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Congiuntura

Bloomberg scopre le virtù dell’economia italiana dopo tante fesserie e bufale interessate

Bloomberg tesse le lodi dell'Italia che, dal livello di PIL pre pandemia, è cresciuto significativamente più di Francia, Germania e Spagna. Ma si guarda bene dal ricordare alcune cose... L'analisi di Giuseppe Liturri.

 

L’Italia non è nella situazione economica disperata che voi credevate”. È questo il titolo di un pensoso editoriale apparso oggi su Bloomberg a firma di Lionel Laurent.

Prendendo le mosse da una brillante ed innovativa media impresa lombarda fornitrice di componenti essenziali per le auto elettriche, quotata in Borsa da pochi mesi, l’autore tesse le lodi di un Paese che, dal livello di PIL pre pandemia, è cresciuto significativamente più di Francia, Germania e Spagna, attestandosi anche lievemente al di sopra della media dell’Eurozona.

Eravamo un caso disperato (secondo lui) perché la reputazione del nostro Paese è stata a lungo indebolita da governi di breve durata, un enorme debito pubblico e ed un settore bancario in condizioni disastrose, perdipiù aggravata dai due decenni in cui Silvio Berlusconi ho dominato la scena, caratterizzati da corruzione e promesse economiche non mantenute. Ha dimenticato solo Ruby e le Olgettine.

BLOOMBERG E IL NULLA DI NEXTGENERATIONEU

Dopodiché osserva quasi stupito che oggi è la stabilità politica a piacere agli investitori e lo spread Btp/Bund che è sceso intorno a 150 punti è la misura di questo gradimento. Ed attribuisce questi risultati alle “riforme economiche” ed ai fondi del NextGenerationEU. Cioè al nulla, dal punto di vista macroeconomico, aggiungiamo noi, perché i 67 miliardi incassati finora sono prevalentemente serviti a sostituire emissioni di titoli pubblici, in quanto destinati a finanziare investimenti già pianificati o addirittura eseguiti a partire dal febbraio 2020 (vedasi le opere di RFI).

Coglie invece il punto quando nota che i giganti d’oltralpe hanno i piedi d’argilla e le imprese italiane sono state più rapide ad adattarsi e reagire ai rapidi cambiamenti (lockdown da Covid, crisi energetica aggravata dalla guerra). Sul punto osserviamo che quelle enormi discontinuità nel placido tran tran (a crescita asfittica) dell’economia fino al 2019 ha messo a nudo il livello di rischiosità del modello economico germano-centrico. Tutto basato su materia prime (energia in testa) a basso costo, moderazione salariale e conseguente bassa inflazione. All’improvviso è saltato il banco, con il costo del lavoro per unità di prodotto tedesco che ha cominciato a correre, senza corrispondenti aumenti di produttività, minando la competitività dell’industria teutonica. Noi non avevamo messo entrambi i piedi nella scarpa dell’unico fornitore russo ed abbiamo conservato importanti fonti di approvvigionamento via gasdotti da Algeria, Libia ed Azerbaijan, pur subendo in pieno l’impatto dei prezzi impazziti.

DEFICIT PUBBLICO E PIL

L’autore si guarda bene dal ricordare che, rispetto al recente passato, un significativo deficit pubblico ha contribuito alla crescita del PIL, riducendo e stabilizzando il rapporto debito/PIL. Per non parlare del decennio perduto precedente, quando a colpi di avanzi primari voluti da Bruxelles, il Paese è stato zavorrato. La scelta di mettere cifre rilevanti nel settore delle costruzioni (anche via superbonus %), pur con tutte le critiche sul come e sul quando e sulla comparazione con scelte alternative, è da manuale quando si vuole rilanciare la crescita di un Paese. Ed il moltiplicatore di quella spesa si attestato intorno all’unità, in linea con quanto previsto dalla dottrina economica.

Ma il dispiacere per non poter mettere nuovamente l’Italia sul banco degli imputati e magari poterci fare un bel po’ di soldini, vendendo allo scoperto il Btp, appare evidente. Anche perché, se guardassimo il grafico del Btp decennale, pare proprio che qualcuno si sia fatto davvero male puntando contro i Btp dall’ottobre scorso. Per ben tre volte, sull’onda dei rialzi dei tassi della Bce, il mercato ha cercato di sfondare la soglia di rendimento intorno al 4,70%, ed è stato respinto con perdite e precipitose ricoperture. Da ultimo, ha tenuto pure il tetto del 4,30%.

Allora il Nostro – parlando ai propri lettori che evidentemente si stanno leccando le ferite e si stanno pentendo di non aver investito sui Btp – avverte che qualcosa potrebbe ancora andare male. C’è il livello di istruzione relativamente basso, la corruzione “percepita” (da chi?) al livello della Georgia (!), la lentezza del sistema giudiziario e, soprattutto, i tempi di spesa del PNRR, da cui dipenderebbe buona parte della crescita.

Un monito che somiglia al famoso “ricordati che devi morire!”. A cui noi rispondiamo “mo’ me lo segno”. Nel frattempo, loro si preoccupino dell’economia tedesca e francese a cui si è rotto il giocattolo e si ricordino che provare a vendere Btp nuoce gravemente al portafoglio.

bloomberg

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