Molti osservatori non credono che i licenziamenti che si sono verificati nelle Big Tech da inizio 2023 a oggi, dalla portata sicuramente eccezionali, siano semplicemente dovuti al “rimbalzo” pandemico: con i lockdown e il mondo chiuso in casa sono infatti numerose le software house ad avere fatto affari d’oro, assumendo a più non posso, ma il normalizzarsi della situazione starebbe comportando i dimagrimenti nell’organico osservati fino a qui e tutt’ora in corso. Il 2023 è stato l’anno dei licenziamenti nel settore dei videogame e, come abbiamo visto, il 2024 soltanto a gennaio ha totalizzato numeri impressionanti, superando ben oltre la metà delle epurazioni dell’anno precedente in neppure trenta giorni. Una vera e propria mattanza di posti di lavoro e persino di etichette sviluppatrici di videogame che, per molti, celerebbe lo zampino dell’IA. Nell’ambiente si accusano infatti gli algoritmi dell’intelligenza artificiale dietro a ChatGpt e soci, che velocizzano i processi e in tanti settori da rendere sempre più superfluo l’apporto umano.
GLI SVILUPPATORI DI VIDEOGAME TEMONO L’IA
A puntare il dito contro l’IA sono gli sviluppatori di videogame stessi. Tutelati dall’anonimato offerto dal sondaggio annuale della Game Developers Conference, GDC State of the Game Industry, il 50% dei 3mila sviluppatori intervistati ha affermato che quotidianamente vengono utilizzati strumenti basati sull’IA generativa all’interno dello studio per cui lavorano e questo fa sì che addirittura l’84% confidi all’intervistatore di essere preoccupato riguardo al loro utilizzo.
Sono davvero pochi (15%) coloro che hanno affermato che l’IA non è stata utilizzata (ma che c’è comunque interesse da parte del proprio studio a investirvi) e non sono nemmeno molti di più (solo il 23%) gli sviluppatori ad aver dichiarato che nelle loro realtà non c’è alcun interesse di impiegare strumenti simili al momento. Il 31% degli intervistati ha affermato anzi di aver utilizzato tali tecnologie, mentre il 18% afferma di non averlo fatto persona ma che altri all’interno dello stesso studio le adoperano.
MAJOR O STARTUP, CHI SFRUTTA PIÙ LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI?
Il sondaggio ha rivelato un dato interessante ma comunque scontato: sarebbero gli studi indipendenti i più propensi all’uso dell’IA, con il 37% degli intervistati provenienti da queste realtà che ha dichiarato di averne fatto uso personalmente, contro il 21% di chi lavora in studi tripla e doppia A. Se da un lato ciò conferma che l’IA permette anche ai più piccoli di creare videogiochi estremamente competitivi senza avvalersi di chissà quali budget, dall’altro parrebbe smentire l’immagine della multinazionale spietata che intende ridurre i propri team puntando al profitto.
Nonostante questo, però, il 42% dei 3mila sviluppatori sentiti per il sondaggio si è detto “molto preoccupato” per il proprio futuro nell’industria dei videogiochi a causa dell’IA, mentre un altro 42% si è comunque detto “un po’ preoccupato”. Insomma, l’84% degli sviluppatori teme per il proprio posto di lavoro.
UNITY CONFERMA I TIMORI DEGLI ADDETTI AI LAVORI
Ma non è solo una questione di timori e paure. Stando a un nuovo report, questa volta pubblicato da Unity, azienda che sviluppa l’omonimo motore grafico usato in concessione da molte software house per lo sviluppo dei loro videogame, il 62% delle software house clienti sta sfruttando nel processo creativo le potenzialità dell’IA.
Secondo il resoconto, la principale esigenza da soddisfare è tornare a contenere ii tempi di sviluppo. Videogiochi sempre più esosi, complessi, filmici hanno infatti comportato che il tempo medio per la pubblicazione passasse dai 218 giorni del 2022 ai 304 odierni.
VIDEOGAME FATTI VELOCEMENTE CON L’IA
Per i publisher ovviamente ciò non va affatto bene, dato che si tratta di dovere affrontare spese maggiori, rinviando il periodo d’incasso. Per questo serve inserire l’IA nella catena di assemblaggio dei videogame perché i lavori vengano velocizzati. Il 71% degli studi intervistati da Unity ha riferito che l’intelligenza artificiale sta migliorando il processo di creazione, riducendo il tempo necessario per completare i lavori.
Scendendo nel dettaglio, il 68% degli intervistati ha spiegato tra i motivi principali dell’ingresso nel team degli algoritmi di intelligenza artificiale bisogna annoverare la riduzione dei tempi di prototipazione: il 96% degli studi prevede di impiegare tre mesi o meno per la prototipazione, rispetto all’85% dell’anno precedente, quando i tempi erano più lunghi.
Il 56%, ovvero oltre 1 su 2, impiega l’AI nei videogame per la creazione di mappe e ambientazioni, insomma, per il mondo di gioco e nel 64% di questi casi gli algoritmi smart vengono utilizzati per creare dei personaggi che popolano l’universo virtuale, conferendogli credibilità.
Tutte mansioni un tempo affidate a sviluppatori in carne e ossa. L’indagine di Unity insomma rivela che sul fronte delle software house l’intenzione è sfruttare sempre più l’IA per ridurre tempi e costi dei videogame, concretizzando dunque i timori degli sviluppatori.