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Mar Rosso

Ecco il disastroso effetto-Houthi per il commercio mondiale

Che cosa sta succedendo nel commercio internazionale per l'azione degli Houthi nel Mar Rosso

Le conseguenze della minaccia degli Houthi sullo shipping e sul commercio globale non si sono fatte attendere, tra aumento dei tempi di percorrenza e dei costi di trasporto e assicurazione dovuti alla scelta di evitare Suez e ritardi nei tempi di consegna delle merci che hanno messo in difficoltà grandi aziende come Tesla, Volvo e Ikea. Ma i rincari e il disagio non sono lontanamente comparabili a quelli sperimentati ai temi del Covid.

ROTTE ALTERNATIVE AL MAR ROSSO

Gli attacchi ai mercantili nel Mar Rosso hanno reindirizzato il commercio che normalmente transita per questo cruciale corridoio verso la rotta alternativa del Capo di Buona Speranza, determinando un istantaneo aumento dei tempi e dei costi di trasporto.

mar rosso

CORRIDOIO STRATEGICO

Petrolio e gas naturale, grano, elettronica e ogni tipo di merce viaggia nel tratto di mare che separa l’Africa dalla penisola araba e sbocca a Suez da dove entra e esce normalmente il 12% del commercio mondiale, il 40% di quello tra Asia e Europa e più di un milione di barili di petrolio al giorno.

Ora però le principali compagnie mondiali di shipping tra cui Maersk, MSC, CMA CGM, Hapag-Lloyd e il colosso dell’energia BP non fanno più passare le loro navi attraverso Suez.

RINCARI

Il costo per trasferire via mare dalla Cina al Nord Europa un container standard è balzato, secondo i dati del Kiel Institute for the World Economy citati dall’Associated Press, dai consueti 1.500 dollari a 4.000, un livello molto alto ma lontano dal record dei 14.000 raggiunto durante la pandemia.

Secondo Sky News, invece, l’aumento dei costi dello shipping sarebbe del 310%, equivalente a quello registrato dal costo dello Shangai Containerized Freight Index (SCF1) che venerdì scorso era pari a 3.101 dollari per ogni container trasferito da Shangai all’Europa. Anche Sky News ricorda tuttavia che i costi erano molto più alti a marzo 2021 quando il Canale di Suez fu bloccato dalla nave Ever Given.

L’aumento dei costi riflette anche quello delle assicurazioni, del personale e del combustibile necessario per percorrere la più lunga tratta.

RITARDI

Ritardano anche i tempi di consegna, che hanno appena costretto Tesla e Volvo a rallentare la produzione nei loro stabilimenti europei a causa del mancato arrivo dall’Asia della componentistica, mentre anche Ikea ha ammesso che alcuni suoi prodotti potrebbero non essere temporaneamente disponibili.

Nel mese di dicembre i ritardi accumulati hanno contribuito secondo l’Associated Press a un declino dell’1,3% del commercio mondiale.

Ad aggravare questa situazione è un fattore, segnalato da Sky News, come l’incremento temporaneo della domanda di beni causato dalle imminenti festività del nuovo anno cinese.

IL CASO NEXT PLC

Una significativa testimonianza del disagio è quella del retailer britannico Next Plc, i cui prodotti per la casa e i capi di abbigliamento sono tutti fabbricati in Asia.

Come riferisce Bloomberg, la compagnia si attende due o addirittura due settimane e mezza di ritardo nelle consegne. Ma il suo Ceo Simon Wolfson ricorda che al tempo del Covid società come la sua dovettero fare i conti con ritardi anche di otto settimane.

In ogni caso, Next prevede di aumentare i suoi prezzi, come conseguenza della presente situazione, di meno dell’1%.

INTANTO IL PETROLIO

Subito dopo l’attacco di Usa e Londra a obiettivi Houthi di giovedì il prezzo del petrolio è salito di circa il 4%, mentre il Brent raggiungeva i 78 dollari per barile, comunque 6 dollari in meno della sua quotazione alla vigilia dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.

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