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Robot al lavoro. E noi vivremo di reddito minimo?

Reddito minimo e un futuro senza lavoro, con i robot che ci rimpiazzeranno in quasi tutti i settori. Il dibattito impazza negli Usa, ma siamo solo all’inizio  Lo sviluppo dei robot e dell’intelligenza artificiale potrebbe portare ad un futuro senza lavoro. Secondo l’idea utopica (o distopica) dei grandi della tecnologia, in futuro in pochi lavoreranno. E…

Reddito minimo e un futuro senza lavoro, con i robot che ci rimpiazzeranno in quasi tutti i settori. Il dibattito impazza negli Usa, ma siamo solo all’inizio 

Lo sviluppo dei robot e dell’intelligenza artificiale potrebbe portare ad un futuro senza lavoro. Secondo l’idea utopica (o distopica) dei grandi della tecnologia, in futuro in pochi lavoreranno. E allora, quale sarà il ruolo dell’uomo nel mondo del lavoro nei prossimi anni? Nessuno, forse. Mentre all’intelligenza artificiale spetterà il compito di servirci, aiutarci e, forse, medicarci, noi ci preoccuperemo delle sole attività ricreative e di far cassa. Appunto, di far cassa: senza lavoro come la gente dovrebbe guadagnarsi da vivere?

Una risposta ad un futuro senza lavoro arriva dalla Silicon Valley: si vivrà con un reddito minimo universale. Ma sarà qualcosa di realmente fattibile? A prendere posizione su questo tema, come riporta The New York Times, sono due famosi giornalisti Americani: Farhad Manjoo, che scrive per State of the Art, e Eduardo Porter, autore di Scena Economica.

Un reddito minimo per tutti visto il crescente ruolo della tecnologia e dei robot?

“Ho letto del reddito di base universale, lo strumento quasi-magico per garantire un certo livello di vita per tutti, quando non ci saranno più posti di lavoro. Ciò che mi colpisce di questo concetto è che si basa su una visione del futuro che sembra avere già delle certezze… Ma i numeri economici che vediamo oggi non supportano questo punto di vista. Se i robot stanno prendendo il nostro posto, la produttività dovrebbe crescere velocemente. Ma, come sottolinea Robert Gordon nel suo nuovo libro, Ascesa e caduta della crescita americana, la produttività è rallentata bruscamente. Egli sostiene in modo piuttosto convincente che la futura crescita della produttività sia abbastanza modesta. Il problema che ho con l’idea di un reddito di base universale – differenti, invece, dai sussidi salariali o il salario assicurato per le persone che perdono il lavoro e devono accontentarsi di un nuovo posto di lavoro ad un salario più basso – è che si basa su un futuro improbabile. Non un futuro con un sacco di lavoro scadente e con salari bassi, ma essenzialmente un futuro con poco o nessun lavoro pagato per tutti”, ha dichiarato Eduardo Porter.Futuro senza lavoro

“Non credo sia giusto dire che chi sostiene il reddito di base immagina un futuro senza lavoro retribuito per tutti. Ma vedo meno possibilità di lavoro rispetto ad oggi”, ha risposto Farhad Manjoo. Quello che immaginano i big della Silicon Valley è “Un futuro in cui un piccolo gruppo di lavoratori specializzati in tecnologia dovrebbe regnare supremo, mentre il resto del mondo del lavoro sarebbe frammentario e di transizione (si pensi ai tassisti Uber…)”. Ed è per questo che le istituzioni dovrebbero pensare ad un reddito di base, secondo il giornalista, che precisa che l’idea di un futuro in mano all’intelligenza artificiale e un reddito base si deve all’inclinazione filosofica verso le grandi idee degli esperti della tecnologia.

Niente reddito minimo ma “lavorare tutti, lavorare meno”!

“So che cosa si intende per pensare in grande. Molti di questi nuovi imprenditori tecnologici pensano più che come ingegneri come scienziati sociali. Nello stesso respiro si esaltano i benefici della libertà individuale e l’economia di mercato e propongono una vasta riorganizzazione della società a seguito di un progetto ambizioso, preparato da una élite intellettuale’, ha ribattuto Eduardo Porter. “Pochi mesi fa ho intervistato Albert Wenger…, che mi ha anche raccontato la sua visione di un mondo futuro in cui il lavoro sarebbe superfluo. Mi ha fatto pensare a Aldous Huxley del ‘Brave New World’ o George Orwell della ‘Animal Farm’. Se il lavoro c’è, un reddito di base universale non è una buona risposta della politica. La mancanza di buon lavoro dovrebbe essere affrontata rendendo il lavoro miglioremeglio retribuito e più qualificati – e invogliando i lavoratori a compierlo, piuttosto che offrire un pagamento universale. La sfida del poco lavoro potrebbe solo portare a un minor numero di ore di lavoro. Alcuni si stanno già muovendo in questa direzione. Le persone lavorano molto meno in molti altri paesi ricchi: i norvegesi lavorano il 20% in meno delle ore annue degli americani; i Tedeschi il 25% in meno…Ma ancora lavorano per vivere. E, a proposito, ho letto anche di robot in grado di programmare. Quindi nemmeno i programmatori possono essere sicuri del loro lavoro”, ha concluso Eduardo Porter.

Troppo futuro in questo dibattito?

“La più grande critica che si può muovere a questo futuro è che sembra tutto troppo fantastico! E hai ragione, molti dei sostenitori di questa idea si lasciano ispirare da fantasie sul futuro. Ma, paradossalmente vedono l’idea del reddito di base molto più fattibile politicamente rispetto ad altre idee… è semplice, efficace e pensa al benessere universale – tutti ricevono un assegno mensile, anche i ricchi. Eppure, come voi, sono scettico che vedremo qualcosa di simile presto… I tecnici, come al solito, sono avanti rispetto a tutti, o stanno vivendo in qualche altro universo. Spesso è difficile dire quale sia”, ha ribattuto Farhad Manjoo.

 

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