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Eni Gnl

Eni fa bene a gasarsi per il Gnl del Qatar?

Sulla scia di Total e Shell, anche Eni firma un accordo di lungo termine per il Gnl con il Qatar. Il Cane a sei zampe ha grandi interessi nel piccolo emirato, la cui lealtà all'Occidente è però oggetto di discussione. Ecco perché

Dopo TotalEnergies e Shell, anche Eni ha annunciato, oggi, la firma di un contratto con la compagnia statale qatariota QatarEnergy per la fornitura a lungo termine di gas naturale liquefatto (GNL).

COSA PREVEDE L’ACCORDO SUL GNL TRA ENI E IL QATAR

L’accordo prevede che QatarEnergy consegni a Eni fino a 1,5 miliardi di metri cubi (1 milione di tonnellate) di GNL all’anno, a partire dal 2026, per ventisette anni: è la stessa durata dei contratti tra QatarEnergy e Total, per la Francia, e tra QatarEnergy e Shell, per i Paesi Bassi. I volumi concordati con Eni proverranno dal progetto qatariota North Field East (al quale Eni partecipa, assieme a Total e Shell) e saranno inviati alla nave rigassificatrice di Piombino, la Golar Tundra.

Eni già possiede un contratto a lungo termine con il Qatar: dal 2007 l’azienda importa dal paese 2,9 miliardi di metri cubi di GNL all’anno.

I PIANI DI ENI SUL GAS…

Riferendosi al nuovo accordo – che, a detta di Eni, “contribuirà alla sicurezza degli approvvigionamenti in Italia” dopo il distacco dalla Russia, storicamente la maggiore fornitrice di gas -, il Cane a sei zampe ha parlato di rafforzamento della “partnership” con QatarEnergy e di “un ulteriore passo” verso lo sviluppo di un portafoglio di progetti sul GNL. Eni, infatti, vuole accrescere il ruolo del gas nella propria produzione upstream, oggi focalizzata sul petrolio, portandolo al 60 per cento entro il 2030.

Il gas naturale è il meno emissivo dei combustibili fossili ed è utile alla transizione energetica per supportare le le fonti rinnovabili intermittenti nei momenti in cui la domanda elettrica è forte ma la generazione eolica e solare è scarsa.

… E SUL QATAR

Come accennato, Eni partecipa – assieme a TotalEnergies e a Shell – al progetto North Field East per lo sviluppo di un grande sito produttivo di gas in Qatar. Eni e QatarEnergy hanno firmato un accordo per la creazione di una joint venture che deterrà il 12,5 per cento di North Field East: QatarEnergy avrà il 75 per cento della joint venture, ed Eni il restante 25 per cento.

Il Qatar è già uno dei massimi paesi esportatori di GNL, assieme agli Stati Uniti e all’Australia, e grazie a North Field East vedrà crescere la sua capacità di esportazione di GNL da 77 a 110 milioni di tonnellate all’anno. Il progetto dovrebbe entrare in attività per la fine del 2025.

IL QATAR È UN FORNITORE SICURO?

Al di là delle forniture di gas, cruciali per la riuscita del piano italiano ed europeo di distacco dalla Russia, il Qatar è rilevante per l’Italia anche perché possiede – attraverso QatarEnergy – il 22 per cento di Adriatic LNG, la società che gestisce il rigassificatore di Porto Viro.

Con lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas, ci si chiede se il Qatar possa essere un fornitore affidabile per l’Occidente o se invece – proprio come la Russia – sfrutterà il commercio energetico per ricattare i governi europei e ottenere vantaggi politici. Il Qatar, infatti, è in buoni rapporti con Hamas, che ha finanziato per anni e sulla quale può quindi esercitare una forte influenza: non è un caso se i capi dell’organizzazione terroristica palestinese si trovino proprio in Qatar, a Doha.

“C’è un lungo elenco di capitali che trasferiscono denaro nelle casse di Hamas: dai Paesi del Golfo Persico come il Qatar ad alcuni Stati del Nord Africa come l’Egitto, l’Algeria e la Tunisia”, spiegava a Startmag Andrea Molle, professore associato di Scienze politiche e Relazioni internazionali presso la Chapman University della California. “Questi sono gli attori che finanziano direttamente Hamas, anche ma non sempre alla luce del sole”.

Dopo l’attacco di Hamas contro Israele, il 7 ottobre, il Qatar ha attribuito la responsabilità ultima al governo israeliano per le sue politiche nei confronti della Palestina.

Allo stesso tempo, tuttavia, il Qatar è vicino agli Stati Uniti e funge loro da base militare in Medioriente, ad al Udeid.

Intervistata da Startmag, Cinzia Bianco – ricercatrice dell’ECFR ed esperta di Golfo Persico – ha detto che “il Qatar ha tagliato quasi tutti i ponti con Hamas” e che “di fatto il collegamento con i militanti di Gaza è ridotto ai minimi termini”.

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