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Caio

Tutte le tensioni in Saipem (Caio in uscita)

Saipem: Eni e Cdp commissariano di fatto Caio, la necessità di un aumento di capitale, il rifinanziamento delle banche, il progetto con Maire sfuma e i dossier più critici. Fatti, nomi, numeri, rumors e scenari

 

Eni e Cdp Industria, i due maggiori azionisti Saipem (hanno quote rispettivamente del 30,5 e del 12,5 per cento), hanno scelto i manager che affiancheranno l’amministratore delegato Francesco Caio nel piano di ristrutturazione e ricapitalizzazione della società.

Saipem, che si occupa di tecnologie per l’energia, ha infatti annunciato che il suo bilancio civilistico del 2021 si chiuderà con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Pochi mesi prima aveva presentato un outlook completamente diverso e un piano strategico con investimenti per 1,5 miliardi.

Un profit warning che ha fatto inabissare il titolo Saipem in Borsa, visto che si profila da un lato un aumento di capitale fino a 2 miliardi di euro e un rifinanziamento da parte delle banche per il debito del gruppo.

La mossa dei due grandi azionisti di Saipem segna di fatto una sorta di commissariamento del numero uno Francesco Caio (peraltro fortemente voluto in passato da Eni). Caio ora sembra destinato – secondo la ricostruzione di Startmag – a non essere confermato alla guida della società prima dell’assemblea che approverà il bilancio.

CHI SONO I MANAGER DI ENI E CDP CHE PASSERANNO A SAIPEM

I nomi di Eni e Cdp che entreranno in Saipem sono Alessandro Puliti e Paolo Calcagnini. Puliti è direttore generale della divisione Risorse naturali di Eni, mentre Calcagnini è vicedirettore generale di Cassa depositi e prestiti.

Puliti ricoprirà il ruolo di direttore generale di Saipem, mentre a Calcagnini verrà affidata la nuova unità per il rafforzamento dell’attività di pianificazione e controllo finanziario della società.

COME SARA’ IL NUOVO ASSETTO DI SAIPEM

Caio ha firmato ieri la revisione dell’assetto societario che prevede la nascita di una direzione generale con ampie deleghe operative e gestionali, la cui guida sarà affidata ad Alessandro Puliti, che ricopriva l’incarico di direttore generale Natural Resources di Eni (affidato ora a Guido Brusco) e che dovrà assicurare la necessaria spinta alla società profondamente indebolita dal pesante taglio delle stime seguito al board straordinario di una settimana fa.

Insieme a Puliti, in Saipem arriva anche Paolo Calcagnini, che lascia la carica di vice direttore generale e chief business officer di Cassa depositi e prestiti per assumere le redini della nuova unità finalizzata a rafforzare l’attività di pianificazione e controllo finanziario delle commesse e delle altre attività gestionali. Calcagnini andrà quindi ad affiancare l’attuale cfo Antonio Paccioretti e risponderà direttamente a Puliti, al quale riporterà anche una nuova funzione corporate in cui saranno concentrate le attività legali e negoziali.

IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE

“Puliti sarà perciò a capo di una direzione generale dai confini molto estesi – con Caio che, a questo punto, esce fortemente ridimensionato dalla riorganizzazione – e dovrà raddrizzare la rotta in vista della manovra di rafforzamento della struttura patrimoniale e finanziaria”, ha scritto il Sole 24 Ore.

IL SOSTITUTO DI PULITI IN ENI

Dal 7 febbraio Alessandro Puliti sarà sostituito da Guido Brusco, che assumerà l’incarico di direttore generale della divisione Risorse naturali di Eni.

BANCHE IN ATTESA

A essere in attesa di conoscere gli sviluppi sono anche le banche che hanno rinegoziato la linea di credito revolving di Saipem, da 1 miliardo di euro.

L’AFFARE MAIRE TECNIMONT

La situazione di Saipem ha danneggiato l’andamento in borsa anche di Maire Tecnimont, società ingegneristica italiana focalizzata sul settore energetico che – ha scritto nei giorni scorsi il quotidiano Repubblica – si sarebbe fusa con Saipem. L’azionista di maggioranza di Maire Tecnimont è GLV Capital, una società controllata dall’imprenditore Fabrizio Di Amato.

Due giorni fa, con una nota, Maire Tecnimont ha fatto sapere di “non essere parte di alcun progetto di integrazione con Saipem”.

LA NOTA DI BARCLAYS

Barclays ha detto che un’eventuale fusione Saipem-Maire, limitata alle attività di costruzione onshore (a terra), “avrebbe senso”. Ma molti asset di Saipem, secondo gli analisti della banca inglese, non hanno niente a che vedere con il modello di business di Maire Tecnimont; d’altro lato, uno scorporo di Saipem e una successiva combinazione con Maire “ci sembra implausibile”.

Secondo Barclays, la storia di Maire, che ha avuto problemi di insolvenza, “dimostra che le aziende possono recuperare se fanno le cose giuste, iniziano a de-rischiare e agiscono in maniera efficiente. Dal nostro punto di vista, dà speranza per il futuro a lungo termine di Saipem”. “Ma”, aggiunge, “Maire dovrebbe essere acutamente consapevole di quanto possa essere difficile una riproposizione del bilancio e quanto può essere lungo un processo di reintegrazione con gli investitori. Ritornare nell’ignoto ci sembrerebbe una mossa un po’ avventata per il team di gestione di Maire”.

I PROGETTI PIÙ CRITICI PER SAIPEM

Saipem ha giustificato le perdite, frutto di una revisione contabili degli ordini passati, con l’aumento dei prezzi delle materie prime e della logistica, e con i ritardi riscontrati in particolare nei progetti di eolico offshore (in mare).

Addetti ai lavori hanno detto a Startmag che fra i progetti in stallo per Saipem c’è il progetto sul gas liquefatto LNG Mozambique, in Mozambico.

“Il Mozambico”, ha spiegato la fonte a Startmag, “è interrotto per i ribelli islamisti; quando ripartirà si rinegozierà il contratto. Il progetto Scozia è un problema, come però capita ai contrattisti”.

“L’errore clamoroso commesso da Caio”, prosegue, “è di aver cacciare tutta la prima linea del management senza avere adeguata sostituzione. Tutta la struttura si destabilizza e si mette sulla difensiva”.

IL PROGETTO IN MOZAMBICO

Il progetto LNG Mozambique riguarda il gas naturale liquefatto (GNL) ed è sviluppato assieme alla francese TotalEnergies, che spera di riattivarlo nel 2022. I lavori, infatti, sono stati sospesi l’anno scorso per le minacce alla sicurezza rappresentate da un gruppo islamista, legato allo Stato islamico, che opera nel nord del Mozambico: dopo un attacco alla città di La Palma, la società ha ordinato il ritiro dall’area di tutto il persone e dichiarato la forza maggiore sul progetto.

LNG Mozambique ha un valore di 20 miliardi di dollari e, secondo le previsioni iniziali di TotalEnergies, dovrebbe entrare in funzione nel 2024.

 

TUTTI GLI APPROFONDIMENTI DI STARTMAG SU SAIPEM:

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