantano ancora una presenza importante nel paese.

IL RISCHIO PER UNICREDIT

Secondo gli analisti di Citi, l’esposizione alla Russia di UniCredit potrebbe comportare rischi di controparte per più di 14 miliardi di euro.

LA DIFESA DI INTESA SANPAOLO

Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, per giustificare le attività dell’istituto in Russia, ha dichiarato: “come si fa a non essere presenti in un paese che ha con l’Italia un interscambio così importante?”.

Secondo la Sace, società del ministero dell’Economia che si occupa di assicurare gli investimenti italiani all’estero, la Russia è il quattordicesimo mercato di destinazione per le esportazioni italiane.

LE AZIENDE ITALIANE PIÙ ESPOSTE IN RUSSIA SECONDO UN REPORT DI INTESA SANPAOLO

Per Eni, Elica e Aeffe l’esposizione al mercato russo vale il 2 per cento dei ricavi. Moncler, Safilo e Triboo sono sotto il 2 per cento. Salvatore Ferragamo è sotto l’1 per cento.

Più alta è l’esposizione di Brunello Cucinelli, al 5 per cento, e di Campari, al 3 per cento; De Longhi è al 6 per cento, Geox all’8.

Le società più esposte sono invece Maire Tecnimont e TraWell con il 25 per cento dei ricavi, Buzzi Unicem con il 10 per cento, Lu-Ve con il 7,6 per cento e Recordati con il 4,5. Seguono con oltre il 3 per cento dei ricavi Sit e Prima Industrie. Pirelli è al 3 per cento, Comer al 2, Interpump all’1,5, Biesse all’1,3, Seco all’1 e Zignago Vetro allo 0,2.

Per quanto riguarda le società energetiche come A2A, Acea, Enel, Hera e Iren, secondo Intesa Sanpaolo l’impatto che avvertirebbero dipenderà dall’attività di approvvigionamento di gas in Europa, che potrebbe ridursi.

Leggi: Guerra Ucraina-Russia: effetti e sanzioni. Dossier interno di Confindustria

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