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Airbnb

Airbnb: dalla nascita alla vicina (forse) quotazione in borsa

Airbnb ha raccolto 1 miliardo di dollari da un pool di banche: E’ vicina la quotazione in borsa? Airbnb è pronta a quotarsi in borsa. O almeno, questo, è quello che si ipotizza: come rivela Bloomberg, la società, che fino ad oggi ha ricevuto  cospicui finanziamenti a titolo di capitale di rischio (soldi in cambio…

Airbnb ha raccolto 1 miliardo di dollari da un pool di banche: E’ vicina la quotazione in borsa?

Airbnb è pronta a quotarsi in borsa. O almeno, questo, è quello che si ipotizza: come rivela Bloomberg, la società, che fino ad oggi ha ricevuto  cospicui finanziamenti a titolo di capitale di rischio (soldi in cambio di azioni) ha aperto il suo business al capitale di debito. L’azienda di sharing economy ottiene denaro dalle banche con la promessa di restituirlo, con tanto di interessi. Ma perchè chiedere denaro alle banche se lo si ha in cassa? Forse per testare quale potrebbero essere gli istituti interessati ad Airbnb e ad una sua futura quotazione in borsa. Ma partiamo dall’inizio.

La nascita e il successo di Airbnb

Airbnb è nata nel 2007, in un normale appartamento di San Francisco. Joe Gebbia e Brian Chesky, due compagni di stanza, ricevono una richiesta di aumento di affitto del 25%. I due giovani neo-laureati rischiavano di perder casa, fino a quando hanno deciso che una soluzione a tutto poteva essere quella di affittare ad estranei gli spazi non sfruttati offrendo un letto gonfiabile per dormire. Pubblicizzano la propria offerta su un sito creato da loro, con le relative fotografie di questi e letti gonfiabili (da qui il nome AIR).

Inizia l’avventura di Airbnb. I due giovani vengono affiancati da  programmatore Nathan Blecharczyk. Negli anni, l’idea di affittare una parte della propria casa (o l’intero appartamento) tramite un sito, in modo facile e veloce piace sempre a più persone,

Oggi Airbnb è una realtà, anche in Italia. E per capire la portata del fenomeno, basta guardare i numeri: gli affittacamere italiani hanno guadagnato, nel 2015, ben 3,4 miliardi di euro, corrispondenti al 0,22% del Pil dell’economia nazionale.

airbnb

Airbnb: l’idea non piace proprio a tutti

Il successo di Airbnb non ha incontrato pochi ostacoli. La società non piace proprio a tutti, soprattutto agli albergatori. Si guardi, per esempio, alla Germania: Berlino ha vietato per legge l’affitto di interi appartamenti attraverso Airbnb, promettendo multe salate (fino a 100mila euro) a chi non rispetta la norma. La nuova legge, che prende nome di Zweckentfremdungsverbot, è entrata in vigore il primo maggio 2016 e vieta l’affitto a breve termine di interi appartamenti ai turisti senza un permesso della città. I cittadini, dunque, potranno quindi solo affittare singole camere tramite portali internet, non interi appartamenti e case.

La possibile quotazione in borsa

Torniamo alla possibile quotazione in borsa. Fino ad oggi, Airbnb ha ottenuto  finanziamenti  a titolo di capitale di rischio, raccogliendo 2,39 miliardi di dollari da oltre 30 investitori, tra cui Y Combinator, Sequoia Capital, Baillie Gifford, Jeff Bezos e persino Ashton Kutcher. Ora la società apre a anche al capitale di debito, ottenedo 1 miliardo di dollari da un pool di banche formato da JP Morgan, Citigroup, Bank of America e Morgan Stanley.

Se è vero che è una mossa che conviene ad Airbnb (i tassi minimi e dunque  gli interessi da corrispondere sul capitale di debito sono quasi sempre inferiori a quelli pretesi da chi rischia acquistando azioni), è anche vero che la società ha nelle sue casse denaro a sufficienza per finanziare lo sviluppo di alcuni nuovi servizi come tour guidati e prenotazioni di ristoranti. E allora perchè chiedere denaro, rimettendoci gli interessi?

L’ipotesi è presto fatta: questa raccolta di soldi potrebbe essere stata lanciata per testare quali banche credono in Airbnb, creando un primo gruppo di pretendenti tra cui scegliere l’istituto che potrebbe accompagnare la società di affitti all’IPO. I numeri ci sono tutti: le proiezioni dei ricavi 2015 parlano di 900 milioni di dollari (di cui 340 generati solo nel terzo trimestre), desinati a diventare 10 miliardi nel 2020.

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