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Egitto

Chi beneficerà del blocco al canale di Suez?

Gli houthi stanno bloccando l'accesso al canale di Suez e le navi dirette in Europa devono circumnavigare l'Africa. Crollano le entrate dell'Egitto, mentre aumentano i tempi di spedizione. Il Vecchio continente si affiderà all'America per il Gnl?

Per via degli attacchi dei ribelli houthi alle navi passanti per lo stretto di Bab el-Mandeb, che conduce al canale di Suez, le entrate economiche dell’Egitto legate all’attraversamento dell’alveo sono calate del 40 per cento dall’inizio dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023.

I dati ufficiali egiziani dicono infatti che dal 1 all’11 gennaio 2024 il traffico navale a Suez è diminuito del 30 per cento su base annua, e che il numero delle imbarcazioni è passato da 777 a 544.

L’ATTACCO DEGLI HOUTHI AL MERCANTILE AMERICANO

Lunedì gli Stati Uniti hanno fatto sapere che un mercantile di proprietà di un’azienda americana è stato colpito da un missile nei pressi del mar Rosso e che la responsabilità dell’aggressione è dei ribelli houthi, ostili a Israele e appoggiati dall’Iran.

Nei giorni precedenti le postazioni militari degli houthi nello Yemen sono state bombardate dalla coalizione internazionale presente nella regione e capeggiata da Washington; l’Italia non ha partecipato all’attacco.

– Leggi anche: Quanto costerà la crisi di Suez all’Italia?

IL QATAR E LA RUSSIA EVITANO IL CANALE DI SUEZ

Il Qatar, uno dei massimi esportatori di gas liquefatto al mondo, ha sospeso le spedizioni di combustibile all’Europa passanti per il mar Rosso, e dunque per il canale di Suez. Stando alle rilevazioni di Bloomberg, tre metaniere qatariote destinate al mercato europeo sembrano starsi dirigendo verso il capo di Buona Speranza, in Sudafrica, ma non è detto che arriveranno nel Vecchio continente: potrebbero anche venire reindirizzate in Asia.

Il Qatar è un importantissimo fornitore energetico per l’Europa e il secondo maggiore venditore di GNL alla regione. L’impossibilità, o quasi, di accesso al canale di Suez si tradurrà in un aumento dei tempi (la rotta per il Sudafrica impiega una decina di giorni un più) e dei costi delle spedizioni. Questo lunedì anche una metaniera russa, proveniente dall’impianto Yamal e diretta nel mar Mediterraneo, ha cambiato rotta per evitare il canale il Suez.

PERCHÉ È IMPROBABILE UNA NUOVA CRISI DEL GAS

Rispetto a dicembre, il transito delle navi metaniere nel mar Rosso è diminuito del 96 per cento. È altamente improbabile, tuttavia, che possa verificarsi una crisi delle forniture di GNL sul mercato europeo perché i livelli degli stoccaggi sono alti – merito anche dell’inverno a lungo mite – e della bassa domanda industriale. Anche perché il commercio marittimo del gas non si è fermato, ma si sta riorganizzando.

L’analista energetico Francesco Sassi ha fatto però notare ad Agenzia Nova che “le metaniere del Qatar (e quelle russe) hanno continuato a transitare indisturbate attraverso il Mar Rosso sino lo scorso fine settimana. Questo cambio di strategia è rivelatore quindi di un timore crescente, anche da parte del Qatar, che l’instabilità nel Mar Rosso possa peggiorare, con il rischio di un suo cronicizzarsi nel lungo periodo”.

L’esperto ha aggiunto che “una prolungata pausa o strutturale riduzione dei traffici attraverso Suez riduce la flessibilità di un mercato del gas, il quale si stava muovendo verso una sempre più marcata globalizzazione dopo il taglio delle forniture dalla Russia verso l’Europa. Minor flessibilità significa, in un contesto di mercato teso come quello attuale, inevitabilmente maggiori costi per i paesi importatori”, inclusa l’Italia.

Il GNL, di varia provenienza, è la seconda fonte di gas per l’Italia dopo l’Algeria; proprio il Qatar è il maggiore fornitore di GNL al nostro paese.

LA CRISI DI SUEZ AVVANTAGGIA GLI STATI UNITI?

Se la crisi nel mar Rosso dovesse proseguire per molti mesi, le nazioni europee potrebbero avere difficoltà con il riempimento degli stoccaggi in vista della stagione fredda 2024-2025.

Per compensare gli eventuali cali e ritardi dei carichi provenienti dal Qatar, è possibile che l’Europa si affidi al commercio transatlantico, aumentando ulteriormente gli acquisti di combustibile dagli Stati Uniti che nel 2023, peraltro, sono diventati i primi esportatori al mondo di GNL.

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