Il Pd sollecita chiarimenti al governo circa i fallimenti di Vega, il vettore spaziale realizzato dalla società di Colleferro Avio, e il presunto conflitto d’interessi per Giulio Ranzo, ad di Avio.
Il 20 aprile il deputato del Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha presentato alla Camera un’interrogazione al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, “per sapere se sia vero che almeno due dei tre fallimenti dei veicoli di lancio Vega siano il risultato diretto di scarso controllo di qualità e di riduzione dei costi”.
Nel documento, firmato anche da altri parlamentari Pd, si chiede anche “se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit, sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo di oltre il milione di euro annuo non sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi, e quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda a fronte degli importanti contributi dell’Agenzia spaziale europea, dell’Agenzia spaziale italiana e del Pnrr”.
Tutti i dettagli.
L’INTERROGAZIONE A PARTIRE DALL’INCHIESTA “AVIO UNDER THE MICROSCOPE”
Nell’interrogazione, firmata anche dai deputati democratici Peluffo, Gnassi e Di Biase (moglie di Dario Franceschini), si ricorda che il 20 marzo 2023 compare sul “sito ‘Europe in Space’ un’inchiesta dedicata ad Avio (‘Avio under the microscope’) con una riflessione su come l’azienda sta utilizzando il supporto istituzionale, analizzando le possibili cause che hanno portato al fallimento di tre lanci del vettore Vega”.
I TRE FALLIMENTI DI VEGA NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI
Lo scorso 20 dicembre è fallito infatti il lancio del primo volo commerciale del Vega C, la versione aggiornata del lanciatore europeo Vega realizzato da Avio negli stabilimenti italiani di Colleferro. Si è trattato del terzo fallimento per il Vega dopo il primo dell’11 luglio 2019 che doveva trasportare in orbita il payload Falcon Eye 1, un satellite militare di osservazione terrestre ad alta risoluzione per le forze armate degli Emirati Arabi Uniti, e il secondo del 17 novembre 2020 durante la missione Vega VV17 che trasportava i satelliti Seosat-Ingenio e Taranis.
FALLIMENTI IMPUTABILI A UNA RIDUZIONE DEI CONTROLLI?
Tornando all’inchiesta di Europe in Space, “la tesi sostenuta è che i fallimenti siano da imputare ad una politica di riduzione dei costi, successiva alla collocazione in Borsa nel 2017, che ha causato una drastica riduzione dei controlli di qualità”.
COSA HA STABILITO LA COMMISSIONE D’INCHIESTA INDIPENDENTE SUL LANCIO FALLITO DEL 20 DICEMBRE
L’indagine della Commissione d’inchiesta indipendente guidata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) e Arianespace (società che commercializza i lanci dei lanciatori europei Ariane e Vega) sul lancio fallito del primo volo commerciale del Vega C dello scorso 20 dicembre ha identificato “come causa dell’anomalia l’erosione inattesa della gola dell’ugello del motore Zefiro 40 dovuto a un difetto di disomogeneità della materia prima”, hanno spiegato nella lettera agli azionisti allegata al bilancio il presidente e l’amministratore delegato di Avio, Roberto Italia e Giulio Ranzo, in occasione dei conti diffusi lo scorso 13 marzo.
L’inserto della gola, realizzato in materiale carbonio-carbonio destinato a resistere alle alte temperature, è stato prodotto dall’azienda ucraina Yuzhnoye, precisa Spacenews. L’indagine ha concluso che il componente Yuzhnoye non poteva più essere utilizzato sullo Zefiro-40.
SCELTA (DISCUTIBILE) DI AVIO SECONDO LA STAMPA FRANCESE
Già a inizio marzo, prima ancora dei risultati della commissione d’inchiesta, il quotidiano francese La Tribune si domanda: “Perché una parte così critica è stata prodotta dalla società Youjnoye per Vega-C, mentre il colosso franco-tedesco ArianeGroup ha finora consegnato questo tipo di parte al gruppo italiano Avio per lo Zefiro 23 di Vega?”, aggiungendo come finora “le parti fornite da ArianeGroup avevano dato soddisfazione su tutti i voli Vega, secondo una fonte vicina al file.
Dunque, secondo La Tribune, Avio avrebbe scelto di rivolgersi alla società ucraina Youjnoye piuttosto che ad ArianeGroup per motivi di riduzione dei costi prima dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina.
Ed ecco che torna la riduzione dei costi perseguita da Avio, menzionata anche nell’inchiesta di Europe in Space alla base dell’interrogazione firmata dal deputato Orlando.
I RILIEVI FINANZIARI
Ma andiamo avanti: nell’interrogazione i firmatari scrivono ancora che nella già citata inchiesta sono “analizzate le attività finanziarie della società evidenziando una serie di criticità quali il riacquisto di azioni per un valore che supera largamente l’utile aziendale, sfruttando come veicolo la costituita In Orbit spa, fondata dallo stesso Ceo con altri 50 manager di Avio”.
Pertanto, gli interroganti chiedono all’esecutivo “se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente Ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit S.p.A., sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo di oltre il milione di euro annuo non sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi”.
I CONTI DI AVIO
A questo proposito ricordiamo che lo scorso 13 marzo Avio ha diffuso i risultati di esercizio 2022. La società con sede a Colleferro ha registrato un aumento del 15% dei ricavi, pari a 357 milioni, rispetto al 2021, con un portafoglio ordini in aumento del 16%, raggiungendo il record di 1,014 miliardi di euro e oltre le indicazioni di guidance (870-920 milioni), grazie ad acquisizioni di ordini record nell’esercizio vicine a 500 milioni di euro. L’Ebitda adjusted, pari a 27,8 milioni, escludendo i costi non ricorrenti, è in calo del 26% e sostanzialmente in linea con la guidance per il 2022, a causa del significativo aumento dei costi energetici. L’utile netto, pari a 1,3 milione di euro, è in linea a quanto previsto dalla guidance per il 2021 (-2/+3 milioni di euro) ma in calo di ben 7,8 milioni di euro rispetto al 2021 (9,13 milioni di euro).
E L’AZIONARIATO
Come si legge sul sito della società di Colleferro, il capitale di Avio si divide in 26.359.346 azioni senza valore nominale. Oltre che da Leonardo (che detiene quasi il 30% del capitale) Avio è partecipata anche dal veicolo d’investimento fondato e costituito interamente dai manager, “InOrbit”, con circa il 4% di partecipazione al capitale.
I FONDI DEL PNRR ASSEGNATI AD AVIO
Infine, il deputato Orlando e i colleghi dem chiedono nell’interrogazione “quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda a fronte degli importanti contributi dell’Agenzia spaziale europea, dell’Agenzia spaziale italiana e del Pnrr”.
Avio è infatti uno dei player protagonisti nel Pnrr spaziale le cui risorse, compresi i fondi complementari per il 2022-2026, ammontano ad un totale di circa 2,3 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo destinati a progetti per l’osservazione della Terra, che ricomprende la costellazione satellitare italiana Iride le cui missioni saranno effettuate con il lanciatore Vega C, e oltre 300 milioni per la “Space Factory”.
In tale ambito, a fine giugno 2022 Avio ha annunciato di essersi aggiudicata i primi due contratti nell’ambito delle iniziative per l’industria spaziale per l’implementazione del “Next Gen EU” del valore di 340 milioni di euro, e nel marzo 2023 ha firmato due contratti per 285 milioni per avviare due programmi di sviluppo chiave.
Inoltre, l’Agenzia presieduta da Giorgio Saccocia ha assegnato ad Avio l’affidamento per la progettazione e sviluppo del Multi-Purpose Green Engine, un motore a propellente liquido “green”, per le future applicazioni di In-Orbit Servicing e di Space Logistics, per un importo di circa 55 milioni di euro.
Si tratta quindi di oltre mezzo miliardo (680 milioni di euro complessivi) di fondi da gestire per la società guidata da Giulio Ranzo, alla luce dei risultati ottenuti, di cui ora la Presidenza del Consiglio dovrà rispondere.