Quando Singapore ha ottenuto l’indipendenza dalla Malesia nel 1965 nessuno avrebbe mai scommesso nel suo successo. Un territorio poco esteso di natura insulare, privo di risorse naturali, una popolazione principalmente composta da immigrati senza una storia condivisa. Diventata sul finire degli anni ‘90 insieme a Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan una delle così dette “Tigri-Asiatiche”, Singapore è oggi una città moderna e cosmopolita. Seconda solo al Principato di Monaco per densità di popolazione, vanta uno dei più bassi indici di criminalità al mondo. A cinquant’anni di distanza la piccola città-stato ha saputo trasformare le sue debolezze in un punto di forza
Singapore e lo stretto di Malacca
Uno dei principali motivi del successo di Singapore è la sua posizione strategica, naturale crocevia di traffici commerciali. La città-stato si è sviluppata su un porto naturale nello Stretto di Malacca, dove ogni anno passa circa il 40% del commercio marittimo mondiale. Dopo Shangai il porto di Singapore si è confermato per il quinto anno consecutivo il principale porto container del mondo, movimentando nel 2014 580,8 milioni di tonnellate, in crescita del +3,5% rispetto a 560,9 milioni di tonnellate nell’anno precedente.
Una politica economica interventista
La politica economica interventista ha da sempre sostenuto lo sviluppo dell’isola. Sotto il lungo governo del “Padre della Patria” Lee Kuan Yew (1959-1990), Singapore ha saputo combinare un modello politico autoritario a un’opera di attrazione di capitali. In pochi anni le multinazionali, incoraggiate a espandersi e prosperare attraverso tariffe fiscali vantaggiose, hanno trovato in Singapore un hub naturale sul quale investire. La natura autoritaria è stata vista dallo stesso padre fondatore come un elemento essenziale del successo ed è stata giustificata per la natura storicamente ostile tra i paesi dell’area.
Puntare sulla produttività
Dal 2011 Singapore ha portato avanti un piano per ridurre la sperequazione e rilanciare la produttività. Il paese ha saputo diminuire negli ultimi anni la dipendenza da mano d’opera straniera puntando sulla riqualificazione dell’impiego su tutti i livelli. Singapore ha saputo negli ultimi anni migliorare la sua produttività del 30%, superando i livelli delle economie più avanzate come Paesi Scandinavi, Giappone e Usa. Nonostante l’inflessione durante gli ultimi anni, il PIL continua a crescere ad un ritmo del 4%.
Hub finanziario
La città-stato estesa per 710 km2, è oggi il quarto centro finanziario del mondo e ospita oggi, in rapporto alla popolazione, in maggior numero di miliardari al mondo. Singapore, membro fondatore dell’ASEAN, è inoltre costantemente impegnata a sostegno della liberalizzazione commerciale dell’area e con paesi terzi. Un mercato sul quale puntare in vista degli accordi di libero scambio con l’Europa.
Uno stato efficiente
Il governo, oggi sotto la guida del figlio Lee Kuan Yew, Lee Hsien Loong, ha mantenuto piccole dimensioni puntando su personalità a elevata istruzione. Rispetto ai paesi dell’area la classe politica di Singapore è riuscita a mantenere standard di efficienza e di onestà elevati. Un sistema educativo di eccellenza ha fatto tutto il resto, la National University of Singapore è la migliore università di business asiatica e la 24a al mondo.