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Corriere della sera, il buco nei conti pubblici e il buco nell’acqua…

Che cosa succede davvero ai conti pubblici? La versione del Corriere della sera e la realtà. Il commento di Giuseppe Liturri

Provate ad immaginare il senso di smarrimento che ha colto i lettori del Corriere della Sera. Erano rimasti ai “buchi nelle entrate dello Stato” del 11 agosto che gli aveva turbato qualche giorno di meritato relax sotto l’ombrellone o in baita. Ma il 17 agosto uno squarcio di sereno si è fatto largo tra le nuvole, quando hanno letto che “è di due giorni fa la notizia che le entrate tributarie e contributive del primo semestre 2023 sono aumentate del 3,6% (13,4 miliardi in più) rispetto allo stesso periodo del 2022. «Tale andamento è in linea con quanto già indicato nel Def», ha commentato il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti. Per il momento, quindi, non ci sarebbero buchi nelle entrate, ma resta da vedere come andrà il secondo semestre…”.
Ma come? Si starà chiedendo il lettore che, nel frattempo aveva intrattenuto a tavola i suoi amici e famigliari con dotte disquisizioni serali sul “buco nelle entrate”, rovinando ai malcapitati pure la serenità di una cenetta estiva. Cos’è accaduto in soli 7 giorni con pure il Ferragosto di mezzo?
Semplicemente nulla. Perché i dati (con relative fuorvianti conclusioni) su cui fondava l’articolo dell’11 agosto non erano stati analizzati correttamente. Quindi il problema non esisteva sin dall’origine. Sono cose che accadono quando si torturano i dati pur di fargli confessare una tesi precostituita. In questo caso, gli italiani recalcitranti a versare le tasse ed inclini all’evasione, in questo incoraggiati dal Governo. Nulla di tutto ciò. Perché quel titolo fondava sull’ipotesi (sbagliata) di un incremento atteso delle entrate tributarie del 10%, gonfiato dall’inflazione. Che è proprio l’unica causa che la Ragioneria Generale (Rgs) non riporta quando elenca le cause dell’aumento. Infatti la Nota Tecnica del Mef spiega che prima di tutto l’aumento delle entrate è un robusto +3,3% (non +1,9% del Corriere basa su dati disomogenei). Irpef ed Ires aumentano del 6/7% e pesa il calo dell’imposta su redditi da capitale e plusvalenze. Forse al Corriere hanno dimenticato che, con il rialzo dei tassi, il risparmio gestito ha preso un bagno e versato meno tasse. Il calo dell’IVA è inoltre dovuto alla minore Iva sulle importazioni, mentre quella sugli scambi interni segna un buon +5,4%. Anche in questo caso, sarebbe bastato ricordare, che quando si importano, come nel 2022, materie prime ed energia a prezzi folli, il gettito IVA aumento, e nel 2023 il calo risente dei minori prezzi all’import e quindi della minore base imponibile IVA. Nessun “ritorno di evasione”, come ipotizzato dal Corriere.
Il bollettino pubblicato il 16 agosto – che tiene conto anche dell’andamento delle entrate contributive – non è soltanto una conferma dei dati pubblicati il 7 che quindi già di per sé non sostenevano le conclusioni del Corriere. Viene fornita l’importante precisazione che il confronto del primo semestre 2023 col primo 2022 è disomogeneo, perché nel 2023 saldo e primo acconto Irpef, Ires ed Irap dei soggetti ISA saranno versati a luglio, mentre nel 2022 furono versati a giugno. Quindi anche il già robusto incremento di Irpef ed Ires intorno al 6/7%, ne risulta penalizzato. Altro che calo delle entrate che invece aumentano nonostante il confronto che penalizza il 2023. Il bollettino di mercoledì 16 ha aggiunto solo il dato delle entrate contributive che hanno fatto segnare un +4,5%.
Così sotto l’ombrellone è tornato il sereno, ma ormai le ferie sono state rovinate e lunedì si torna al lavoro.
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