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Gazprom

Ma Gazprom si gasa o no con il gas russo all’Europa?

Le esportazioni di gas dalla Russia all'Unione europea - sia via tubi sia in forma di Gnl - sono su livelli record. Ma il distacco energetico da Mosca prosegue, e i conti di Gazprom crollano. Tutti i dettagli.

Nella prima metà di agosto le esportazioni di gas naturale via tubo dalla Russia all’Europa sono cresciute del 4,5 per cento rispetto alla media di luglio. Lo dicono i calcoli di Reuters, che si basano sui volumi passanti per la stazione di Sudzha, in Ucraina, e soprattutto per il TurkStream, il gasdotto che giunge in Turchia attraverso il mar Nero: sono le uniche due rotte del gas russo verso l’Europa ancora attive.

Sempre Reuters aveva peraltro fatto notare come a luglio le esportazioni in Europa di Gazprom – la compagnia gasifera statale russa – fossero cresciute di quasi il 30 per cento rispetto alla media di giugno. Insomma: le esportazioni di gas russo via tubo all’Europa si trovano sui livelli più alti mai osservati nel 2023 finora. Si tratta però di osservazioni, appunto, e di stime perché Gazprom ha smesso di comunicare i dati sulle esportazioni.

TUTTI I DATI SULL’EXPORT DI GAS RUSSO IN EUROPA

Quest’anno la Russia ha esportato in Europa grossomodo 16,2 miliardi di metri cubi di gas naturale via condotte. Nell’intero 2022, l’anno dell’invasione dell’Ucraina e dell’avvio del percorso europeo di distacco energetico da Mosca, le esportazioni sono ammontate a 62 miliardi di metri cubi. Nel 2021, prima della guerra, l’Unione europea ha importato quasi 146 miliardi di metri cubi di gas russo via tubi.

CROLLANO I CONTI DI GAZPROM

Il crollo dell’interscambio gasifero tra la Russia e l’Unione europea, storicamente il suo principale mercato di vendita, è reale. Ed è la causa principale del collasso dei conti di Gazprom, che a fine agosto ha fatto sapere di aver riportato una perdita netta di 18,6 miliardi di rubli (197 milioni di dollari) nel secondo trimestre del 2023, rispetto all’utile netto di 1 miliardo di rubli dell’anno prima. Il calo dell’export in Europa è stato solo parzialmente compensato dall’aumento delle forniture alla Cina: mancano gli impianti di esportazione, innanzitutto, e anche i prezzi di vendita sono meno convenienti per Gazprom; la Russia, inoltre, non spedisce alla Cina il gas destinato al Vecchio continente ma quello estratto dai giacimenti della Siberia orientale, che non sono collegati ai gasdotti europei.

– Leggi anche: Perché la Russia non potrà sostituire l’Europa con la Cina sul gas

Per fare un confronto, nel 2023 le esportazioni di gas russo in Cina via tubo dovrebbero raggiungere i 22 miliardi di metri cubi, rispetto ai 15,5 miliardi del 2022. Nonostante la crescita, si tratta di volumi estremamente più piccoli di quelli un tempo esportati in Europa.

MA L’EUROPA IMPORTA TANTO GNL RUSSO

L’Unione europea ha intenzione di rendersi indipendente dai combustibili fossili russi entro il 2027. Ma attualmente sta aumentando – pur avendoli ridotti drasticamente rispetto al 2021 – gli acquisti di gas via tubo e quest’anno potrebbe anche importare quantità record di gas liquefatto (GNL) via nave.

Stando a un’analisi di Global Witness su dati Kpler, riportata dal Financial Times, nei primi sette mesi del 2023 il Belgio e la Spagna sono stati rispettivamente il secondo e il terzo maggiore acquirente di GNL russo, dopo la Cina. A livello comunitario, tra gennaio e luglio 2023 le importazioni di GNL russo sono cresciute del 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina: al tempo, però, l’Unione europea importava pochissimo GNL perché faceva affidamento sui gasdotti.

La maggior parte del GNL russo spedito all’Europa proviene dal progetto Yamal LNG, controllato dalla società gasifera Novatek e partecipato da TotalEnergies (francese) e CNPC (cinese).

Dalle istituzioni europee sono arrivati messaggi contrastanti. La commissaria dell’Energia Kadri Simson, ad esempio, ha detto che l’Unione “può e deve liberarsi completamente del gas russo il prima possibile, tenendo sempre presente la nostra sicurezza di approvvigionamento”. Gli acquisti di gas russo possono continuare, insomma, parallelamente alla diversificazione dei fornitori e delle fonti: se venissero azzerati potrebbero esserci delle ripercussioni sui prezzi del combustibile a causa della maggiore competizione internazionale per l’approvvigionamento, e Bruxelles vorrebbe evitare un ritorno ai valori record dell’anno scorso (nell’agosto 2022 il gas arrivò a 340 euro al megawattora).

Stando ai dati di Kpler, nei primi sette mesi del 2023 la Russia è stata la seconda maggiore fornitrice di GNL dell’Unione europea, dopo gli Stati Uniti: è valsa il 16 per cento (21,6 milioni di metri cubi su 133,5) delle importazioni totali.

Gli stoccaggi europei di gas naturale, intanto, sono pieni al 90 per cento. Il livello è stato raggiunto due mesi e mezzo prima della deadline del 1 novembre e dovrebbe assicurare il soddisfacimento del fabbisogno durante l’inverno.

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